Accordo Ue sul patto sui migranti, ok dell’Italia: “Non saremo il centro di raccolta d’Europa”
L'accordo sul nuovo patto sui migranti, alla fine, è arrivato. Nonostante le perplessità italiane e al termine di una giornata tesissima in cui il ministro dell'Interno Piantedosi ha invocato più volte delle correzioni al testo. Il Consiglio Affari Interni in Lussemburgo si è concluso da poco, con un via libera generale a cui si sono opposte solamente Ungheria e Polonia. Anche l'Italia ha votato a favore, con il titolare del Viminale che ha parlato di "una posizione di grande responsabilità" assunta dall'Italia: "Abbiamo cercato di rendere attuabili le procedure di frontiera, processo che noi riteniamo debba andare avanti". Piantedosi è stato chiaro: "Questo non è un punto di arrivo".
L'accordo, arrivato dopo una maratona di 12 ore di trattative, è sui due pacchetti di norme che costituiscono il cuore del nuovo patto sulle migrazioni, basato su una proposta della Commissione europea di tre anni fa. Il rischio, in vista delle elezioni del prossimo anno, era di lasciare la questione completamente irrisolta. Ora servirà una posizione comune con il Parlamento europeo, per il via libera definitivo.
L'Italia puntava a ottenere i ricollocamenti obbligatori, ma aveva dovuto desistere già nelle scorse settimane. "L'Italia ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate nel corso del Consiglio odierno – ha spiegato a fine giornata il ministro Piantedosi – In primis, abbiamo scongiurato l'ipotesi che l'Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori. L'Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell'Europa".
Il titolare del Viminale ha poi aggiunto, in un comunicato ufficiale: "Abbiamo ottenuto la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi. Nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare alla relocation, è prevista anche la compensazione dei ‘dublinanti’. Siamo riusciti ad ottenere un quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri. Abbiamo, altresì, evitato che venissero poste delle limitazioni che avrebbero escluso alcuni Paesi".
"Anche i termini di responsabilità del Paese di primo ingresso per i casi Sar sono stati ridotti grazie al nostro intervento. Per la prima volta i casi Sar sono considerati sotto la responsabilità dell’Unione europea – ha sottolineato ancora il ministro dell'Interno – Per quanto riguarda le procedure di frontiere, siamo riusciti ad ottenere la creazione di un sistema efficace di controllo europeo delle frontiere esterne. Abbiamo anche ottenuto una clausola di revisione del sistema dopo un primo test di sostenibilità. È stata, infine, raggiunta anche l'intesa su misure di sostegno finanziario per la realizzazione operativa delle procedure di frontiera".