A cosa servirà il green pass: cinema e teatri con capienza massima, certificato solo dopo due dosi
Sul green pass sono attesi aggiornamenti a stretto giro. Da giorni ormai va avanti un confronto tra Regioni e governo e all'interno della maggioranza, per indicare nuove regole per l'utilizzo del certificato verde. La spinta viene soprattutto dall'aumento dei contagi: oggi l'Rt nazionale, secondo l'ultimo monitoraggio Iss-ministero della Salute, è a 0,91, segno che una crescita c'è stata, visto che nel precedente report l'Rt era dato a 0,66. Anche l'incidenza è in crescita, con 19 casi su 100 mila abitanti (mentre la scorsa settimana erano segnalati 11 casi su 100mila). Ma soprattutto pesa la maggiore diffusione della variante Delta, più contagiosa del 60% rispetto alla Alfa.
Una cabina di regia Covid dovrebbe essere convocata dal presidente del Consiglio Draghi all'inizio della prossima settimana, lunedì o martedì, per prendere delle decisioni. Ma non è escluso che un primo confronto tra il premier, i ministri e il Cts sui dati del contagio e delle vaccinazioni abbia luogo già oggi, per affrontare le varie questioni sul tavolo.
Primo nodo: green pass solo dopo due dosi
Secondo gli ultimi studi, pubblicati dalle riviste ‘New England Journal of Medicine' e ‘Nature', per essere protetti da questa mutazione servono due dosi di siero anti Covid non basta la prima somministrazione, né possono considerarsi immuni coloro che hanno contratto l'infezione e sono guariti. Insomma è fondamentale aver completato il ciclo vaccinale.
Primo problema: il green pass viene rilasciato al momento dopo una sola dose, diversamente da quanto avviene con il green pass europeo, che consente di viaggiare nei diversi Paesi dell'Ue. Dunque il primo nodo che sarà affrontato sarà proprio questo: consentire solo a chi ha effettuato anche il richiamo. Sarà questo probabilmente il primo step su cui lavorerà anche il Cts, e che potrebbe essere annunciato anche nelle prossime ore, in occasione della conferenza stampa per la presentazione dell'ultimo monitoraggio settimanale. In realtà della questione si discuteva già da settimane, anche perché la differenza tra il pass italiano e il pass europeo rischia di creare qualche pasticcio burocratico, soprattutto per i turisti italiani che si trovano magari a viaggiare all'estero con un documento che non è ritenuto valido in altri Paesi.
Secondo nodo: estensione green pass, con ‘meccanismo premiale'
Alla luce dell'evoluzione del contagio è certo che il secondo punto in esame sarà quello dell'estensione dell'utilizzo del green pass, oggi usato per le visite nelle Rsa, per le feste di matrimonio, per fiere e congressi, per gli stadi, come accaduto per gli Europei di calcio. L'ipotesi allo studio è quella di seguire la strada già battuta dai francesi, con il green pass obbligatorio anche per altri luoghi. Non si tratta però di ricalcare il modello di Macron – anche perché l’obbligo vaccinale per i sanitari nel nostro Paese c'è già da aprile – ma di trovare ancora una volta un modo per declinare la certificazione verde adattandola alle esigenze dell'Italia.
Si parla di estensione del green pass ai mezzi a lunga percorrenza, come treni, aerei e autobus, oppure di renderlo obbligatorio per gli eventi in cui si creano assembramenti, come concerti in piazza, festival estivi, raduni, gare sportive. L'allargamento del green pass ai trasporti è stato confermato anche dal ministro dei Trasporti Enrico Giovannini: "È una cosa che stiamo studiando. La prossima settimana ci sarà la cabina di regia".
Ma non è tutto. La possibilità che governo e Cts dovranno valutare è quella di introdurre una sorta di premialità per chi possiede la certificazione verde, incentivando di conseguenza le persone a vaccinarsi, con la promessa di vantaggi per la vita sociale.
