A Torino arriva l’assessorato alle famiglie: pari diritti e opportunità per tutti
Prima svolta politica che potrebbe far discutere a Torino: la neo-sindaco Chiara Appendino ha deciso di modificare il nome dell'assessorato dedicato alla famiglia, che durante i cinque anni di mandato del sindaco del Movimento 5 Stelle si chiamerà "assessorato alle famiglie". Un cambiamento piccolo, ma con un grande significato, ha spiegato il sindaco Appendino, che intende fare di Torino un "Comune plurale" e occuparsi di tutte le realtà che esistono, partendo proprio dal lanciare un segnale più ampio attraverso l'uso delle corrette definizioni linguistiche: "Il passaggio dal concetto di famiglia a quello plurale di famiglie negli atti dell'amministrazione non è solo una questione nominalistica, ma un cambio di approccio che consiste nel dare un nome alle cose, a quelle realtà che già esistono e che non trovano un riconoscimento nemmeno nel linguaggio", ha spiegato l'assessore alle Pari opportunità, Marco Alessandro Giusta. L'assessorato alla famiglia, delega di Giusta, quindi, per rispettare il principio caro al neo-sindaco, si trasformerà in un assessorato al plurale, per dimostrare l'esistenza di un cambiamento di visione rispetto al passato e di una volontà politica chiara che mira a garantire a tutte le famiglie esistenti, sia che esse siano etero, omo o mono genitoriali, le stesse opportunità e diritti.
"Si tratta di un mutamento di approccio, che però riguarda migliaia di famiglie, non soltanto quelle omosessuali”, precisa Giusta. "Non c'è nessuna volontà di fare stravolgimenti, ma semplicemente di assumere un approccio che porti progressivamente a dare un nome alle cose. Questo è già di per sé significativo", conclude l'assessore alle pari opportunità. La svolta plurale è stata accolta con grande entusiasmo dal ginecologo radicale Silvio Viale, ex vicecapogruppo del Pd al Comune di Torino con la Giunta Fassino, che ha commentato: "Il plurale era maturo da tempo, l'unico rammarico è che non sia stato fatto prima, perché si è dato retta troppo alla Curia. Può sembrare un puro puntiglio grammaticale, ma segna un profondo segnale di rinnovamento culturale, per cui mi aspetto che anche l'arcivescovo Cesare Nosiglia lo colga positivamente", definendo la mossa "il primo atto anticlericale di Appendino".