Aborto, convegno provita contro la 194 a Macerata: studenti occupano la biblioteca statale
ERRATA CORRIGE
Rettifica: In merito agli articoli pubblicati in data odierna sui quotidiani "Il Manifesto" e "La Verità" nonché alle dichiarazioni del collettivo Depangher condivise tramite Facebook circa il convegno "maternità in-attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza", organizzato da Pro Vita, in programma oggi e domani alla Biblioteca Statale di Macerata, si precisa quanto segue.
L'Università di Macerata non hai mai concesso il patrocinio all'iniziativa. L'ateneo, in ossequio al suo ruolo di istituzione laica, pur nel rispetto delle posizioni di tutti, ha ritenuto che il convegno non rientrasse nelle proprie finalità formative, didattiche e scientifiche. Proprio per questo, non è stato mai contemplato il rilascio di crediti formativi. Eventuali locandine con il logo dell'ateneo circolate sul web non sono mai state autorizzate.
Per gli stessi motivi, si è ritenuto opportuno non concedere la sede. Al riguardo, va sottolineato che i lavori si tengono non negli spazi dell'ateneo, ma in quelli della biblioteca statale, istituzione indipendente, con sede in un'ala distinta del palazzo in via Garibaldi.
Una due giorni, in programma oggi venerdì 21 aprile e sabato 22 aprile, contro la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, organizzata all'Università di Macerata da Pro Vita & Famiglia, con il patrocinio della Regione Marche, dell'Ordine dei Medici e di quello degli Infermieri, con relatori che provengono dal mondo ultracattolico, ufficialmente per discutere della salute della donna, con l'evidente scopo di veicolare messaggi propagandistici contro l'aborto.
"È davvero grave che tante autorevoli istituzioni, dalla Regione Marche ad ordini professionali, si siano prestate a patrocinare un convegno in cui una visione confessionale viene spacciata per formazione, per giunta con il riconoscimento di crediti professionali a chi lavora negli ospedali", ha detto Elisabetta Piccolotti, di Alleanza Verdi Sinistra, che ha annunciato un'interrogazione parlamentare.
"Su quali basi scientifiche è basato il convegno all’università di Macerata? Verranno richiamate le linee guida internazionali dell'Oms sull’aborto che suggeriscono di tutelare la salute psicologica e fisica delle donne operando l’interruzione di gravidanza nel minor tempo possibile e con i metodi meno invasivi? Purtroppo siamo certe, visti i relatori, che non sia così è questo non è accettabile nemmeno dal punto di vista deontologico", ha aggiunto.
"Siamo quindi costrette di nuovo a porre con forza il tema della necessaria laicità dello Stato e delle istituzioni sanitarie di fronte ad un’offensiva anti-abortista che trova pericolose sponde nelle amministrazioni locali e regionali governate dalla destra. Il disegno è chiaramente quello di rendere sempre più difficoltoso l’accesso ad un servizio come l’interruzione di gravidanza che è tutelato da una legge, la 194, purtroppo sempre più osteggiata".
"Ci conforta la forza del movimento femminista in Italia che non lascerà passare – ha concluso – questa involuzione culturale oscurantista e pericolosa per tutte le donne. Comunque il nostro gruppo parlamentare presenterà su questa vicenda un’interrogazione parlamentare ai ministri della Salute e dell’Università".
I Provita contro le femministe: "Hanno impedito il nostro convegno"
Alla biblioteca statale di Macerata era in programma oggi l'incontro ‘Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza', organizzato da Pro Vita & Famiglia Onlus con la Regione Marche, Centro di Aiuto alla Vita di Loreto e la Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Regione Marche e dall'Opa – Osservatorio Permanente sull'Aborto. Gli organizzatori hanno denunciato il blitz delle femministe.
Secondo Pro Vita & Famiglia Onlus "le femministe hanno urlato a chiunque si avvicinasse al tavolo dei relatori per parlare ai microfoni. In più hanno affisso volantini e striscioni contro il convegno e con espliciti riferimenti sessuali e occupato quasi tutte le sedie della sala".
"Il nostro scopo – ha detto Francesca Romana Poleggi, membro del Direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus – è difendere il diritto alla salute delle donne e il loro diritto anche a non abortire. Ma loro lo volevano impedire. È questa la libertà che professano? Sono questi i diritti e la democrazia di cui si ergono a paladine? Soltanto l'intervento della Digos ha permesso, seppur in estremo ritardo, l'avvio del convegno. Nel lasciare la sala hanno rovesciato le sedie e sparato coriandoli lasciando sporcizia a terra. Inoltre molte persone interessate al dibattito sono comprensibilmente andate via, spaventate dal clima di odio e di violenza".
"Le studentesse e gli studenti di Macerata occupano la biblioteca statale dove i provita dovevano tenere il loro incontro patrocinato dal ministero, che consentiva l'assegnazione di crediti al personale sanitario", ha scritto in un comunicato il Collettivo Depangher.
"Al loro arrivo l'aula era già piena di studenti, ed era stata trasformata in uno spazio femminista. Una contestazione partecipata, colorata e durata circa un'ora che ha costretto i relatori a ritardare l'incontro, tra fischi, cori, coriandoli e slogan che rivendicavano il diritto ad un aborto libero e sicuro".
"Nonostante il patrocinio ritirato da parte dell'Università, l'associazione ultra cattolica ha comunque trovato un escamotage per intrufolarsi nei luoghi di formazione, ma la risposta di chi questi luoghi li vive quotidianamente è stata forte e determinata, dimostrando come queste associazioni non devono e non possono trovare alcuno spazio e legittimazione nella nostra città e nella nostra università. Dopo la contestazione il corpo studentesco si è riappropriato dell'università, rivendicando il diritto di autodeterminazione e autogestione, con un evento che proseguirà per il resto della giornata".