La proposta è stata avanzata nei giorni scorsi dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che suggerisce per esempio di riempire di nuovo cinema e teatri, alla massima capienza, se il pubblico in sala possiede il green pass. Secondo il sottosegretario questa potrebbe essere "un’opportunità", perché in questo modo a guadagnarci sarebbero anche i gestori delle attività. Idea simile a quella proposta da Paolo Dal Pino, presidente della Lega di A, nel corso di una intervista al Corriere della Sera: "La Lega serie A con tutti i 20 club, la Federcalcio, hanno inviato lettere alle istituzioni per chiedere il ritorno al 100% degli spettatori alle partite. Non è una richiesta folle – ha spiegato – spingiamo gli italiani a vaccinarsi visto che finora solo il 45 per cento della popolazione sopra i 12 anni lo ha fatto. Il calcio è un volano sociale incredibile e nel momento in cui consentissimo ai nostri fan muniti di Green pass di accedere alle tribune, forniremmo un contributo decisivo per mettere in sicurezza tutto il Paese".
Discorso a parte invece per l'introduzione del green pass obbligatorio per bar o ristoranti, come appunto avviene in Francia. I problemi pratici che sorgerebbero implementando una misura del genere sarebbero di difficile soluzione. Il primo vistoso ostacolo è che nel nostro Paese i tamponi sono a pagamento, mentre in Francia i test Covid sono gratuiti. Bloccare l'accesso nei ristoranti a chi non possiede un green pass potrebbe mettere in crisi un settore che ha dovuto sopportare mesi di chiusure e restrizioni (prima fra tutte il coprifuoco), perché non è pensabile costringere i cittadini a fare un test a pagamento tutte le volte in cui vogliono pranzare o cenare fuori casa. Il secondo punto riguarda poi i controlli: chi verrebbe sanzionato in assenza di certificazione verde? Tocca al gestore del locale pagare la multa o al cliente? Oppure a entrambi?
"Qual è la figura autorizzata, e con quali presupposti viene individuata, a controllare i green pass all'entrata dei locali?", chiede opportunamente Claudio Pica, presidente della Fiepet-Confesercenti di Roma e Lazio e vicepresidente nazionale.
Terzo nodo: rivedere i parametri
Alcuni governatori in queste ore stanno chiedendo al governo una revisione dei parametri per decretare il passaggio da una fascia colorata all'altra, visto che i numeri delle ospedalizzazioni e delle terapie intensive sono in calo e la campagna vaccianale procede (500mila vaccinazioni giornaliere). Anche se è vero che i casi positivi crescono, è il ragionamento, non serve dare rilevanza a questo dato e all'incidenza, se parallelamente i dati dei ricoveri non sono allarmanti. Per ora il ministro della Salute Roberto nicchia. Ci sono troppi over 60 che non sono immunizzati e gli italiani che hanno completato il ciclo vaccinale sono 25 milioni, cioè appena il 46% della popolazione sopra i 12 anni ha completato il ciclo vaccinale. E ormai è assodato che i nuovi casi positivi si registrano soprattutto tra i non vaccinati, mentre per chi ha completato il ciclo vaccinale ha meno possibilità di avere gravi complicazioni. "Non possiamo continuare ad avere come parametro di riferimento il numero dei contagi. Oggi lo scenario è cambiato, dobbiamo valutare con attenzione le ospedalizzazioni e l’occupazione delle terapie intensive", ha ribadito oggi il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.
E le discoteche?
In coda tra le questioni in agenda troviamo il nodo discoteche, ancora in attesa di una soluzione. Sembrava che lo situazione si fosse bloccata lo scorso 25 giugno, quando il Cts ha consegnato un parere al governo, dando il via libera alla ripartenza del settore, ad alcune condizioni: che riaprissero solo quelle all'aperto, in zona bianca, ma con il green pass. Gli scienziati del Comitato tecnico scientifico una data possibile per la riapertura non l'hanno indicata, perché la decisione spetta al governo. Si era parlato addirittura del 3 o del 10 luglio, ma per il momento tutto tace. Secondo fonti di governo la questione è finita direttamente nelle mani di Draghi, che però sul tema non si è ancora espresso.