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A luglio 2024 parte la nuova sugar tax, la tassa sulle bibite zuccherate: chi dovrà pagarla

Nel decreto Superbonus il governo Meloni ha inserito anche due norme che riguardano le cosiddette plastic tax e sugar tax. La prima è stata rimandata al luglio 2026, mentre la seconda dovrebbe entrare in vigore regolarmente da luglio 2024, ma dimezzata. È possibile che il governo intervenga in seguito con un nuovo emendamento per correggere la situazione.
A cura di Luca Pons
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Dopo anni di rinvii, la sugar tax entrerà in vigore tra poche settimane, il 1° luglio 2024. Questo, almeno, è quello che si deduce leggendo l'ultimo emendamento presentato dal governo Meloni al decreto Superbonus. Infatti, il testo contiene un rinvio a luglio 2026 per la plastic tax – imposta sulle plastiche monouso nata insieme alla sugar tax e mai entrata in vigore – mentre per la sugar tax non c'è nessuno spostamento della scadenza: la tassa sulle bevande zuccherate, dunque, dovrebbe entrare in vigore tra poche settimane.

Va detto che è possibile che si tratti solo di un errore tecnico da parte del governo. L'emendamento depositato in Senato (che Fanpage.it ha potuto consultare) non contiene alcun rinvio per la sugar tax. Tuttavia, nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento, si legge che la modifica ha l'obiettivo di "differire, dal 1° luglio 2024 al 1° luglio 2026, la decorrenza dell’efficacia delle disposizioni introduttive dell’imposta sul consumo delle bevande analcoliche". Insomma, l'intenzione dichiarata è quella di ritardare l'entrata in vigore della sugar tax – come avvenuto per la plastic tax – ma nella norma di questo ritardo non c'è traccia.

Allo stato attuale, quindi, in attesa di un eventuale nuovo emendamento sul tema, la tassa sulle bevande analcoliche zuccherate resta in partenza a luglio 2024, come lo stesso governo aveva previsto con la legge di bilancio. La sugar tax era nata con la legge di bilancio approvata a fine 2019 dal governo Conte bis, e aveva l'obiettivo di spingere i cittadini a consumare meno bevande zuccherate facendone aumentare il prezzo. Anche in seguito alle proteste del settore, però, non è mai entrata in vigore ed è sempre stata rimandata.

L'unico intervento previsto dal testo del governo Meloni è che l'importo della tassa sarà dimezzato per i primi due anni: si pagheranno cinque centesimi per ogni litro di bevanda (mentre dal luglio 2026 diventeranno 10 centesimi); e 13 centesimi al chilo per i prodotti da utilizzare "previa diluizione", come gli sciroppi, invece di 25 centesimi al chilo come sarà dal 2026 in poi.

Non si tratta di una tassa che dovrebbero pagare direttamente i consumatori, ma i fabbricanti di bibite o le aziende che le vendono. È probabile, però, che le imprese alzerebbero poi il prezzo finale per i clienti dovendo pagare un'imposta in più. Dalla tassa sono esonerate solo le bevande che si trovano al di sotto di una certa soglia di zuccheri: meno di 25 grammi al litro, o 125 grammi al chilo per le sostanze da diluire. Nel caso di infrazioni, le sanzioni possono andare dal doppio al quintuplo della tassa non versata.

Non si è fatta attendere la reazione del settore. Assobibe, l'associazione italiana che rappresenta l'industria delle bevande analcoliche, ha parlato di una "doccia fredda, dopo le ripetute dichiarazioni sul non voler vessare le imprese e le rassicurazioni date al comparto anche nelle ultime settimane sul tema". Poi ha aggiunto: "Confidiamo che la volontà politica di questo governo sia coerente con le posizioni sempre sostenute, per evitare di essere i primi ad attuare una imposta sempre definita inutile e dannosa".

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