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A 72 anni dalla liberazione di Auschwitz ancora esiste chi nega l’olocausto nazista

Nonostante siano passati decenni, ancora circolano e resistono varie teorie che negano con forza l’esistenza dell’olocausto degli ebrei sotto il regime nazista. Lo scorso giugno il Parlamento italiano ha introdotto il reato di negazionismo per punire chiunque continui a propagandare questo tipo di teorie, purtroppo però questo tipo di approccio contribuisce in realtà a diffondere ulteriormente il revisionismo storico, facendo passare i negazionisti per veri e propri martiri della libertà di espressione agli occhi dei cospirazionisti.
A cura di Charlotte Matteini
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Continuando a ricordare e commemorare corriamo forse il rischio di smarrire il senso più profondo del nostro passato Il 27 gennaio del 2012 deve essere ancora una grande opportunità per confrontarci con la barbarie che, in ogni momento ed in ogni punto del mondo, può risorgere fiera e travolgere il presente.
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L'olocausto non esiste, non è vero che durante la seconda guerra mondiale milioni di ebrei furono uccisi dal regime nazista nei campi di concentramento sparsi per l'Europa. Non è vero niente, tutte bugie, una gigantesca truffa ordita ai danni di non si sa che, forse Hitler. Insomma, a 72 anni dalla storica liberazione del campo di Auschwitz da parte dell'Armata sovietica, nel mondo ancora esistono persone che negano la verità storica, sostenendo che la Shoah non sia mai esistita e che Hitler non avrebbe nemmeno mai ordinato alcuno sterminio. Non ci sarebbe alcun documento comprovante la verità storica propagandata, insomma. L'olocausto sarebbe una grande menzogna, come si legge in molteplici blog sparsi per il Web.

"Non bastando la repressione del pensiero e della libertà di opinione la lobby sterminazionista ha pensato bene da anni di diffondere le proprie menzogne attraverso speciali programmi didattici che interessano le scuole soprattutto medie e superiori dove i poveri studenti sono sottoposti a un vero e autentico esperimento di lobotomizzazione attraverso visite guidate presso le sinagoghe, filmati unilaterali sul conflitto, visioni di film quali “Holocaust”, “Schindler List”, “La vita è bella” e per molti quella sorta di pellegrinaggio laico ad Auschwitz il ‘campo’ per eccellenza, laddove – racconta la storiografia sterminazionista – si sarebbe manifestato nel modo più atroce lo ‘sterminio',

Il passaggio precedente è tratto da uno dei tanti articoli che circolano online, articoli che si rifanno a una vasta letteratura "analogica" esistente sul tema, ed è solo uno dei tanti esempi di negazionismo. Navigando online è facile imbattersi in numerose pagine dedicate create proprio allo scopo di diffondere le teorie revisioniste, condite dalla presenza di numerosi commenti che spesso sostengono che l'olocausto sia stata una grande messinscena creata appositamente dall'élite che governa il mondo, ovvero gli ebrei.

La battaglia contro il negazionismo e il revisionismo storico è sempre molto attuale, soprattutto in Italia. Ciclicamente, infatti, gli appelli di parlamentari e associazioni ebraiche affinché finalmente venga approvata una legge che possa punire la diffusione di teorie negazioniste e cospirazioniste si moltiplicano e nel 2013 si è infine giunti a depositare una proposta di legge apposita per introdurre nell'ordinamento penale italiano il reato di negazionismo, approvata nel giugno dello scorso anno. La nuova legge prevede la reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino "in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra", come aggravante della già esistente Legge Mancino.

Accolta tra gli applausi delle associazioni ebraiche, la legge è stata però aspramente criticata non dai negazionisti, come si sarebbe portati a credere, ma da numerosi storici e intellettuali che sostengono, a ragione, che il negazionismo non possa essere combattuto a colpi di codice penale e che l'introduzione di questo tipo di reato potrebbe in realtà arrecare più danni che benefici, rendendo i negazionisti e revisionisti dei veri e propri martiri della libertà agli occhi dei cospirazionisti e dando loro la possibilità di ergersi a nuovi paladini della libertà di espressione e opinione, sottolineando inoltre che "una verità di Stato in fatto di passato storico, rischia di delegittimare quella stessa verità storica".

Insomma, in sostanza, la verità storica sulla Shoah non può essere propagandata con la forza, ma dovrebbe essere diffusa e insegnata tramite l'educazione scolastica e l'informazione, solo in questo modo si può sperare di combattere il germe della mistificazione.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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