25 novembre, Salvini contro il corteo: “Insultano Israele”. Ma posta il video di un’altra manifestazione
Il segretario della Lega Matteo Salvini, nel tentativo di criticare e svalutare la portata della manifestazione contro la violenza sulle donne, che secondo la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella è stata un'occasione sprecata perché "inquinata da ideologia e troppa partigianeria politica", ha scritto un post sui social contro le attiviste di Nonunadimeno.
"Usare la piazza che si riunisce contro la violenza sulle donne per insultare il popolo israeliano. Che vergogna", ha scritto il vicepremier e ministro dei Trasporti leghista, postando sui suoi profili un video di una manifestazione di palestinesi pro Gaza che si è svolta a Milano, e che è ormai un appuntamento fisso del sabato pomeriggio, fa notare il quotidiano la Repubblica: nel filmato si vede una ragazza, con il viso coperto dalla kefiah e bandiere palestinesi intorno, attaccare Israele, urlando "gli israeliani hanno problemi mentali e dovrebbero essere tutti in manicomio".
La Repubblica fa notare che si tratta di due diverse manifestazioni, e che il video condiviso da Salvini non ha nulla a che vedere con La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. La Lega però non ammette l'errore, replica al giornale e passa al contrattacco. "Repubblica non si scandalizza per gli insulti dei palestinesi a Israele e preferisce attaccare Salvini accusandolo di confondere le manifestazioni. Nessun errore: nel giorno in cui ci sono stati cortei in tutta Italia, la piazza pro Palestina ha cavalcato il tema dei diritti delle donne con frasi deliranti. Gedi si occupi dello scandalo dei suoi pensionati d’oro, anziché manganellare gli avversari politici", ha detto il deputato del Carroccio Igor Iezzi.
Anche il senatore Giorgio Maria Bergesio è intervenuto sulla vicenda: "Repubblica inventa l'ennesima polemica contro Salvini per coprire due notizie in un colpo solo: gli insulti della piazza pro Palestina a Israele e lo scandalo dei suoi pensionati d'oro. Le menzogne di Repubblica, a differenza dei suoi manager, non vanno mai in pensione".