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Abolizione dei fondi pubblici alle scuole private: Rodotà per il sì, Prodi voterà no

A Bologna si voterà per il referendum consultivo promosso da «Articolo 33» che punta ad abolire i finanziamenti comunali (un milione l’anno) alle scuole d’infanzia private. Prodi e Rodotà (di nuovo) su posizioni diverse.
A cura di Redazione
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Domenica i cittadini di Bologna saranno chiamati alle urne per un referendum consultivo promosso dall'associazione "Articolo 33". Si tratta di decidere per l'abolizione (o meno) dei finanziamenti pubblici alle scuole d'infanzia private, secondo il modello di convenzione adottato per la prima volta proprio sotto le Due Torri alla fine degli anni 80. Si tratta ovviamente di una proposta controversa, che divide gli schieramenti e che per il momento non fa dormire sonni tranquilli alla giunta guidata dal democratico Virginio Merola. Da una parte infatti, ci sono Pd, Pdl, Udc (e cattolici) a sostegno del mantenimento dei fondi), dall'altra Sel, il Movimento 5 Stelle e alcune associazioni. In gioco vi è circa un milione di euro annui, che vanno quasi interamente a scuole "cattoliche".

Una polemica che nelle ultime ore ha visto contrapposti due esponenti di primo piano della politica italiana, singolarmente ancora l'uno contro l'altro dopo le note vicende delle ultime settimane: Romano Prodi e Stefano Rodotà. Come ricorda il Corsera, infatti, l'ex Presidente del Consiglio si è schierato per il mantenimento dei fondi, spiegando: "Voterò l'opzione B (utilizzare le risorse finanziarie per le scuole paritarie private, ndr ): perché bocciare un accordo che ha funzionato bene per tanti anni e che ha permesso, con un modesto impiego di mezzi, di ampliare almeno un po' il numero dei bambini ammessi alla scuola d'infanzia. […] E mi chiedo anche perché argomenti che potrebbero essere risolti in serenità debbano sempre finire in rissa".

Stefano Rodotà invece ha più volte manifestato il suo sostegno ai referendari, spiegando ad esempio sul Manifesto: "Ma questo, davvero, è un punto non negoziabile, per almeno due ragioni. La prima riguarda la necessità di rispettare la chiarissima lettera della norma costituzionale che parla di una scuola privata istituita «senza oneri per lo Stato». Ma bisogna anche ricordare – e questa è la seconda considerazione – che è sempre la Costituzione a prevedere che lo Stato debba istituire «scuole statali per tutti gli ordini e gradi".

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