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A chi arriveranno le 700mila lettere dal Fisco e quanto tempo c’è per mettersi in regola

L’Agenzia delle Entrate ha inviato circa 700mila lettere e Pec alle partite Iva che hanno dichiarato redditi stranamente bassi – sotto i 15mila euro e le soglie minime stimate per il loro settore. Il sospetto è che si tratti di evasori. Per mettersi a norma si può integrare la dichiarazione dei redditi, e anche aderire al concordato preventivo entro il 12 dicembre.
A cura di Luca Pons
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L'Agenzia delle Entrate ha individuato circa 700mila partite Iva che hanno dichiarato non solo meno di 15mila euro di incassi, ma anche meno dei propri dipendenti (o comunque meno dei dipendenti che lavorano nello stesso settore) e meno dei limiti minimi stimati dal Fisco per la loro categoria. Insomma, hanno detto di avere entrate molto più basse di quelle che l'Agenzia aveva previsto.

Ora l'istituto gli ha inviato una comunicazione dal senso chiaro: innanzitutto, c'è ancora tempo per integrare la propria dichiarazione dei redditi, aggiungere quello che è stato ‘lasciato fuori' e non avere problemi; in più, per evitare controlli c'è la possibilità di aderire al concordato preventivo entro il 12 dicembre.

Chi ha ricevuto le lettere del Fisco e perché

Le Pec e le lettere sono partite tutte ieri. I destinatari sono partite Iva che evidentemente, almeno secondo il Fisco, potrebbero essere ‘finti poveri', con dichiarazioni bassissime nonostante tutto nella loro situazione economica suggerisce che invece abbiano entrate maggiori. Come detto, si è presa in considerazione non solo la somma dichiarata – sempre meno di 15mila euro all'anno – ma anche le soglie del reddito minimo per il settore di riferimento (calcolato anche in base agli Indici di affidabilità, quindi a quanto è considerato affidabile quel contribuente) e del reddito dei dipendenti in quel settore.

Ne è uscito un gruppo di circa 700mila persone. Queste rientrano tra i due milioni di contribuenti che la scorsa settimana avevano ricevuto una prima comunicazione. In quella platea c'erano già più di 900mila partite Iva con dichiarazioni sotto i 15mila euro. La grande maggioranza di loro, a quanto pare, hanno fatto registrare anche altre anomalie che hanno portato ora alla seconda comunicazione.

Cosa fare per mettersi in regola

Dunque, il primo messaggio della comunicazione arrivata dall'Agenzia delle Entrate è che c'è ancora tempo per integrare la dichiarazione dei redditi presentata quest'anno, relativa al 2023. Farlo permetterà di pagare il dovuto, con una piccola sanzione, e di essere in regola. Altra possibilità è poi aderire al concordato preventivo.

La spinta del governo verso il concordato preventivo

Infatti, una cosa che hanno in comune queste 700mila partite Iva è che non hanno aderito al concordato preventivo biennale. La misura con cui il governo ha provato a fare cassa, convincendo i lavoratori autonomi a fare un accordo con il Fisco: si accetta di pagare una determinata quantità di tasse nel 2025 e 2026 (che per chi è un sospettato evasore è sicuramente più alta di quella versata negli ultimi anni) e in cambio si evita la maggior parte dei controlli.

Con il decreto fiscale approvato oggi è ufficialmente legge la proroga stabilita dal governo Meloni: è possibile aderire al concordato fino a giovedì 12 dicembre. Più partite Iva lo fanno, più l'esecutivo avrà soldi a disposizione per intervenire con un taglio temporaneo dell'Irpef.

Chi lo fa non solo evita i controlli per i due anni in questione, ma ha accesso anche a una sanatoria per eventuali debiti passati. Il ravvedimento speciale riguarda i periodi d'imposta dal 2018 al 2022, e permette di non pagare interessi o sanzioni versando un minimo di mille euro per ciascun anno.

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