Ieri la manifestazione promossa da Coordinamento Nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile, Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna e Rete NoRigass NoGNL, contro la realizzazione del rigassificatore di Ravenna. Si tratta del più recente progetto congiunto della politica e delle grandi aziende, in questo caso SNAM, che mira a mantenere il nostro Paese legato alle fonti fossili ancora per qualche altro decennio.
Le adesioni sono state tantissime, da tutta Italia e da un ampio spettro di organizzazioni politiche, culturali, studentesche e, ovviamente, legate alla lotta per la giustizia climatica. Una manifestazione ben riuscita, anche dopo gli sleali cambiamenti dell’ultimo minuto del percorso, che relegano il corteo a strade e piazze secondarie, invece delle vie già concordate, e soprattutto della piazza centrale, quella davanti al Comune.
La data, in programma da mesi, ha acquisito un’importanza ancora maggiore alla luce del disastro a cui abbiamo assistito pochi giorni fa in Romagna, in particolare proprio in provincia di Ravenna. Gli allagamenti che negli ultimi anni si sono moltiplicati su tutto il territorio italiano, non possono essere letti come tragedie isolate, ma devono essere riconosciuti come i sintomi della tragedia globale a cui andiamo incontro: le conseguenze della crisi climatica sono già qui, e stravolgeranno la vita di tutti gli abitanti del pianeta Terra, cambiando radicalmente il clima di tutte le zone del mondo in maniera repentina e irreversibile, con tutti i danni che ne conseguono per le persone, gli animali, le piante, le cose, ma anche la stessa società come la conosciamo.
Il rigassificatore è un'opera sostenuta da chi vuole trarre ancora un profitto – economico e politico – dalle fonti di energie fossile, infischiandosene delle conseguenze già evidenti in Italia, Europa e in tutto il mondo. Tra i sostenitori le forze di governo a tutti i livelli di centrodestra e centrosinistra. Nonostante le differenze che Partito Democratico e Fratelli d'Italia assicurano esistano tra loro, il governo Giorgia Meloni, la Regione Emilia Romagna di Stefano Bonaccini e il Comune di Ravenna di De Pascale (PD), si trovano d’accordo sulla strada seguire per quanto riguarda la transizione energetica. Bonaccini e il sindaco De Pascale sono serenamente disposti ad ancorare una città che al 2050, se non cambiamo immediatamente rotta, sarà completamente sommersa dalle acque, a delle strategie di produzione energetica che altro non fanno se non peggiorare quella stessa crisi che la condannerà.
Sono disposti a farlo, peraltro, utilizzando una scusa poco credibile: a sentir loro, il rigassificatore ci dovrebbe salvare dalla crisi energetica ed economica derivata dalla guerra. Come se, secondo le “migliori” previsioni, per completare il rigassificatore non servisse aspettare almeno fino a fine 2024. Come se poi non dovessimo tenercelo per almeno 25 anni. Come se i rigassificatori non scaricassero in mare cloro, distruggendo l’ecosistema in cui vengono inseriti. Come se non fosse l’ennesimo trucchetto per restare ancorati all'energia fossile, che acuiscono la crisi climatica.
Ma i cittadini di questo territorio e nono solo si meritano molto di meglio. Meritiamo di non doverci preoccupare di dove si abbatterà la prossima catastrofe, meritiamo di pensare che un futuro ce lo avremo. Non meritiamo di essere riempite di menzogne su come il rigassificatore salverà il lavoro e l’economia: nella fossa che ci stiamo scavando, quella in cui le colture locali non possono più sopravvivere, quella in cui le città costiere vengono mangiate dal mare, quella in cui le alluvioni devastano città e campi, quella in cui il caldo estivo ammazza per davvero, quella in cui sempre più persone muoiono per patologie collegate direttamente con l’inquinamento atmosferico… in questa pianura inquinata e arsa dalla siccità che futuro, che lavoro, che economia, che benessere possiamo immaginarci?