Più storia e filosofia, meno tecnicismi: salviamo la scuola del pensiero critico
Gli appelli si moltiplicano in rete e sui quotidiani. Da quello lanciato durante il Festival di Storia a Napoli, organizzato da Laterza, fino al Manifesto per la filosofia, che si può sottoscrivere anche sui social. Da tempo si susseguono appelli accorati di intellettuali e studiosi per salvare il patrimonio umanistico, fondamento di ogni formazione del pensiero critico. Nessun conflitto con le scienze sperimentali, né con la tecnica, ma la consapevolezza che senza storia, arte e filosofia, non può esserci futuro per il nostro Paese.
Dalla riforma che ha investito lo studio della storia dell’arte nei licei e negli istituti tecnici e professionali alla recente decisione di eliminare la traccia di storia dalle tipologie del tema dell’esame di maturità, il nostro è un Paese che attraverso la scuola sta dicendo addio al proprio futuro. I risultati di anni trascorsi a trastullarsi con l'idea che la scuola doveva preparare al lavoro (solo ed esclusivamente ad esso) non solo non ha portato alcun beneficio al sistema economico e produttivo del Paese, ma ha avuto il solo risultato di indebolire le capacità critiche e l'analfabetismo di ritorno, aumentando difatti i problemi del mercato del lavoro in Italia. Favorendo la disgregazione dei diritti e il mancato adempimento dei doveri fondamentali di ogni cittadino.
In qualche modo, dunque, nonostante il disdoro di cui oggi sembra godere la figura dell'intellettuale, è proprio da qui che bisogna ripartire. Per riportare lo studio delle discipline un tempo centrali nella scuola italiana di stampo crociano, dalla lingua italiana, alla storia, alla filosofia e all'arte, alla dignità perduta.