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Aborto negato, all’ospedale di Cosenza tutti i medici sono obiettori, Orrico (M5s) presenta interrogazione

All’ospedale di Cosenza le donne non possono interrompere la gravidanza. Tutti i ginecologi assunti si dichiarano medici obiettiori. Orrico (M5s) presenta un’interrogazione parlamentare: “L’ospedale deve garantire, perché lo dice la legge, che il servizio venga espletato. Ma è ovvio che così non viene garantito il diritto all’aborto, come si richiede in un Paese che si vuole definire civile e avanzato”, ha detto a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Se sei incinta e vuoi abortire all'ospedale Annunziata di Cosenza non puoi farlo. Oppure riesci a farlo se sei fortunata con l'unico medico ‘a gettone', pagato dall'azienda ospedaliera, che non sempre è disponibile, e che lavora su turni, solo due giorni a settimana. All'ospedale di Cosenza tutti i 13 ginecologi assunti si dichiarano obiettori, così come quasi tutte le ostetriche, cioè 24 su 26. E questo minaccia gravemente il diritto all'aborto delle donne, che dovrebbe essere garantito dalla legge 194.

L'attivista Vittoria Morrone, del Comitato Fem.in che sta seguendo da vicino la situazione, racconta a Fanpage.it cosa è successo e perché nella più estesa provincia calabrese, la quinta in Italia per estensione e seconda del Sud, è così difficile interrompere una gravidanza.

"La battaglia per introdurre a Cosenza la pillola RU486 l'abbiamo dovuta fare noi, fino al 2019 qui per abortire esisteva solo il metodo chirurgico. E la pillola in Italia esisteva già da 10 anni. A luglio 2022 l'unico medico non obiettore dell'ospedale diventa obiettore. In quel momento abbiamo iniziato la nostra battaglia, incatenandoci all'ingresso dell'ospedale", racconta Vittoria Morrone a Fanpage.it. Il comitato decide quindi di rivolgersi al direttore sanitario, per cercare di risolvere il grave disservizio, che impedisce alle donne di praticare IVG, costringendole in molti casi a spostarsi anche a Lamezia Terme (Catanzaro) o altrove.

Per ben due settimane la struttura ospedaliera rimane sostanzialmente scoperta, nessuno si occupa di IVG. Chi può aspettare ancora attende, ma chi per i tempi della gravidanza ha bisogno di agire subito si reca negli altri due ospedali della provincia, a Castrovillari o a Coriglionano-Rossano, che però a differenza dell'ospedale Annunziata di Cosenza non sono sedi Hub, ma Spoke, cioè centri periferici, che hanno già difficoltà a gestire i flussi. Con tutti i problemi che questo comporta, soprattutto se a voler interrompere la gravidanza è una giovane donna, che magari non vuole chiedere aiuto alla famiglia, e deve comunque percorrere in macchina parecchi chilometri, più di un'ora di auto, senza autostrada, per raggiungere queste strutture.

Dopo il periodo di vuoto estivo il direttore sanitario decide di pubblicare una manifestazione di interesse, per tamponare questa criticità, e far ripartire il servizio. Viene assunto un ginecologo non obiettore, che però ha solo un contratto di sei mesi. Prima dell'estate era stato anche fatto un concorso a Cosenza, vinto da due ginecologi, che però non si sa ancora se saranno disposti a effettuare IVG all'interno dell'azienda ospedaliera quando inizieranno a lavorare. Il concorso comunque è attualmente congelato per via di un ricorso a causa di irregolarità nel bando. E al momento nulla si muove.

Il reparto di ginecologia fino a dicembre, mese di scadenza del contratto del medico a gettone, è andato così avanti a singhiozzo, assicurando aborti solo due volte alla settimana, almeno sulla carta. Perché i ginecologi non sono gli unici sanitari obiettori, anche gli infermieri si sono dichiarati indisponibili a effettuare IVG. E così neanche il servizio minimo nei giorni prestabiliti è stato garantito, e molte donne che volevano abortire si sono trovate davanti un reparto chiuso.

