25 aprile, Mattarella cita il Papa e ribadisce: “È sempre tempo di Resistenza”

"È sempre tempo di Resistenza", lo ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo, a Genova, alla cerimonia in occasione degli 80 anni della Liberazione. "Ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata", ha aggiunto Mattarella, che nel lanciare un appello alla pace ha voluto ricordare Papa Francesco. "Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri. È la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco".
Il discorso di Mattarella per il 25 aprile
"Celebriamo oggi qui, a Genova, l'ottantesimo anniversario della liberazione dalla dittatura fascista e dalla occupazione nazista. Una regione, la Liguria che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo", così ha esordito Mattarella nel suo discorso per il 25 aprile. "Dalla Liguria è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell'uomo sull'uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli", ha proseguito.
In Liguria le formazioni partigiane assunsero "comportamenti elementari di rispetto e di solidarietà i partigiani si uniformavano a quel Codice di Cichero, che faceva sì che, nelle formazioni, il capo dovesse mangiare per ultimo, potesse addormentarsi solo una volta accertato personalmente che tutto funzionasse e fosse in ordine, avesse i turni di guardia più gravosi, che non si bestemmiasse, che non si molestassero le donne, che non si requisisse senza pagare il dovuto, che si dovesse dividere con gli altri qualunque cosa si ricevesse".
"Nel 1945 l'Italia si univa nuovamente – Sud e Nord – dopo che quest'ultimo era stato separato e trattenuto in ostaggio dai nazisti e dalla Repubblica di Salò. Tante le sofferenze e i caratteri originali della Resistenza ligure, solidamente collegata ai centri di Torino e di Milano e destinata, come essi, a soffrire sino in fondo la barbarie nazista e fascista", ha ricordato Mattarella. "Con le stragi della Pasqua di sangue del 1944 alla Benedicta, di Fontanafredda di Masone, all'Olivetta di Portofino, a Costa Binella di Testico, alla Foce del Centa di Albenga, a Molini di Triora, Torre Paponi di Pietrabruna ove due sacerdoti vennero arsi vivi, a Ressora di Arcola. Qui si sviluppa la maturazione politica di patrioti che sanno assumere, accanto alle operazioni militari di sabotaggio e di contrasto alle forze di occupazione, responsabilità di governo. Qui si collocano anelli di quell'arco di esperienze di "zone libere" che confermano la presenza sul territorio delle formazioni partigiane e la stretta relazione con le popolazioni. Qui, con la libera Repubblica di Pigna e di Triora nell'Imperiese, di Torriglia nel Genovese, della Repubblica del Vara in Alta Val di Vara nello Spezzino, emerge la dimostrazione della estraneità tra regime e popolazioni. Questo si manifestava nelle vallate, e trovava conferma nelle città dalle quali migliaia di donne e uomini vennero ignobilmente avviate al lavoro coatto in Germania, alla deportazione verso il lager di Mauthausen. E la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà, scuole di democrazia, con la crescita di coscienza sindacale, e la costituzione delle squadre di difesa operaia. Con gli scioperi nel Savonese e nello Spezzino alla fine del 1943 e nel 1944, che conferirono una forte spinta all'allargamento del consenso verso il movimento partigiano. Gli scioperi a Genova del 1943 sino al giugno del 1944, sino allo sciopero insurrezionale del 1945″.
"Da taluno si è argomentato come il contributo "militare" recato dalla Resistenza non sia stato decisivo per il crollo della Linea Gotica costruita dai tedeschi per ostacolare la risalita della penisola da parte degli Alleati e del Corpo Italiano di Liberazione. Al contrario, come è noto, e il 1944 lo ebbe a dimostrare, le forze dell'Asse in campo avevano difficoltà a presidiare, allo stesso tempo, le aree verso le quali premevano le forze alleate e le zone interne sempre più nelle mani della Resistenza. Veniva ascoltato l'ammonimento rivolto da Giuseppe Mazzini ai tanti che, all'epoca, confidavano nell'intervento d'oltralpe: "più che la servitù, temo la libertà recata in dono", ha detto ancora Mattarella. "La aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace.Il regime aveva reso costume degli italiani la guerra come condizione normale: non la guerra per la vita ma la vita per la guerra. La Resistenza si pose l'obiettivo di raggiungere la pace come condizione normale delle relazioni fra popoli. In gioco erano le ragioni della vita contro l'esaltazione del culto della morte, posto come disperata consegna dalle bande repubblichine".
