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Covid 19

A chi andrà prima la terza dose: quali categorie riceveranno presto un altro richiamo del vaccino

Entro un mese bisognerà decidere se iniziare con la somministrazione della terza dose del vaccino anti-Covid, valutando in primis a quali categorie dare la priorità. L’ipotesi più probabile è che si riparta da chi ha ricevuto la prima dose tra dicembre e gennaio, ovvero le persone fragili, gli immunodepressi e gli operatori sanitari.
A cura di Stefano Rizzuti
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Il dibattito sulla terza dose del vaccino anti-Covid diventa sempre più concreto. Chi è stato vaccinato all’inizio della campagna, tra dicembre e gennaio, presto potrebbe aver bisogno di una nuova dose per il rischio di non avere più immunizzazione e anticorpi. Si pensa, quindi, non solo se somministrare o meno la terza dose, ma anche a quali categorie darla prima. Il principio da seguire dovrebbe essere semplice: chi è stato vaccinato all’inizio della campagna avrà la precedenza, quindi persone fragili, immunodepressi e operatori sanitari. L’ipotesi della terza dose è allo studio del ministero della Salute, che sta valutando un vero e proprio piano, con tanto delle categorie prioritarie da individuare.

Le posizioni sulla terza dose

Secondo l’Ema, l’autorità europea del farmaco, è ancora presto per confermare o meno la necessità di un ulteriore richiamo. L’Oms, invece, non prende posizione, ricordando quanto sia fondamentale anche vaccinare nei Paesi più poveri, dove le dosi spesso non sono ancora arrivate. Dall’altra parte ci sono le aziende farmaceutiche che, come prevedibile, ribadiscono l’utilità e l’efficacia della terza dose. Secondo i ricercatori di Pfizer, per esempio, la terza dose serve per aumentare la protezione contro la variante Delta: gli studi effettuati dall’azienda riportano che una dose aggiuntiva può avere effetti cinque volti maggiore contro la variante Delta per le persone tra i 18 e i 55 anni; sarebbe addirittura 11 volte maggiore per chi ha tra i 65 e gli 85 anni.

Quali categorie riceveranno prima la terza dose

In Italia la discussione sulla terza dose si è riaccesa anche dopo le parole del direttore prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, il quale ammette che entro un mese “bisognerà decidere chi vaccinare e in quali tempi con la terza dose”. Comunque si tratterà “probabilmente delle persone più fragili e immunodepresse”. C’è poi un’altra incognita, quella sulle tempistiche: bisogna capire quando somministrare la terza dose, valutando anche l’importanza di completare prima la campagna vaccinale con le prime due dosi. E, infine, bisogna capire con quale vaccino: una delle ipotesi è quella di aspettare dei preparati che siano tarati sulle varianti e possano quindi adattarsi meglio, per esempio, alla Delta. Strada che alcune case farmaceutiche stanno provando a percorrere.

Chi ha iniziato con la terza dose: il caso Israele

Per la terza dose c’è chi ha già iniziato, come Israele: per gli immunodepressi è già partita la somministrazione del richiamo. Da domenica, poi, anche gli over 60 già vaccinati potranno ricevere un’altra dose di Pfizer, ma solo nel caso in cui siano trascorsi almeno cinque mesi dalla somministrazione della seconda. Sarà il primo Paese a iniziare con la terza dose: gli esperti hanno consigliato al governo di farlo dopo aver notato un calo dell’efficacia tra chi è stato immunizzato da più di sei mesi. In Ue, invece, si sta ragionando sulla terza dose: “Siamo consapevoli che servirà un rafforzamento del vaccino”, spiega un portavoce della Commissione. Intanto c’è un pre-accordo con Pfizer per la prenotazione di 1,8 miliardi di dosi in caso di necessità per arginare le varianti e vaccinare i più piccoli. Inoltre sono state opzionate 150 milioni di dosi del vaccino Moderna allo stesso scopo.

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