Addio al Reddito di cittadinanza, Piantedosi: “Problemi di ordine pubblico? Nessuno soffi sul fuoco”
Lo stop al Reddito di cittadinanza, comunicato venerdì scorso via sms dall’Inps a 160mila nuclei familiari ha generato preoccupazione da Nord a Sud tra coloro che da agosto non percepiranno più alcun sussidio. E in alcune aree del Paese, in alcune Regioni del Meridione, il rischio bomba sociale, paventato da sindacati e opposizioni, è ancora più elevato, anche perché si prevede che nelle prossime settimane altri 80mila nuclei riceveranno lo stesso sms per l'interruzione del beneficio.
Ma per il ministro dell'Interno Piantedosi la situazione è assolutamente sotto controllo: "Faccio professione di ottimismo da questo punto di vista. Certo il governo non è privo di attenzione rispetto a quelle che saranno le ricadute nella sospensione dell'erogazione. Quindi ci ripromettiamo anche da quel punto di vista di monitorare la situazione e vedere tra qualche tempo che effetto avrà avuto", ha detto il titolare del Viminale, intervenendo ad un punto stampa in Prefettura a Modena, rispondendo a chi gli chiedeva se vi fossero timori, legati all'ordine pubblico, a seguito della revoca del reddito di cittadinanza a tante famiglie italiane. "Credo che il primo giorno di paventate turbolenze da questo punto di vista sia stato molto eloquente – ha aggiunto – e credo sia responsabilità di tutti non soffiare sul fuoco".
Secondo il ministro dell'Interno, "sicuramente la condizione di marginalità sociale ed economica nel nostro Paese, anche a prescindere dal sollievo che dava e che dà il Reddito di Cittadinanza sono qualcosa che il governo tiene sotto attenzione. La responsabilità diffusa tenderei a ritenere che sia tale che non ci può essere un automatismo così diretto", tra revoca e eventuali tensioni sociali. Quindi, ha proseguito, "mi aggiungo agli appelli che si possono fare a tutti coloro i quali possono avere un ruolo in tal senso di non soffiare sul fuoco, di non fare opera e professione di sollecitazione di iniziative che non avrebbero nessun senso rispetto a quella che è stata la misura che si è voluta adottare e che non è una misura di repressione pura e semplice ma – ha concluso Piantedosi – è un voler credere in altri strumenti di sollecitazione per quelle che possono essere le capacità di lavorare, produrre reddito".