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Accordo sul clima, emissioni ridotte del 55% entro il 2030: cosa si è deciso a Bruxelles

I leader europei hanno raggiunto un accordo sul testo sulla lotta ai cambiamenti climatici, per tagliare le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Conte: “È un obbiettivo a cui l’Italia tiene molto, perché siamo tra i Paesi di testa, tra i Paesi virtuosi in questo percorso”. L’obiettivo è la neutralità climatica entro il 2050.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo i due giorni di vertice europeo è stato raggiunto un accordo per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 e puntare verso la neutralità climatica entro il 2050. Dopo un lungo negoziato, reso difficile dal fatto che i Paesi meno green come la Polonia, la cui economia dipende soprattutto dal carbone, hanno chiesto una contropartita economica per la transizione verde delle industrie, i leader Ue hanno fissato il nuovo target. Lo stallo nelle trattative con i Paesi dell'Est è stato superato grazie ad alcune concessioni sulle misure di accompagnamento che dovrebbero sostenere il raggiungimento dei nuovi obiettivi.

Un passo avanti concreto nella lotta contro il surriscaldamento globale e per il Green Deal. Secondo quanto emerso l'obiettivo climatico sarebbe da raggiungere collettivamente, non a livello dei singoli Paesi. Poi i dettagli dell'intesa politica dovranno essere negoziati con il Parlamento. Nell'ottobre 2014, i leader Ue avevano fissato un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni interne prodotte da tutti i settori economici di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 1990. Avevano inoltre precisato che i settori dell'economia non rientranti nell'EU ETS, cioè il sistema di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea, avrebbero dovuto ridurre le emissioni del 30% entro il 2030 rispetto al 2005, come contributo al conseguimento dell'obiettivo complessivo.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenuto in una diretta da Bruxelles al termine dei lavori del Consiglio europeo e dell'Eurosummit, ha commentato così: "Abbiamo avuto una lunga, profonda, ampia discussione sul clima, ma anche qui abbiamo raggiunto l'accordo. Per buona parte della notte abbiamo lavorato a questo, ed è la ragione per cui abbiamo finito molto tardi stamattina. Qui c'è un obiettivo fondamentale che abbiamo raggiunto, l'impegno a ridurre del 55% le emissioni rispetto al 1990 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. È un obbiettivo a cui l'Italia tiene molto, perché siamo tra i Paesi di testa, tra i Paesi virtuosi in questo percorso. Si tratta di un importante passo se lo colleghiamo alla presidenza italiana del G20, appena iniziata, e alla responsabilità, insieme al Regno Unito, per il 2021 di gestire l'organizzazione della COP26, il più importante evento al mondo delle Nazioni unite in materia di cambiamenti climatici e ambiente".

Le reazioni

"È stata una nottata lunga in Europa per arrivare ad un accrodo importante e ambizioso: taglio delle emissioni di almeno il 55% entro il 2030 contro il 40% attuale", ha scritto sul suo profilo Facebook il ministro dell'Ambiente Sergio Costa. "L'Italia ha fortemente sostenuto questa posizione dal primo giorno e sono soddisfatto del raggiungimento di questo risultato. Ora continuiamo il lavoro che stiamo portando avanti in termini di decarbonizzazione, efficientamento energetico e Green Deal, anche nella prospettiva della CoP 26 della quale siamo partner con il Regno Unito, e del G20 a presidenza italiana".

"L'accordo Ue sull'obiettivo climatico che porta da 40 al 55% la riduzione delle emissioni entro il 2030 è un piccolo e timidissimo passo in avanti, ma si poteva e anzi si doveva fare di più, come peraltro già indicato dal Parlamento Europeo", ha detto in una nota la senatrice di LeU Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto.

"L'ONU, attraverso il programma UNEP aveva nei giorni scorsi rilanciato l'allarme- spiega De Petris- I dati scientifici dicono con chiarezza che il riscaldamento globale è ancora sopra i 3 gradi, quindi lontano dagli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Ma evidentemente non è stato sufficiente a convincere il Consiglio europeo a fare uno sforzo in più".

Il 55% di riduzione delle emissioni, "che si riduce in realtà al 50,5-52,8%, non è infatti sufficiente e adeguato al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Speriamo dunque che la legge europea sul clima possa almeno includere la revisione e verifica quinquennale dell'obiettivo climatico", conclude la presidente del Gruppo Misto.

Meno critico il M5s: "Avremmo preferito una maggiore ambizione e rileviamo alcune criticità, come l’inclusione nell’Accordo dei serbatoi di carbonio naturali incluse le foreste, del gas e del nucleare, che non sono energie pulite, ma il via libera europeo all’Accordo sul Clima è un buon inizio. Ora dobbiamo concentrare energie e risorse affinché tutti i Paesi si impegnino a ridurre le emissioni almeno del 55% entro il 2030, come stabilito dal Consiglio europeo, puntando su efficientamento energetico, energie rinnovabili e innovazione. Per farlo è molto importante abbandonare prima possibile le fonti fossili e inquinanti e introdurre la Green rule, che scorpora dal computo del deficit di bilancio gli investimenti in sostenibilità”, hanno detto i deputati e senatori del MoVimento 5 Stelle in commissione Ambiente.

Nel 2020 calo di emissioni per il Covid

Quest'anno le emissioni di carbonio sono calate in modo significativo: -7% nel 2020, un record che si deve alla riduzione delle attività produttive e della mobilità globale a causa della pandemia di Covid-19. I dati sono stati diffusi dal Global Carbon Project nella sua valutazione annuale. Quest'anno si è registrato un crollo di circa 2,4 miliardi di tonnellate nelle emissioni, un valore senza precedenti. I cali maggiori in passato erano stati di 0,9 miliardi di tonnellate alla fine della seconda Guerra Mondiale e di 0,5 miliardi di tonnellate nel 2009 al culmine della crisi finanziaria. Secondo il team internazionale di ricercatori che ha elaborato il rapporto, le riduzioni delle emissioni sono state più pronunciate negli Stati Uniti (-12%) e nell'Unione Europea (-11%). In Cina, invece, si rileva solo un -1,7%, perché Pechino non ha adottato un lockdown nazionale e ha potenziato rapidamente la sua ripresa economica.

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