Aborto, proteste contro l’obbligo di ricovero. Radicali italiani: “Umbria prenda esempio da Toscana”
Proseguono in Umbria le proteste contro la decisione della giunta Tesei di vietare l'aborto farmacologico in day-hospital, obbligando le donne a un ricovero di tre giorni per poter interrompere la gravidanza. Oggi è stato organizzato un presidio di fronte al Consiglio della Regione Umbria a Perugia, promosso anche dai Radicali Italiani, che chiedono "l'immediato ritiro della delibera Tesei-Pillon e il potenziamento dei servizi pubblici per l'Ivg".
La decisione della giunta modifica quella dell’amministrazione precedente di centrosinistra, che permetteva invece di ricorrere al trattamento in day hospital. Dopo le proteste, dal mondo delle associazioni e non solo, lo scorso 16 giugno il ministro della Salute Roberto Speranza ha richiesto, dopo dieci anni, al Consiglio Superiore di Sanità un nuovo parere sull’aborto farmacologico, per valutare se la salute della donna sia tutelata anche con il semplice day hospital o se, invece, siano necessari tre giorni di ricovero per poter assumere la Ru486. Nella situazione attuale, considerata l'emergenza sanitaria per il Covid, un ricovero prolungato in una struttura sanitaria potrebbe esporre le donne a rischi di contagio.
"La giunta Tesei-Pillon ha ridotto con un colpo di spugna la possibilità pur minima di utilizzare una metodica alternativa alla pratica chirurgica. Si tratta di un passo indietro molto grave, che renderà ancora più difficile la pratica dell’Interruzione volontaria di gravidanza perché costringerà le donne al solito iter burocratico umiliante tra obiettori di coscienza e difficoltà di ogni genere. Oggi siamo in presidio di fronte al Consiglio della Regione Umbria per chiedere l'accesso all’Ivg senza obbligo di ricovero, il potenziamento dei servizi pubblici affinché essa avvenga in modo sicuro e in materia di assistenza sui metodi contraccettivi", ha dichiarato a Fanpage.it Alessandro Massari, Direzione Nazionale di Radicali Italiani. "L’Umbria prenda ad esempio la Regione Toscana, che ieri ha fatto una scelta politica ben precisa: garantire la somministrazione della RU486 in ambulatorio, senza alcun bisogno di ricovero. Quello che vorremmo facessero tutte le Regioni".
È di ieri sera infatti la notizia della decisione della giunta della Regione Toscana sull'aborto: lunedì prossimo verrà approvato un protocollo per garantire su tutto il territorio regionale l'interruzione volontaria di gravidanza farmacologica come prestazione ambulatoriale anche presso poliambulatori pubblici autorizzati e collegati agli ospedali. Il governatore Enrico Rossi ha commentato così: "Siamo stati i primi a somministrare la Ru486, acquistandola all’estero, perché la ritenevamo più appropriata rispetto all’aborto chirurgico in certe situazioni. Ben prima della sciagurata decisione dell’Umbria avevamo ritenuto di fare questa delibera, per evitare alle donne, quando è possibile, di recarsi nei reparti di ginecologia. Però è necessario che l’ambulatorio sia collegato all’ospedale, per risolvere eventuali problemi. È inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare di fronte a decisioni non certo semplici come quella di abortire. Solo chi intende punire le donne cerca di rendergli le cose più difficili".