Aborto, Grassadonia (Avs): “Follia i pro-vita e anti-scelta nei consultori, Meloni depotenzia la 194”
L'emendamento, voluto fortemente da Fratelli d'Italia, al decreto legge sul Pnrr, che prevede l'ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori pubblici continua a far discutere e non solo in Italia. Le dichiarazioni di ieri di Ana Redondo e Irene Montero, attuale ed ex ministra delle pari opportunità della Spagna, dimostrano la gravità dell'attacco che la destra italiana perpetua nei confronti della legge 194 sull'aborto.
La premier Meloni ha risposto con irritazione alle critiche arrivate da Madrid: "Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni", ha replicato la presidente del Consiglio da Bruxelles.
L'articolo 2 della legge 194 attualmente in vigore, dice che il ruolo dei consultori è quello di assistere la donna in gravidanza fornendo informazioni e servizi; in particolare al comma d si specifica che i consultori devono contribuire "a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza". Ed proprio a questo comma si aggrappa la maggioranza, e la stessa ministra della Famiglia Eugenia Roccella, quando dice che l’emendamento contestato non fa altro che ricalcare fedelmente uno dei punti della 194. Nel testo della legge si aggiunge inoltre: "I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita". A questo punto vengono chiamate in causa le associazioni pro-life e anti-abortiste, che possono operare senza impiego di nuove risorse pubbliche. Per motivi quindi meramente ideologici.
Nel testo dell'emendamento al decreto sul Pnrr si legge infatti che nell'organizzazione dei servizi dei consultori, le Regioni possono avvalersi, "senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità".
Per Marilena Grassadonia, responsabile diritti di Sinistra italiana e già Presidente di Famiglie arcobaleno, candidata alle prossime elezioni europee nella lista di Avs nella circoscrizione centro Italia, il fatto che il governo Meloni abbia sentito l'esigenza di inserire un emendamento che parla di aborto in un decreto che parla di Pnrr è la prima nota stonata: "È un attacco frontale alle donne. Lo hanno messo in mezzo a tanti altri emendamenti, quasi a volerlo nascondere, già questo è abbastanza singolare. Ma questa scelta non ci sorprende, visto l'atteggiamento di questa destra di governo nei confronti dei diritti delle donne".
"L'emendamento dice quello che già accade purtroppo in molti consultori del nostro Paese, soprattutto nelle Regioni in cui la destra governa, come Umbria, Marche, Piemonte. Nei consultori spesso trovano spazio associazioni anti-scelta e pro-vita che provano a condizionare le scelte che le donne liberamente devono poter fare in un Paese laico e democratico. Quando una donna si reca in un consultorio per interrompere una gravidanza ha fatto già il suo percorso, ha fatto tutte le valutazioni del caso. Questo significa autodeterminarsi. Uno Stato democratico e progressista dovrebbe soltanto accompagnare la donna ad agire la propria autodeterminazione. Noi respingiamo con forza quest'offensiva e questo tentativo di imporre una visione ideologica, facendo propaganda sulla pelle delle donne", ha detto Grassadonia a Fanpage.it.
Per esempio al reparto di ginecologia dell'ospedale Grassi di Ostia, come ha raccontato la Repubblica, nel corridoio su cui affacciano le stanze in cui si praticano le interruzioni di gravidanza, sono stati affissi dei fogli anonimi, che contengono poesie dedicate ai bimbi mai nati: "Esistono già delle situazioni allarmanti in questo momento, volerlo scrivere in modo chiaro con un emendamento al decreto Pnrr è solo un modo per dare più forza a queste realtà e alle associazioni anti-scelta", ha detto l'esponente di Avs.