"Anche dalle diverse Resistenze nacque l'idea dell'Europa dei popoli, oggi incarnata dalla sovranità popolare espressa dal Parlamento di Strasburgo. Furono esponenti antifascisti coloro che elaborarono l'idea d'Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre civili europee. Ora, l'eguaglianza, la affermazione dello Stato di diritto, la cooperazione, la stessa libertà e la stessa democrazia, sono divenuti beni comuni dei popoli europei da tutelare da parte di tutti i contraenti del patto dell'Unione Europea. La libertà delle diverse Patrie è divenuta la liberazione dell'Europa da chi pretendeva di sottometterla", ha continuato. "La vita democratica, come si è constatato, cresceva nel carattere proprio alle forze antifasciste genovesi che, accanto alla presenza a di cinque partiti nei CLN del Nord Itali (azionisti, comunisti, democristiani, liberali, socialisti) annoverava una sesta forza politica, il partito mazziniano repubblicano" Ci fu una "questione del tutto peculiare, per dirimere la quale, dal CLNAI, venne inviato Sandro Pertini, settimo Presidente della nostra Repubblica. Oggi, nella sua regione, ne vogliamo onorare la memoria. La sua figura induce a ricordare che la partecipazione politica è questione che contraddistingue la nostra democrazia".
"È l'esercizio democratico che sostanzia la nostra libertà. Da questi principi fondativi viene un appello: non possiamo arrenderci all'assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all'astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità. Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà", ha sottolineato. "Si apriva la stagione dei diritti umani delle persone e dei popoli, per prevenire i conflitti, per affermare che la dignità delle persone non si esaurisce entro i confini dello Stato del quale sono cittadini. Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri. E' la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco".
Il Papa "nella sua "Fratelli tutti", ci ha esortato a superare "conflitti anacronistici" ricordandoci che "ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte. Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti. Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l'hanno ispirata", ha ribadito. "A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un'anima che non sarebbe mai stata tradita. Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni '70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica. E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono in quegli anni a Repubblica".
A Genova Mattarella ha incontrato un gruppo di partigiani ancora in vita e i familiari del generale nazista Gunther Meinhold, comandante in capo delle truppe tedesche in Liguria che il 25 aprile 1945 nella sala di Villa Migone a Genova firmò la resa nelle mani dei partigiani. Il presidente ha poi lasciato il teatro salutato dalle centinaia di persone che l'hanno aspettato in piazza e che hanno a lungo applaudito gridando: ‘Ora e sempre Resistenza' e ‘Grande presidente'.
Meloni dice che fascismo "negò valori democratici"
Giorgia Meloni, alla fine, ha dovuto passare il 25 aprile in Italia e ha partecipato alla cerimonia all'Altare della patria, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (insieme ai presidenti di Camera e Senato e altre autorità) ha depositato una corona d'alloro nell'ottantesimo anniversario della Liberazione. In una nota, poi, la presidente del Consiglio ha affermato che oggi l'Italia "onora la sua ritrovata libertà e riafferma la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana". Ha ribadito che la democrazia deve fondarsi "sul rispetto dell’altro, sul confronto e sulla libertà e non sulla sopraffazione, l’odio e la delegittimazione dell’avversario politico". E, con una generalizzazione che non poteva mancare, ha concluso con un messaggio "contro ogni forma di totalitarismo, autoritarismo e violenza politica".
I programmi fino a pochi giorni fa erano diversi: Meloni avrebbe dovuto essere in viaggio in Uzbekistan, ma ha annullato la trasferta a seguito della morte di Papa Francesco, dato che i funerali si svolgeranno domani. Proprio a causa della morte del pontefice, il governo Meloni ha dichiarato cinque giorni di lutto nazionale e ha invitato a festeggiare "con sobrietà" anche il 25 aprile. Parole che hanno sollevato molte polemiche, da parte dell'opposizione e non solo, anche perché diversi Comuni hanno cancellato o ridotto le celebrazioni previste.