Falsi obiettori di coscienza per evitare turni massacranti

"Lo abbiamo denunciato nei diversi tavoli all'azienda ospedaliera a cui abbiamo partecipato, c'è un atteggiamento di ostruzionismo nel reparto, che non è semplicemente negligenza", dice ancora Vittoria Morrone a Fanpage.it. "Il problema è che lì nessuno vuole fare le IVG. Oltre a coloro che si dichiarano obiettori di coscienza perché ci credono davvero, che sono una percentuale minima, la maggior parte dei medici si dichiara obiettore per evitare turni massacranti. Anche perché, come si vede, questi sedicenti obiettori sono persone che cambiano idea facilmente. Si dichiarano tali non appena vengono assunti, perché all'interno trovano un sistema che scoraggia l'essere non obiettore. Anche un semplice infermiere, nel giorno in cui si programmano le IVG, deve fare turni pesantissimi, perché c'è carenza di personale".

A dicembre poi il contratto della dottoressa che era stata assunta per sei mesi è scaduto, e il Comitato Fem.in è tornato a chiedere soluzioni. "Abbiamo occupato il cortile dell'ospedale, chiedendo l'impiego di almeno due medici non obiettori – ci spiega Vittoria – A quel punto l'azienda ospedaliera ha fatto una convenzione con l'Asp, chiedendo sostanzialmente di ‘prestare' un medico all'ospedale di Cosenza, due volte alla settimana. Nel caso in cui il ginecologo in questione dovesse mancare, per ferie o malattia, l'Asp dovrebbe inviare un sostituto. Questo dovrebbe superare la problematica del medico a gettone, anche se i termini del contratto non sono chiarissimi. Ma ci chiediamo per quanto possa andare avanti questa situazione assolutamente precaria".

"Il problema è che non c'è nessuna intenzione, prima di tutto da parte del primario, di riconoscere che la questione in primo luogo è politica. Se l'obiezione di coscienza, che purtroppo esiste, venisse trattata per come è stata pensata, i medici obiettori sarebbero pochissimi e i turni sarebbero meno massacranti per tutti. E l'IVG sarebbe trattata come qualsiasi altra prestazione. Sappiamo che il personale non è incoraggiato a fare questo tipo di lavoro, anzi ci sono proprio pressioni sui sanitari per dissuaderli".

È stato lo stesso primario di ginecologia, durante un tavolo, ad ammettere davanti alle attiviste che molti medici obiettori non sono reali obiettori di coscienza. Viste le poche risorse disponibili, per i medici si pone anche un'altra questione: se uno si dichiara non obiettore lo mettono a fare solo IVG, e quindi non fa carriera, non si occupa di altri interventi.

"La carenza di personale sanitario è cronico nella nostra Regione, aspettiamo che dopo la selezione che è stata fatta quest'estate i medici prendano servizio. Credo che il direttore generale, che poi è un commissario perché la nostra sanità è commissariata da 12 anni, dovrebbe prendere in mano la situazione, chiamare a raccolta tutto il personale che si è dichiarato obiettore di coscienza e verificare se questa scelta sia stata dettata da altre motivazioni. In ogni caso l'ospedale deve garantire, perché lo dice la legge, che il servizio venga espletato. Ma è ovvio che così non viene garantito il diritto all’aborto, come si richiede in un Paese che si vuole definire civile e avanzato", commenta a Fanpage.it la capogruppo M5s in commissione Cultura alla Camera Anna Laura Orrico, che ha anche presentato un'interrogazione parlamentare sul tema.

"C'è un lavoro che dovrebbe fare il commissario dell'azienda ospedaliera Vitaliano De Salazar in raccordo con il commissario dell'Asp provinciale Antonio Graziano, per cercare di migliorare la turnazione, che sicuramente è massacrante perché c'è carenza di personale medico. Ma qui siamo davanti a un cane che si morde la coda. Qui c'è un errore a monte sul bando di concorso che è stato fatto, un'incapacità della pubblica amministrazione di redigere gli atti correttamente. Però per assicurare un diritto fondamentale come questo, a tutela della salute psichica e fisica delle donne, è necessario che i due commissari si raccordino a intervengano", aggiunge Orrico a Fanpage.it.

Anna Laura Orrico, capogruppo M5s in commissione Cultura alla Camera
Anna Laura Orrico, capogruppo M5s in commissione Cultura alla Camera

Anche nei consultori si fa ostruzionismo

Se una donna poi vuole interrompere la gravidanza non trova informazioni sui passaggi da seguire nei siti web istituzionali. Non sanno magari che dovranno andare al consultorio, richiedere un certificato, chiamare l'assistente sociale dell'azienda ospedaliera, prendere appuntamento per l'IVG. "Sono tutte informazioni che diamo noi", dice Vittoria.

