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Perché Sallusti de Il Giornale rischia la galera?

14 mesi di carcere (domiciliare) per aver fatto pubblicare un articolo su Libero nel 2007. E’ la pena che rischia Alessandro Sallusti, se la Suprema Corte, mercoledì 26 settembre, confermerà la sentenza d’appello.
A cura di Biagio Chiariello
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Perché Sallusti de Il Giornale rischia la galera?

"Stanno per arrestare il direttore del Giornale“, così apriva stamane il quotidiano di centrodestra. Titolo dell'editoriale con cui Vittorio Feltri, spiegava che Alessandro Sallusti sarebbe sotto accusa per un pezzo scritto da un giornalista su Libero nel 2007, quando ne era direttore responsabile. Il caso era quello della ragazzina di tredici anni a cui il Tribunale di Torino dette l'autorizzazione ad interrompere una gravidanza. In seguito all’aborto ha sofferto di disturbi mentali che l'hanno costretta ad un ricovero in un ospedale psichiatrico. Ne nacque uno scontro verbale a cui presero parte giudici, chiesa, gruppi pro/contro l'aborto e Libero che, in un commento a firma Dreyfus, offriva il suo punto di vista sulla vicenda; così: «Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo, il giudice».

E' molto probabile che a distanza di cinque anni, Sallusti si sia pentito di aver fatto pubblicare quel commento, visto che ora rischia seriamente il carcere. Quelle parole, infatti, non suscitarono l'indignazione né dei genitori della ragazza, né del Tribunale, né ginecologo del che praticò l'aborto. Ma portarono ad una querela per diffamazione da parte del magistrato Giuseppe Cocilovo. Sallusti è stato condannato in primo grado a 5 mila euro di pena pecuniaria e in appello a 14 mesi di reclusione, senza condizionale. Ora, se mercoledì 26 settembre la Cassazione confermerà quella sentenza  per il direttore de Il Giornale si apriranno le porte del carcere (domiciliare).

Una condanna che non può che far gongolare i tanti detrattori del direttore del quotidiano della famiglia Berlusconi. Eh sì che Sallusti non è proprio uno stinco di santo (come ci ricorda anche un altro titolo d'apertura de Il Giornale di qualche mese fa: "A noi Schettino, a voi Auschwitz”), ma il caso pone un punto interrogativo gigantesco sulla libertà d'informazione nel nostro Paese. Come ci ricorda il Fatto Quotidiano: «L’Italia è l’unico Paese europeo dove un giornalista rischia il carcere per ciò che scrive. Nelle democrazie occidentali, e negli Stati Uniti, il reato di diffamazione è regolato dal codice civile. Nel Regno Unito, è stata approvata una riforma, tre anni fa, a conclusione di un dibattito acceso; un confronto duro fra opposte fazioni, ma alla fine, la legge è passata. In Italia un giornalista può andare in galera anche per vicende surreali come quella che sta vivendo Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, per una vicenda che risale al 2007».

Non è certo un caso se Feltri se l'è presa anche con Berlusconi nel suo editoriale di oggi. Il Cavaliere è stato attaccato per aver mantenuto in vita una legge «fascista»: quella per la quale le querele per diffamazione e per i reati di opinione vengono sottoposte alla giustizia penale e non alla civile. «Si vergognino Berlusconi, Prodi, D'Alema, Amato, Ciampi, Fanfani (anche se è morto), Andreotti, Emilio Colombo, Craxi (anche se è morto), De Mita. Tutti i governi, di destra, di centro e di sinistra. Non solo hanno mandato in malora il Paese: hanno anche ucciso la libertà di stampa nella culla» tuona Feltri.

Al fianco di Sallusti si schierano anche la Federazione Nazionale della Stampa e l'Ordine dei giornalisti:

E’ inaccettabile che un giornalista per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera – si legge in una nota diffusa dall’Fnsi -. Non è da Paese civile. Succede solo in Italia e questa è una delle ragioni principali per cui siamo così in basso nelle graduatorie mondiali sulla libertà di stampa. La condanna al carcere, senza condizionale, per il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, è mostruosa e non può essere accettata come atto di giustizia giusta, ancorché dovesse risultare coerente con il codice penale italiano”.

L'Odg invece chiede direttamente l'intervento del  ministro della Giustizia Paola Severino: «Come è possibile che una sanzione passi nei due gradi di giudizio da 5.000 euro di multa al carcere?» è la domanda a cui l'Ordine esige risposta. «Viene da domandarsi – si legge nel comunicato dell'Odg – se era davvero impossibile differire quell’udienza per riconoscere a Sallusti il sacrosanto diritto ad una difesa non rituale. In un mondo, quello della giustizia, che accumula ritardi di anni, che cosa ha impedito un rinvio?».

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