Questa volta dovrebbe trattarsi di pochi giorni, forse di poche ore, almeno a giudicare dal balzo del titolo a Piazza Affari (quasi il 30% di guadagno rispetto alla chiusura precedente nella sola seduta odierna, col titolo sospeso praticamente sin dall’apertura prima di chiudere a 4,95 euro per azione): secondo quanto rilanciato dalla stampa italiana il controllo di Pininfarina, come ci si attende da mesi, sta per passare di mano per finire al gruppo indiano Mahindra & Mahindra. Immediata la puntualizzazione di Pincar, la holding della famiglia Pininfrina a cui fa capo una quota del 77% nel capitale dell’azienda piemontese (anche se le azioni sono tuttora in pegno agli istituti finanziari che ne hanno finanziato la ristrutturazione), che in una nota ha ammesso che i colloqui sono in corso aggiungendo peraltro, come ovvio, che verrà data comunicazione al mercato se e quando verrà l’accordo sarà stato sottoscritto.
L’ipotesi di lavoro, cui si lavora ormai dal marzo scorso, sarebbe quella di girare a Mahindra & Mahindra la quota di Pincar, per un controvalore che non dovrebbe discostarsi di molto dai 25 milioni di euro di cui si era già parlato la scorsa primavera. Visto che gli istituti di credito che tuttora hanno in pegno i titoli hanno già dovuto sostanzialmente rinunciare, in cambio, a 250 milioni di euro di crediti (convertiti in azioni), si tratterebbe per le banche coinvolte di un parziale recupero delle perdite su credito subite. Da notare che il gruppo indiano si sarebbe detto pronto a rilevare il debito di 87 milioni di euro che ancora grava sull’azienda italiana a fronte di uno sconto del 50% dello stesso, oppure di una partecipazione delle banche al rilancio del gruppo, il cui fatturato è calato, proprio a seguito della drastica ristrutturazione, dai 527 milioni del 2008 (anno che peraltro si chiuse in perdita di 204 milioni) agli 86,57 milioni dello scorso anno (con una perdita ridottasi a 1,26 milioni), a fronte di una riduzione degli addetti da 5 mila a soli 650.
Una volta ottenuto il via libera dalle banche, Mahindra & Mahindra procederebbe a lanciare un’Opa sul residuo flottante di borsa di Pininfarina, arrivando a spendere non meno di 35 milioni di euro, per poi concludere l’operazione con una iniziazione di mezzi freschi per 20 milioni nel capitale di Pininfarina, portando il conto totale a un’ottantina di milioni di euro, vale a dire 20 volte il risultato operativo (3,9 milioni di euro) segnato lo scorso anno. Per Pininfarina, nata a Torino 85 anni or sono e negli anni divenuta famosa per alcuni modelli di autovetture realizzate per marchi da Ferrari ad Alfa Romeo, da Fiat a General Motors, da Lancia a Maserati, a Peugeot piuttosto che con costruttori cinesi come AviChina (Hafei), Chery, Changfeng, Brilliance, e Jac, potrebbe essere l’ultimo treno.
Infatti anche quest’anno la situazione non si presenta certo rosea e l’azienda ha già fatto sapere che a fronte di un valore della produzione che ci si attende in linea con quello del 2014, (86,6 milioni di euro) ritiene di non riuscire a rispettare gli impegni sottoscritti con le banche in termini di Ebitda, che l’Ebit risulterà negativo e che l’indebitamento finanziario netto dovrebbe peggiorare nuovamente. Mahindra & Mahindra dal canto suo è il secondo produttore automobilistico indiano (dietro a Tata Motors), ma la sua produzione spazia dalle motociclette alle macchine agricole per arrivare ai veicoli per il settore Difesa, all’aerospazio, alla logistica, all’immobiliare e ai servizi finanziari, e sta già investendo in Italia, avendo da poco inaugurato un nuovo quartier generale a Varese dedicato allo sviluppo della produzione motociclistica (anche per rafforzare il suo impegno nel campionato MotoGP classe Moto3).
Fondata nel 1947, Mahindra & Mahindra è ormai una multinazionale con oltre 200 mila dipendenti presente in oltre 100 paesi con un fatturato di 16,9 miliardi di dollari. Quello che ancora manca al gruppo è un marchio e una capacità progettuale in grado di affascinare i clienti dei mercati sviluppati. Se Tata ha acquistato nel 2008 il marchio Jaguar, proseguendo nel rinnovo della gamma (già impostato da Ford, all’epoca proprietaria del marchio britannico) secondo un design meno tradizionale, Mahindra & Mahindra potrebbe puntare su Pininfarina proprio per dare ai suoi veicoli quell’allure che solo il tocco del design italiano, per ammissione di tutti i maggiori gruppi mondiali, riesce ad esprimere. Per l’85enne azienda piemontese potrebbe essere una seconda vita, si spera ricca di successi quanto inizialmente era stata a prima, ma con una fine meno travagliata.