"Il primo ostacolo che le donne incontrano è proprio nei consultori. Lì si trovano medici obiettori che si rifiutano di rilasciare il certificato di interruzione di gravidanza. E sono poi gli stessi consultori a inviare queste donne altrove. In teoria la legge dice che si può esprimere obiezione nel momento in cui si deve effettuare un'azione che serve a interrompere la gravidanza. Attestare semplicemente la volontà di una persona ad abortire non crediamo debba essere oggetto di obiezione di coscienza".

Nel 2020 il ministero ha autorizzato i consultori a somministrare la pillola abortiva RU486. Una novità che avrebbe potuto semplificare il sistema, scaricando anche gli ospedali, che potrebbero concentrarsi solo sugli interventi chirurgici. Ma quelle linee guida in Calabria non sono mai state recepite. "Se la Calabria dovesse mai recepire queste direttive si creerebbe un problema non da poco, perché nei consultori spesso manca un ecografo, oppure ci sono macchinari obsoleti e del tutto insufficienti", ci dice ancora Vittoria.

"Noi viviamo da 12 anni il commissariamento della sanità calabrese, che non si è mai risolto. I poteri sono sempre stati divisi tra un commissario mandato dal governo e un dipartimento salute della Regione. Questo significa che le decisioni che sono state prese dai vari commissari non hanno avuto efficacia, perché poi sono state sempre rimesse in discussione dal dipartimento salute. Soffriamo un profondo indebitamento della sanità calabrese e a questo ne è conseguita una distorsione, con la mancanza di erogazione di prestazioni essenziali. Non a caso abbiamo due Asp, quella di Reggio Calabria e Catanzaro, che sono state commissariate con la commissione di accesso antimafia", commenta la parlamentare Orrico a Fanpage.it.

"E poi c'è un'arretratezza culturale che purtroppo questo contesto paga. In alcuni casi ho parlato con medici e informatori scientifici, che addirittura hanno difficoltà a somministrare la pillola anticoncezionale, perché c'è ancora il retaggio culturale secondo cui la pillola è peccato".

Orrico (M5s) presenta un'interrogazione parlamentare

La parlamentare del M5s ha presentato un'interrogazione a risposta scritta al ministro della Salute Schillaci, per portare il caso dell'ospedale di Cosenza in Parlamento. Ecco il testo:

premesso che:

la legge n. 194 del 22 maggio 1978 regola in Italia il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza della donna tutelandone la salute fisica e/o psichica;

per le donne ricorrere all'interruzione di gravidanza comporta sempre e comunque una scelta sofferta, gravosa e travagliata che spetta, comunque, solo ed esclusivamente ad esse;

all'ospedale civile dell'Annunziata di Cosenza, per come denunciato da cittadini e cittadine e dal Comitato di attiviste Fem.in e per come riportato da organi d'informazione a diffusione sia nazionale che locale, tutti e 13 i ginecologi assunti stabilmente risultano essere «obiettori di coscienza» così come quasi tutte le ostetriche, ovvero 24 su 26;

attualmente, presso il sopracitato nosocomio, soltanto un medico, le cui prestazioni sono fornite «a gettone», assicura la propria disponibilità per praticare l'interruzione volontaria di gravidanza;

l'Annunziata è un ospedale definito «Hub» che dovrebbe essere un punto di riferimento per l'intera provincia di Cosenza, che è geograficamente fra le più vaste del Paese comprendendo 155 comuni e raccogliendo un'utenza di 700mila cittadini –:

quali iniziative di competenza intenda avviare il ministro interrogato per verificare se all'ospedale civile dell'Annunziata di Cosenza venga adeguatamente fatta rispettare la legge n. 194 del 1978 e se il servizio fornito per l'interruzione volontaria di gravidanza possa essere al momento considerato efficace e continuativo, se al contempo venga in questo modo garantito il diritto al salute delle donne costituzionalmente contemplato per tutti i cittadini e cristallizzato all'articolo 32 della nostra Carta costituzionale.

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