A che punto è la proposta di legge sul cyberbullismo
Ieri è stata la prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola, promossa dal ministero dell’Istruzione, in concomitanza con l'annuale Internet Safe Day. Nel 2016 i casi di minori vittime di cyberbullismo trattati dalla Polizia postale nel 2016 sono stati 235, con la denuncia di trentuno coetanei: otto casi di stalking, 42 casi di diffamazione on line, 88 casi di ingiurie minacce e molestie on line, 70 di furto di identità digitale sui social e 27 di diffusione di materiale pedopornografico.
Secondo i dati raccolti da una ricerca del'Università La Sapienza di Roma, per otto ragazzi su dieci non è grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social, perché "non c'è violenza fisica". Sette su dieci di questi attacchi prendono di mira l'aspetto fisico, l'abbigliamento e i comportamenti della vittima, nella convinzione che non ci saranno conseguenze di questo comportamento; la stessa percentuale rietiene non grave pubblicare immagini non autorizzate che ritraggono la vittima (68%). Ma il problema riguarda anche i genitori: l'81% di loro minimizza il problema quando si trova ad affrontarlo. Tanto che il 49% dei presidi denuncia la difficoltà di rendere consapevoli i genitori dei cyberbulli della gravità di tali comportamenti.
Per Paola Ferrari, portavoce dell'Osservatorio Nazionale bullismo e doping, la "mancata consapevolezza da parte dei ragazzi e delle ragazze sui pericoli legati a comportamenti sbagliati, amplificati dallo smartphone e dai social, è l'ambito su cui occorre intervenire con urgenza per porre un freno a fenomeni deprecabili come il cyberbullismo". Questi dati rappresentano secondo Ferrari una "cartina di tornasole di un clima d'odio e di violenza che anima una realtà dove i bulli tendono ad emergere e dove le vittime si ritrovano senza uno strumento di difesa" ed è quindi necessario "intervenire subito".
Da tempo in cantiere c'è una legge per arginare questo fenomeno. Il testo si trova alla Camera, dove è tornato dopo essere stata originariamente approvata lo scorso settembre seguendo un iter piuttosto tortuoso, e dove riprenderà ad essere esaminata dalle commissioni Giustizia e Affari sociali. Il provvedimento è infatti adesso alla quarta lettura, e lo scorso 31 gennaio ha ricevuto l'ok del Senato con 224 voti a favore – che ha sostanzialmente cancellato tutte le norme penali che erano state introdotte nel passaggio a Montecitorio, oggetto di umerose polemiche.
"Approvando in terza lettura il disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, oggi l’aula del Senato ha ribadito il proprio impegno per la tutela dei minori. Rispondiamo ad una richiesta di aiuto che viene dai ragazzi, dalle famiglie, dagli insegnanti", ha spiegato la senatrice del Pd Elena Ferrara, prima firmataria del disegno di legge, che si è detta soddisfatta del "ritorno al passato" della legge: "Abbiamo rimesso al centro l’interesse per i minori. La cura delle vittime e il recupero dei responsabili sono possibili solo educando all’utilizzo responsabile delle nuove tecnologie". Secondo i critici, infatti, le modifiche introdotte da Montecitorio più che tutelare i minori avrebbero portato a una norma "ammazza web".
Adesso, dopo il colpo di spugna del Senato, il Partito democratico e la maggioranza dovranno decidere come proseguire l'iter della legge: se continuare a "palleggiarla" tra i due rami del parlamento o approvare il testo e poi modificare la parte penale in un secondo momento.
Cosa prevede la legge alla Camera
Il disegno riguarda i minori coinvolti negli episodi di bullismo – siano essi vittime o responsabili. Nel testo viene definito "cyberbullismo"
qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.
Un minore ultraquattordicenne che ha subito umiliazioni, aggressioni o ricatti online può inoltrare al gestore del sito internet o del social media un’istanza per l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet. La richiesta può essere fatta anche dal genitore. Per gli autori maggiori di quattordici anni è prevista all'articolo 7 anche una procedura di "ammonimento": il minore sarà convocato dal questore insieme a un genitore e gli effetti del provvedimento cesseranno solo con la maggiore età.
Nel testo anche l'istituzione di un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio, con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo via web. Per lo svolgimento di formazione su sicurezza e utilizzo della rete, prevenzione e contrasto del bullismo, sono stati stanziati 203 mila euro per gli anni 2017, 2018 e 2019. Ogni scuola, inoltre, dovrà individuare tra i suoi insegnanti un addetto al contrasto e alla prevenzione del "cyberbullismo", che potrà avvalersi della collaborazione delle forze dell'ordine.