Perché la 194 andrebbe riscritta
Per la ministra Roccella la sinistra però fa finta di non conoscere il contenuto della 194, e ricorda che l'emendamento si limita a riprodurre alla lettera un articolo della legge sull'aborto già in vigore. "La destra vuole evidentemente utilizzare quella parte della legge per spingere le donne a cambiare idea – ha commentato Grassadonia – Però bisogna sottolineare anche i limiti della 194, che è stata annacquata da un compromesso fatto ai tempi con le forze cattoliche del nostro Paese, che hanno voluto inserire nel testo l'obiezione di coscienza. Da questo punto di vista la 194 è debole, e dovrebbe essere secondo me riscritta per eliminare l'obiezione coscienza. È una follia che ci siano Regioni con l'85% di obiettori di coscienza, e le donne non siano messe in condizione di poter agire un proprio diritto. Non tutte hanno la possibilità, economica, pratica, logistica, di recarsi in un'altra Regione per interrompere la gravidanza. Senza contare i tempi di attesa lunghissimi".
"La prima cosa da fare sarebbe investire risorse pubbliche per finanziare i consultori, che continuano a essere chiusi. Sono luoghi in cui le donne devono poter trovare un supporto rispetto a tutte le situazioni, tra cui quelle legate alla scelta di diventare o meno genitori", ha sottolineato Grassadonia.
L'attacco alla 194 preoccupa l'Europa: le critiche della Spagna all'Italia
La questione dell'inserimento di attivisti contro l'aborto nei consultori supera i nostri confini. La notizia dell'emendamento al decreto Pnrr presentato da Lorenzo Malagola di Fdi è giunta a Madrid, e la decisione è stata duramente contestata dalla ministra dell'Uguaglianza Ana Redondo, secondo cui "Permettere la pressione organizzata contro le donne che desiderano interrompere la gravidanza è minare un diritto riconosciuto dalla legge. È la strategia dell'ultradestra: intimidire per revocare dei diritti, per frenare l'uguaglianza fra donne e uomini".
"La riflessione che arriva da Madrid è assolutamente sana. Il vento reazionario di governi di destra si sta diffondendo in tutta Europa, e quindi c'è uno stato di allerta da parte di Paesi in cui ci sono invece gli anticorpi della laicità. Nonostante la Spagna sia un Paese cattolico per cultura e per storia riesce comunque ad emanare leggi ampiamente laiche e democratiche. Mi riferisco non solo all'aborto, ma anche al tema del matrimonio egualitario. Il governo Meloni deve rendersi conto che queste tematiche non possono essere affrontate solo all'interno dei nostri confini, come se l'Italia fosse isolata dal resto del mondo", ha commentato Grassadonia.
Nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha votato a favore dell'inserimento dell'interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell'Ue. Si tratta però di un voto a carattere simbolico, perché la risoluzione non è vincolante e richiederebbe l'appoggio di tutti i 27 Stati membri per essere inclusa nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione. Cosa che difficilmente potrebbe accadere, visto che il diritto all'aborto rimane un miraggio in alcuni Paesi, che probabilmente porrebbero il veto in un eventuale votazione per dichiararlo un diritto.
"L'ok di tutti i 27 è praticamente impossibile. Il voto in Parlamento conferma comunque che c'è un'Europa molto attenta su questi temi, e che in questo momento storico il voto di giugno è particolarmente delicato e importante. Quello che accade in Ungheria e Polonia, e quello che sta succedendo in Italia, fa tutto parte di un disegno ben preciso delle destre reazionarie che vogliono sempre più allargarsi e imporre la propria visione ideologica. Davanti alle telecamere Meloni dice ‘noi non aboliremo mai la 194', ma contestualmente mette in campo azioni che la depotenziano ulteriormente".
"Però io vedo ultimamente una presa di coscienza collettiva politica fortissima. Non è un caso se le piazze transfemministe sono sempre stracolme da qualche anno, non è un caso la proposta del Parlamento europeo, non è un caso che la Francia abbia fatto da apripista, includendo il diritto all'aborto in Costituzione. Ci si rende conto che in questo momento prendere una posizione su questi temi è fondamentale, percepisco chiaramente questo tentativo di resistenza, accompagnato da una grandissima presa di coscienza da parte della società civile".