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A che punto è il Piano Mattei per l’Africa e quali sono i primi progetti previsti dal governo Meloni

Per Meloni il Piano Mattei per l’Africa è “diverso da tutte le iniziative del passato”. A distinguere il programma di cooperazione con i Paesi africani, di cui si conoscono ancora poco i dettagli, è “la sua concretezza”. Vediamo quali sono i progetti pilota messi in cantiere dal governo e dove partiranno.
A cura di Giulia Casula
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Il Piano Mattei per l'Africa "non è un elenco di buone intenzioni, di dichiarazioni di principio. Abbiamo scritto un piano di obiettivi fattibili, realizzabili, accompagnato da un cronoprogramma ben delineato". Lo ha detto Giorgia Meloni in un videomessaggio al convegno organizzato da Confcommercio a Milano.

Secondo la premier il progetto soprannominato in onore del fondatore di Eni Enrico Mattei, "si distingue da tutte le altre iniziative del passato". A rendere diverso il piano pensato per rafforzare la cooperazione con i Paesi del continente africano sarebbe proprio la sua "concretezza".

"Sono molto felice che il tessuto produttivo ed economico di questa Nazione abbia compreso, fin dall’inizio, l’importanza e la strategicità della sfida che il Governo ha lanciato con l’iniziativa del Piano Mattei. Questo è un elemento molto prezioso perché, se il Piano Mattei sarà un successo e riuscirà davvero a costruire quel nuovo modello di cooperazione allo sviluppo con le Nazioni africane che abbiamo in mente, molto dipenderà dal contributo delle nostre imprese, dalla possibilità di mettere le loro energie e la loro concretezza al servizio di questa iniziativa",  ha aggiunto.

"Quando abbiamo costruito la governance del Piano, abbiamo deciso di coinvolgere nella Cabina di Regia una rappresentanza del Sistema Italia molto ampia e articolata. Confcommercio è ovviamente una delle realtà alle quali abbiamo chiesto di darci una mano, e ringrazio ancora tutti voi per il contributo e le proposte che avete condiviso con noi – a partire dall’attenzione nei confronti della formazione professionale – e per ciò che continuerete a fare nei prossimi mesi", ha proseguito Meloni.

Il Piano, di cui al momento non sono stati ancora resi noti dettagli, si articolerà "su sei direttrici di intervento, che sono istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua, energia e infrastrutture", ha spiegato la premier. Per realizzarlo però, il governo non ha stanziato delle risorse aggiuntive, ma dovrebbe recuperare i 5 miliardi e mezzo finora fissati da fondi già esistenti: 3 miliardi e mezzo dal Fondo italiano per il clima, il restante da risorse per la cooperazione allo sviluppo.

I primi progetti pilota – ha spiegato Meloni – partiranno da nove nazioni: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico, Tunisia. "Abbiamo portato questo approccio, questo stesso livello di concretezza, anche in ambito G7. Al Vertice di Borgo Egnazia abbiamo istituito, con la Banca Africana di Sviluppo e la Banca Mondiale, alcuni strumenti finanziari molto innovativi per sviluppare strategie di co-investimento in Africa e abbiamo avviato sinergie strutturate e attività di raccordo tra il Piano Mattei e le iniziative che già esistono, particolarmente sul tema degli investimenti in infrastrutture, e che sono previste dai nostri partner", ha raccontato.

Tra queste, ci sarebbe "l'impegno finanziario che può arrivare fino a 320 milioni di euro, a uno dei progetti della Partnership for Global Infrastructure and Investment che è la realizzazione del ‘corridoio di Lobito’, il sistema infrastrutturale che collegherà l’Angola allo Zambia, attraverso la Repubblica Democratica del Congo", ha dichiarato. In Kenya invece, prenderanno corpo "due progetti pilota del Piano Mattei nel settore dell’energia rinnovabile. Il primo per lo sviluppo della filiera dei biocarburanti, per coinvolgere fino a circa 400 mila agricoltori; il secondo per la produzione di energia geotermica", ha spiegato.

"Abbiamo lavorato molto in questi mesi, anche per creare una cornice nella quale il settore pubblico e il settore privato potessero lavorare insieme, anche in aree dell’Africa dove l’Italia non è tradizionalmente presente", ha aggiunto. "E siamo impegnati per sostenere ulteriormente l’internazionalizzazione delle nostre aziende, anche riservando una quota del Fondo Simest a favore di chi investe in Africa, in particolare le nostre piccole e medie imprese, con finanziamenti che potranno essere utilizzati anche per investimenti produttivi verso il Continente".

Per Meloni si tratta di "un grande progetto, una grande iniziativa. Per troppo tempo l’Africa è stata una terra – diciamo così – incompresa, sfruttata, spesso guardata dall'alto in basso. L’Africa è, invece, dal nostro punto di vista, un Continente che può sorprendere, se messo nelle condizioni di sfruttare quanto di straordinario possiede e di competere ad armi pari", ha affermato. "A noi spetta il compito di collaborare con le Nazioni africane, e di costruire insieme a loro, ai loro sistemi economici e produttivi, sempre più dinamici e intraprendenti, nuove occasioni di sviluppo condiviso".

"Una cooperazione da pari a pari che deve portare un bilancio positivo per tutti, per crescere insieme, senza approcci caritatevoli o paternalistici. E noi intendiamo farlo non con i proclami, ma con i fatti, trasformando in infrastrutture, progetti concreti, posti di lavoro i nostri propositi", ha concluso. A livello normativo però, di concreto al momento risulta esserci soltanto il ddl convertito in legge a gennaio. Il testo in questione si limita a delineare durata e ambiti di intervento del Piano e le due infrastrutture preposte al coordinamento, senza fornire ulteriori dettagli sulle modalità di attuazione e di reperimento delle risorse necessarie.

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