A che punto è la nuova proposta sul salario minimo delle opposizioni e cosa succede ora
Nel giorno della Festa dei Lavoratori le opposizioni sono tornate a insistere sul salario minimo. Alla vigilia del 1° maggio una delegazione di parlamentari del Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi-Sinistrahanno depositato in Cassazione la proposta di legge di iniziativa popolare per istituire un salario minimo legale anche in Italia. Una battaglia intrapresa già lo scorso anno ma poi affossata dal centrodestra che, tramite un escamotage in commissione Lavoro, ha finito per stravolgere il testo successivamente approvato dalla Camera.
"Sul salario minimo chiediamo la spinta delle persone. La nostra proposta è stata affondata in Parlamento dal governo, ora lo sfidiamo: vediamo se Giorgia Meloni farà la stessa cosa davanti alle firme di migliaia di cittadini e cittadine. Vedremo se avrà il coraggio di voltare la faccia dall’altra parte", ha detto la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein in un'intervista a La Stampa. Dopo la decisione di trasformare il ddl in una legge delega al governo contenente le indicazioni sui decreti da adottare ma priva di ogni riferimento al salario minimo, per la leader dem la maggioranza "ha buttato la palla in tribuna per prendere tempo. Giorgia Meloni lo ha detto di non volere il salario minimo. E invece in Italia c’è una questione salariale grande come una casa, che non si risolve con bonus e spot elettorali".
Il riferimento è al bonus fino a 100 euro per redditi bassi introdotto dal governo Meloni all'interno dell'ultimo decreto fiscale. "Direi che è bizzarro annunciare a un mese dalle Europee un bonus da erogare a gennaio 2025. E comunque i bonus non cambiano il destino delle famiglie", ha ribadito Schlein. Una "mancetta elettorale" anche per Giuseppe Conte che su X ha lanciato un appello agli elettori per la raccolta firme per la legge sul salario minimo. "Avevamo preso un impegno con milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati. Avevamo detto che non ci saremmo arresi di fronte ai no di Giorgia Meloni, capace di proporre solo mancette elettorali per pochi anziché il diritto a una retribuzione degna per tutti". L’istituzione del salario minimo a 9 euro l’ora, ha aggiunto il leader pentastellato, è "una proposta che vogliamo riportare in Parlamento con la spinta dei cittadini, di tutti voi. A breve partirà la raccolta firme per questa legge di iniziativa popolare: fate sentire la vostra voce e, soprattutto, metteteci la firma".
Come il centrodestra ha affossato la proposta di salario minimo
La proposta di legge di iniziativa popolare appena depositata in Cassazione è l'ultima strada tentata dalle opposizioni per istituire il salario minimo in Italia. La precedente proposta infatti, era stata affossata dal centrodestra prima di approdare in Aula dove era attesa per il voto. Con un emendamento in commissione Lavoro la maggioranza aveva stravolto il testo della legge eliminando ogni riferimento al salario minimo e trasformando il ddl in una legge delega, in una norma cioè che si limita a riportare le indicazioni per il governo sui decreti da adottare in materia. Un escamotage, insomma, con cui la maggioranza ha potuto aggirare la responsabilità politica di votare contro. Anche per questo motivo, tutti i partiti che inizialmente avevano presentato la pdl (Pd, M5s, +Europa, Azione e Avs) hanno poi deciso di ritirare la loro firma dal testo approvato alla Camera.
Al via l'iter della proposta di legge sul salario minimo: i passaggi
Ora l'opposizione ci riprova e dopo aver depositato in Cassazione la proposta di iniziativa popolare per istituire il salario minimo legale, partirà la raccolta delle firme necessarie perché il testo arrivi in Parlamento. Servono infatti almeno 50.000 firme che dovranno essere raccolte entro un tempo non troppo lungo, minimo sei mesi.
Una volta presentate le firme certificate al Servizio per i testi normativi e alla Cancelleria della Corte di Cassazione, il testo passerà in Aula (Camera o Senato a seconda di chi ha redatto il progetto) che dopo aver verificato la correttezza della procedura, assegnerà la proposta alla commissione permanente di riferimento per la discussione. Qui il testo potrebbe comunque essere modificato tramite emendamenti proposti dai parlamentari come già avvenuto a dicembre. Inoltre, poiché il Parlamento non ha l'obbligo di pronunciarsi sulle iniziative legislative popolari, un altro rischio che potrebbe accadere è che il testo si areni in commissione senza mai essere discusso.