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A che punto è il rinnovo del contratto agli statali, le novità su aumento di stipendi e smart working

Il contratto collettivo dei dipendenti statali è in via di rinnovo: sul tavolo c’è un aumento degli stipendi medio da 160 euro lordi al mese, che secondo i sindacati non basta. L’Aran propone anche nuove regole sullo smart working, che agevolerebbero alcune categorie. Ecco quali sono le novità emerse dalla trattativa finora.
A cura di Luca Pons
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Da mesi proseguono le trattative per rinnovare i contratti collettivi del pubblico impiego: da una parte ci sono i sindacati, dall'altra l'Aran, l'Agenzia che rappresenta lo Stato in questi confronti. In questi giorni sono arrivate anche le prime ipotesi sulle cifre. Con i soldi a disposizione, per il prossimo rinnovo dovrebbe arrivare un aumento medio da circa 160 euro al mese per il 193mila dipendenti delle Funzioni centrali (ovvero di ministeri, agenzie fiscali e tecniche, enti pubblici non economici…). Tuttavia, non c'è ancora l'intesa con le sigle sindacali sul lato economico, e c'è il rischio che per chi ha un reddito a ridosso dei 35mila euro annuali l'aumento venga vanificato dalla perdita del taglio del cuneo fiscale. In discussione anche l'aspetto dello smart working, dove potrebbero esserci delle novità.

Di quanto può aumentare lo stipendio statale e per chi

La cifra ipotizzata al momento per l'aumento di stipendio dei dipendenti statali è di 159 euro lordi al mese, stando a quanto ha indicato l'Aran. Si parla comunque di una media, quindi alcune categorie saranno al di sotto di questa soglia e altre sopra. Ad esempio, per i dipendenti ministeriali si parla in media di poco meno di 150 euro, mentre per i parastatali ci si avvicina ai 180. Per di più, questa è la cifra complessiva che però è stata già in buona parte – circa la metà – coperta con l'anticipo di dicembre 2023.

Tra i sindacati, la Cgil ha contestato che con le attuali risorse a disposizione non sarà possibile recuperare il potere d'acquisto che è stato perduto con l'aumento fortissimo dell'inflazione, negli scorsi due anni. Un altro problema è che con le regole fiscali attuali si stima che circa 20mila dipendenti finirebbero in una situazione paradossale: con un aumento da circa 1.500 euro lordi all'anno, finirebbero al di sopra della soglia dei 35mila euro di reddito e perderebbero l'accesso al taglio del cuneo fiscale. Così dovrebbero pagare circa 1.200 euro all'anno in più di tasse, di fatto annullando l'aumento. Una questione che si era già presentata con l'aumento di dicembre.

Per risolvere queste questioni servirebbe un intervento specifico, che però richiederebbe anche ulteriori fondi che sembrano non esserci. Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha ribadito, intervenendo alla Camera, che per recuperare il potere d'acquisto servirebbero 30 miliardi di euro, mentre la "vera sfida è quella di utilizzare gli 8 miliardi di risorse straordinarie stanziate per la nuova tornata contrattuale in modo corretto".

Quali sono le possibili novità sullo smart working e lavoro agile

Uno dei punti su cui l'Aran ha deciso di puntare, nella nuova bozza di rinnovo che ha portato sul tavolo, è il lavoro agile. Le norme sullo smart working erano state molto allentate durante la pandemia, e poi sono tornate nuovamente più rigide. L'intenzione è quella di superare il principio che la maggioranza del tempo di lavoro debba comunque essere passato in presenza.

Così per alcune categorie – come lavoratori fragili e genitori di figli under 14, ma anche chi deve assistere parenti con disabilità – si potrebbe anche arrivare allo smart working al 100% da remoto. In ogni caso, il contratto lascerebbe molta libertà ai datori di lavoro per decidere l'organizzazione da questo punto di vista, senza fissare dei meccanismi automatici. La richiesta da parte di alcuni sindacati è che la possibilità del lavoro completamente da remoto sia estesa anche ai neoassunti. Le trattative sono ancora in corso. Il prossimo incontro è fissato per il 23 di luglio, e con tutta probabilità non sarà l'ultimo.

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