A che punto è la trattativa sulle nomine Ue e perché è importante il Consiglio del 27 e 28 giugno
La partita sulle nomine Ue – dopo le tensioni e le frenate delle ultime settimane – pare più vicina alla chiusura e nel Consiglio europeo di questa settimana, in programma a Bruxelles tra il 27 e 28 giugno, i leader potrebbero chiudere l'accordo. Giorgia Meloni sarebbe pronta a dare il suo benestare a un bis di Ursula von der Leyen, candidata a un secondo mandato per la presidenza della Commissione europea dal Partito popolare, reclamando allo stesso tempo un posto di peso per l'Italia nel prossimo esecutivo Ue: l'ipotesi che circola al momento è quella di una vicepresidenza di Raffaele Fitto con delega al Pnrr.
Questo pomeriggio a Roma la presidente del Consiglio incontrerà Viktor Orban a Palazzo Chigi e chiaramente discuterà con il premier ungherese dei delicati equilibri europei. Orban esce da una tornata elettorale non semplicissima: per quanto Fidesz rimanga saldamente il primo partito, ha comunque registrato un calo di voti, mentre crescono i consensi per il nuovo fronte di opposizione guidato da Peter Magyar, suo ex fedelissimo che è ora entrato tra le fila del Ppe. Su vari temi, da quello migratorio alla questione demografica, Meloni e Orban rimangono vicini, ma è probabile che i due siano destinati a separarsi sulle nomine dei top jobs in Ue.
Nomine ai vertici Ue, Meloni incontra Orban a Roma
I Popolari hanno da tempo chiuso le porte a Fidesz, rendendo anche complicato per la presidente del Consiglio accoglierlo tra i Conservatori: per Meloni, infatti, il dialogo con il centrodestra liberale rimane fondamentale per ritagliarsi un posto di peso in Europa. Quello con Orban rimane quindi un incontro istituzionale – il premier vedrà anche Emmanuel Macron e Olaf Scholz nei prossimi giorni – considerando che l'Ungheria si appresta ad assumere la presidenza di turno in Ue.
È quindi probabile che la strategia di Meloni si baserà su una doppia convergenza: da un lato farà sentire la vicinanza con l'asse sovranista per ricordare a tutti gli altri leader come il risultato del voto abbia ridisegnato gli equilibri, rendendo Ecr il terzo gruppo al Parlamento europeo – e avvertendo Francia e Germania che non possono prendere decisioni in solitaria, ma dall'altro accettare un altro mandato di von der Leyen (su cui c'è il veto dell'altro schieramento della destra sovranista, Identità e democrazia) votando insieme alla maggioranza allargata.
Verso il patto con i Popolari
Un messaggio indiretto sarebbe già arrivato da Manfred Weber, leader del Partito popolare, che ha messo in chiaro quali saranno le priorità del suo partito in questa nuova legislatura: "L'Ue deve deve concentrarsi sulla garanzia della pace, sulla crescita economica e sulla limitazione della migrazione. Anche i futuri leader dell'Ue devono incarnarle, altrimenti sarà difficile raggiungere un accordo al vertice dell'Ue", ha detto, mettendo in chiaro – con quel riferimento al contrasto dell'immigrazione illegale – di essere disposto ad accettare le istanze di Ecr.
Per poi aggiungere, sempre sui social: "È necessario un chiaro impegno nella lotta alla migrazione illegale, nel rafforzamento della protezione delle frontiere esterne dell'Ue, nella cooperazione con i Paesi di origine e in un nuovo patto per il Mediterraneo. I migranti clandestini devono essere fermati alla frontiera esterna e rimpatriati". Insomma, un allineamento totale con la posizione della presidente del Consiglio italiana che suggerisce come il Ppe sia disposto ad aprire al patto con Meloni.
Perché è importante il Consiglio Ue del 27 e 28 giugno
Il Consiglio europeo del prossimo 27 e 28 giugno è importantissimo per chiudere l'accordo e, soprattutto, per farlo prima dell'esito delle elezioni in Francia, convocate da Macron per il 30 giugno, dopo il risultato della tornata europea: gli addetti ai lavori si attendono infatti un'altra netta vittoria del Rassemblement Nationale di Marine Le Pen, alleata di Matteo Salvini e colonna portante di ID, che potrebbe far valere il risultato per chiedere più margine di manovra al suo gruppo in Ue. I Popolari, da parte loro, da tempo mettono in chiaro: mai un'alleanza con Le Pen.