A scuola arriva “Educare alle relazioni”, il piano Valditara per fermare la violenza sulle donne
La presentazione è fissata per mercoledì, insieme ai colleghi Roccella e Sangiuliano, ma stanno già filtrando i contenuti principali del piano Valditara – dal nome del ministro dell'Istruzione – per l'educazione affettiva nelle scuole. Il ministro ne ha parlato ieri, dicendo anche che avrebbe chiesto a tutte le scuole italiane di rispettare un minuti di silenzio martedì per Giulia Cecchettin e "tutte le donne abusate e vittime di violenza". Il piano, che sarà presentato il 22 novembre, è "frutto di un lavoro accurato del ministero all'insegna di un confronto ampio e di un pluralismo di apporti" e si chiamerà "Educare alle relazioni".
Secondo quanto anticipato da Repubblica, il piano Valditara consiste in un'ora di educazione alle relazioni in classe, in orario extracurricolare per tre mesi l'anno. Gli incontri saranno dodici in tutto – uno a settimana – e prevedranno che gli studenti si dividano in gruppi, con la supervisione di un docente formato per il ruolo e, in maniera più o meno saltuaria, la presenza di psicologi, avvocati, assistenti sociali. E poi ci saranno dei testimonial, come influencer, cantanti, attori. Insomma, quei volti che piacciono ai "giovani" nell'idea del ministero e che per questo verrebbero ascoltati più che dei professionisti. Non mancheranno anche le campagne di comunicazione con gli sportivi.
Il progetto sperimentale ruota intorno a una serie di frasi, anticipate dal giornale romano: "Un no è un no, un vestito non è un invito, le parole sono pietre, innamorata è un modo di dire, non rinunciare a denunciare". Alla fine degli incontri, studenti e insegnanti dovranno redigere un testo e inviarlo al ministero dell'Istruzione e del Merito.
Il piano Valditara, a cui il ministro sta lavorando da questa estate, è stato già visto da associazioni di studenti, docenti, genitori ed esperti. La critica più diffusa è la mancanza di uno psicologo fisso dentro le scuole, figura ormai ritenuta indispensabile per un percorso di crescita. Va detto, però, che si tratta anche dell'unico passo fatto dal governo Meloni che non vada in un'ottica repressiva e securitaria. È senz'altro un inizio.