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Opinioni

A che (e a chi) serve l’incontro fra Renzi ed il Movimento 5 Stelle

Parliamoci chiaro: la proposta di legge elettorale del Movimento 5 Stelle è del tutto inconciliabile con l’Italicum e non c’è una sola possibilità che Renzi converga sul Democratellum. Quindi, a che (o a chi) serve l’incontro di mercoledì?
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"Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano, io almeno la penso così. C'è molto da fare e non c'è tempo da perdere". È stato ovviamente questo il passaggio più considerato della lettera con la quale Matteo Renzi ha raccolto l'invito del Movimento 5 Stelle ad un incontro sulla proposta di legge elaborata online e denominata "Democratellum". Eppure, non andrebbero sottovalutati altri passaggi, che lasciano intendere quali siano le reali perplessità del Presidente del Consiglio (e quali gli ostacoli potenziali). Scrive Renzi, infatti: "Vi chiedo soltanto di conoscere meglio l'interlocutore della vostra richiesta di dialogo. Mi avete scritto come presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a Palazzo Chigi con una delegazione dell'esecutivo […] Se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito e dei gruppi parlamentari". La questione, che non è meramente formale, nasconde in effetti quelle che sono le vere domande: a che e a chi serve un incontro di questo tipo? Che margini di trattativa ci sono? C'è il rischio di un nuovo teatrino in streaming?

Il capogruppo del Movimento 5 Stelle Brescia prova a rispondere alla prima domanda con un lapidario: "Vogliamo incontrare Renzi per sventare il pericolo Italicum, una legge antidemocratica". Ed è la dichiarazione che meglio rende l'atteggiamento con il quale i parlamentari grillini si apprestano ad incontrare il Presidente del Consiglio / segretario del Partito Democratico. Molto si è scritto sulla "apertura" di Grillo e Casaleggio (e ora sulla disponibilità al dialogo di Renzi), dimenticando quale dovrebbe essere l'oggetto della discussione: la legge elettorale presentata dal Movimento 5 Stelle. Ne abbiamo parlato qualche giorno fa e abbiamo chiesto un parere anche ad un costituzionalista di chiara fama, che ha sostanzialmente confermato la nostra impressione: le due proposte sono incompatibili, i binari sui quali si muove l'Italicum sono concettualmente distanti da quelli del Democratellum, soprattutto per quel che concerne il dogma della governabilità. Insomma, nel merito non c'è alcuna possibilità di intesa. E non c'è nemmeno possibilità di un compromesso (un accordo magari sull'introduzione delle preferenze nell'Italicum, o sulla riduzione delle soglie di sbarramento), proprio poiché è l'Italicum nel suo complesso ad essere giudicato antidemocratica ed illiberale.

Quindi, a che (o a chi) serve l'incontro di mercoledì? Sin da subito, è emerso il carattere "tattico" della cosiddetta apertura grillina, come ha scritto Scanzi sul Fatto: "E’ un evidente cambio di strategia, più “tattico” ma soprattutto più sensato e condivisibile […] D’ora in poi, se Renzi continuerà – e continuerà – con la sua terribile dittatura jovanottiana, non sarà perché “i grillini sanno dire solo no” ma perché è Renzi ad ascoltare solo se stesso e i suoi maestri di sempre, tipo Verdini e Carrai". Ma c'è anche qualche motivazione ulteriore, oltre lo scongelamento di lettiana memoria, che spinge i 5 Stelle a tale passaggio. C'è prima di tutto la volontà di dare risalto ad un progetto compiutamente realizzato, pur tra mille difficoltà ed obiezioni: la "composizione" online della legge elettorale, sia pure con il contributo decisivo dei "tecnici" e i tanti dubbi ad esso collegati. Il palcoscenico mediatico che l'incontro con Renzi può offrire non ha paragoni ed il confronto fra la legge elettorale frutto dell'accordo Renzi – Berlusconi e la legge "scritta dai cittadini" è troppo invitante per lasciarselo sfuggire (e non è un caso la presenza di Di Maio). C'è poi la necessità di stemperare la tensione interna al Movimento, mostrando la possibilità dell'uscita dalla linea della cieca intransigenza e la disponibilità ad un "uso ragionevole e finalizzato al raggiungimento di obiettivi chiari" dei voti raccolti alle politiche ed in parte confermati alle Europee. Si tratta di un passaggio ritenuto essenziale da parte consistente dei parlamentari grillini, che avevano intenzione di aprire il confronto dopo il risultato deludente delle Europee, ricevendo per tutta risposta il commissariamento dello staff comunicazione e l'imposizione della scelta del gruppo al Parlamento Europeo. Infine, c'è la necessità di ostacolare in qualche modo un percorso di riforme che si ritiene pericoloso nel medio – lungo periodo, considerando Berlusconi ormai politicamente tagliato fuori.

In questo contesto verrebbe da chiedersi cosa ha da guadagnare Matteo Renzi (e cosa da perdere). Non è un caso che, prima ancora della risposta ufficiale, dall'universo piddino si fosse levato un vero e proprio fuoco di sbarramento rispetto all'ipotesi di un incontro: in moltissimi avevano infatti ricordato la lunga sequela di insulti di Grillo nei confronti di Renzi e del Pd, mentre altri ricordavano il pessimo spettacolo del confronto in streaming tra i due leader. Paradossalmente, però, è proprio quell'esperienza che consente a Renzi di attendere con una certa fiducia il confronto di mercoledì: stabilito che nel merito non c'è margine di trattativa, se il Presidente del Consiglio riuscisse a smascherare il carattere artificioso dell'apertura dei 5 Stelle e a mostrare la distanza che c'è (secondo lui) fra la propaganda e i fatti del Governo (dopo "vent'anni di immobilismo" eccetera), allora le prossime settimane potrebbero filar via senza preoccupazioni di sorta. In tal senso però l'assenza di Grillo sarà quasi un problema…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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