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A Padova la Befana diventa “leghista”

Tante polemiche per la pubblicazione da parte della Provincia di Padova di un calendario in dialetto nel quale non compare la Festa della Liberazione.
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Come di consueto i primi giorni del nuovo anno coincidono con il lancio e la diffusione dei tradizionali calendari e lunari. Proprio uno di questi calendari, però, sta in queste ore provocando un'accesa disputa politica, con proteste clamorose e reazioni di sdegno che ne stanno facendo praticamente un vero e proprio "caso politico". Si tratta del Calendario della Befana della Provincia di Padova, un lunario zeppo di disegni e filastrocche in dialetto veneto destinato ai bambini delle scuole medie inferiori, ma anche alle famiglie venete.

L'iniziativa viene direttamente dall'assessorato all'Identità Veneta, guidato dal leghista Leandro Comacchio, che ha inteso "far conoscere attraversola vecia signora le antiche tradizioni del territorio e della cultura locale" e stampato migliaia di copie di tale almanacco. Tuttavia, mentre non mancano in bella evidenza sul calendario il "Bati marso", una sorta di Capodanno veneto e la novella Festa del Popolo Veneto, tra le ricorrenze da festeggiare sono sparite sia il 25 aprile che il 1 maggio. Una scelta, quella di "cancellare" l'anniversario della Liberazione dal nazi – fascismo e la Festa dei lavoratori (giornate particolarmente sentite in alcuni ambienti, ma a pieno titolo patrimonio dell'intera collettività nazionale), che non poteva passare inosservata e che già ha provocato le prime reazioni.

In particolare, come riportato dai maggiori quotidiani nazionali, è stato il Sindaco del piccolo comune di Solesino, Walter Barin, ad opporsi alla distribuzione del calendario, sostenendo la necessità di restituirlo al mittente dal momento che "tutte le amministrazioni e tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione e della Patria" non possono tollerare un libello nel quale mancano "valori fondanti, come la festa del Primo maggio e la festa della Liberazione". Un attacco subito bollato come "strumentalizzazione politica" dall'assessore regionale Veneto, il leghista Maurizio Conte, che addirittura si è spinto oltre ricordando come nell'ottica di valorizzare l'identità venetà la "Festa di San Marco ha di certo priorità sulla Festa della liberazione e per il primo maggio per il Veneto dovrebbe esserci un almanacco che riporta la festa del lavoratore tutti i santi giorni".

Netto invece il commento di condanna degli esponenti del Partito Democratico Veneto che, come riferito dal TGCOM, "chiedono le scuse e lo stop alla distribuzione, rilevando che cancellare il 25 aprile e il primo maggio è un insulto verso tutti i martiri veneti caduti per la libertà e per la democrazia e un'offesa per tutti i veneti che lavorano".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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