Salvini cita la Carta di Chivasso
Dai social, Matteo Salvini ha condiviso un passaggio della Carta di Chivasso, anche conosciuta come Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, un documento stilato nel 1943 da alcuni esponenti della Resistenza delle valli alpine tra Piemonte e Valle d'Aosta. Il testo chiedeva una forma di Stato federale (in risposta, va ricordato, all'accentramento di poteri fascista). "Il federalismo garantirà nel futuro assetto europeo una pace stabile e duratura… unica garanzia contro un ritorno della dittatura", ha estrapolato Salvini, aggiungendo: "Viva la Libertà!".
Numerosi i messaggi ‘istituzionali' dagli esponenti del governo Meloni e della maggioranza. "Oggi è la festa di tutti gli italiani. La festa del Tricolore non è una festa di parte. Sobrietà significa fare tutto senza violenza, senza grida, ma ricordando il sacrificio di tante vittime cadute per la libertà", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani arrivando in visita alle Fosse ardeatine. Qui un uomo ha chiesto al ministro di cantare Bella ciao, ma Tajani non ha risposto.
"Ottanta anni fa l'Italia tornava libera. Oggi celebriamo i valori di libertà e democrazia", ha scritto il ministro dell'Istruzione Valditara. "Libertà, una storia che si difende ogni giorno. Buon 25 aprile", ha dichiarato quello della Difesa Crosetto. Anche qui non sono mancati gli accenni polemici, comunque.
Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d'Italia ha detto che il richiamo alla sobrietà è "giusto" perché "dovrebbe esserci sempre per rispetto a chi ha sacrificato la vita per ridarci la libertà e la democrazia in Italia. Quest'anno, visto che c'è un lutto nazionale, ovviamente era un appello più che condivisibile, ma qualcuno deve per forza strumentalizzare qualsiasi parola in questa occasione per provare a renderla una festa divisiva. Invece chi ha combattuto per la libertà degli italiani per liberarci dal fascismo, sicuramente volevano Italia unita su questi temi e non un Italia divisa".
Licia Ronzulli (FI), vicepresidente del Senato, ha sottolineato: "È una festa che dovrebbe unire e non dividere. È una festa che è patrimonio di tutti, non solo di una sola parte. Chi se ne appropria per motivi ideologici e politici, alimentando lo scontro e la contrapposizione, ottiene l'effetto contrario: spacca il Paese".
Pd: "Libertà mai scontata", Calenda: "25 aprile è di tutti, non della sinistra"
Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, ha commentato a margine delle commemorazioni a Marzabotto: "È un 25 aprile di resistenza e di libertà e il Paese festeggia la libertà. Anche oggi la lezione di chi ha lottato e ha dato la vita per la nostra libertà è quanto mai attuale. Libertà, liberazione, resistenza, ora e sempre". Sempre dal Pd, il responsabile Memoria ed eurodeputato Sandro Ruotolo ha attaccato il "governo più di destra della storia della nostra Repubblica, allergico al 25 aprile", concludendo: "La libertà non è mai scontata, e la memoria è un dovere".
Dal Movimento 5 stelle, la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone ha scritto sui social: "Ricordare i valori di libertà, di ripudio della guerra, di aspirazione alla pace che furono alla base della Resistenza vuol dire, indirettamente, rendere omaggio anche alla figura del nostro amato Papa". Peppe De Cristofaro, di Avs, ha affermato: "Il 25 aprile è una giornata di memoria, dignità e lotta alla quale non rinunceremo mai. Non accettiamo lezioni di sobrietà da questa destra, che, da sempre, è allergica alla celebrazione della Liberazione dal nazifascismo".
Matteo Renzi, leader di Italia viva, ha dichiarato semplicemente: "Viva il 25 aprile, viva la Festa della Liberazione. Viva l'Italia libera e democratica!". Carlo Calenda invece ha sottolineato i fatti di Torino: "A militanti di Azione, +Europa e Italia Viva con bandiere ucraine ed europee è stato impedito di partecipare alla fiaccolata per la Liberazione. Ogni anno la sinistra cerca di appropriarsi di una Festa nazionale, escludendo a suo piacimento partecipanti che ritengono ‘non allineati'. Una prassi fascista e contraria ai valori della libertà e della democrazia. Non ci riusciranno. Il 25 Aprile è di tutti". Poi ha aggiunto: "È importante ricordarsi di tutti quelli che si sono sacrificati così come è importante ricordarsi che oggi chi resiste e combatte contro l'invasore fascista sono gli ucraini".