Partiamo da un presupposto: sul legame fra l’ennesima tragedia nel canale di Sicilia e Mare Nostrum, ha ragione Matteo Renzi. Sia quando dice che si trattava di “un'operazione tampone che non rimuove il problema alla radice”, sia quando attacca chi strumentalizza la questione: “Non è che con l'operazione Mare Nostrum nella vicenda di oggi sarebbe cambiato qualcosa. Deve essere chiaro. C'era una nave al fianco del peschereccio che si è inabissato. Chi dice che se ci fosse stato Mare Nostrum sarebbe cambiato qualcosa, dice una cosa che non sta né in cielo né in terra”.
Il problema è che, ancora una volta, il Presidente del Consiglio evita di rispondere ad una domanda fondamentale: perché abbiamo rinunciato a Mare Nostrum? Perché il punto non è capire se “stavolta” avessimo potuto evitare l’ecatombe, quanto piuttosto considerare se stiamo facendo “tutto il possibile” per arginare il dramma nel Mediterraneo, se stiamo assolvendo col massimo dello sforzo ad un impegno che è prima di tutto umanitario. O se invece, non stiamo semplicemente incrociando le dita nella speranza che non accada l’inevitabile.
E allora la domanda sul perché della rinuncia a Mare Nostrum acquista un valore centrale, proprio perché diventa il metro di giudizio dell'operato di questo Governo e della politica italiana nel suo complesso. Proviamo ad andare con ordine, tornando a quanto avemmo modo di scrivere alla fine dello scorso ottobre, proprio in concomitanza con l'ufficializzazione dell'avvio della transizione da Mare Nostrum a Triton:
L'operazione Mare Nostrum è uno dei rari esempi di "impegno concreto" seguito alle chiacchiere: sulla scia dell'enorme impatto emotivo della tragedia di Lampedusa, in cui persero la vita 366 persone, il Governo italiano metteva in campo una operazione per il rafforzamento del pattugliamento delle coste e del sistema di accoglienza dei migranti. Il bilancio finale parla di 150mila interventi in mare, 100mila migranti soccorsi, 500 scafisti arrestati, 3 navi "madre" sequestrate; il costo dell'operazione si è aggirato sui 9,5 milioni di euro al mese […]; con l'impiego di circa mille uomini, 2 fregate, una nave anfibia, 2 pattugliatori, 2 elicotteri pesanti, un P180 ed una rete radar di ultima generazione.
A motivare, si fa per dire, il passaggio a Triton fu lo stesso ministro dell'Interno Angelino Alfano intervenendo durante un question time al Senato. Mare Nostrum, spiegava Alfano, “è stata fin dall'inizio, concepita come un'operazione di emergenza per rispondere al dramma di Lampedusa" e fu varata (giuro che è testuale) "nella logica di dare una risposta italiana agli occhi dell'Europa a quel dramma". Ma fin dall'inizio era chiaro che servisse "l'intervento europeo", che ora arriva "con un'operazione chiamata Tritone, che ne assorbe due, Hermes ed Aeneas, ma che non svolgerà la stessa funzione di Mare Nostrum".
Mentre Mare Nostrum andava oltre le nostre acque territoriali, Triton rimane sulla frontiera di Schengen, con una dotazione di uomini e mezzi nettamente inferiore che ne ha limitato la capacità di pattugliamento e con il compito di "operare il controllo delle frontiere" e non di "garantire la salvaguardia della vita in mare (ovviamente fatta salva la “rescue”, dal momento che “non c'è nessuna agenzia che può esonerare il navigatore o chi sta in mare dal dovere di soccorrere chi è in difficoltà”).
Insomma, un'operazione nata in piena emergenza viene cancellata nonostante l'emergenza non sia mai finita. Una possibile spiegazione la fornisce l'ex ministro degli Esteri Emma Bonino, che attacca: "Abbiamo cancellato Mare Nostrum accettando anche la motivazione dei colleghi europei, che sostenevano e sostengono che l’operazione di salvataggio avrebbe attirato ulteriori sbarchi. I dati stanno smentendo quella motivazione". I dati, appunto, testimoniano come gli sbarchi siano aumentati costantemente: 7882 migranti sbarcati sulle coste italiane tra gennaio e febbraio, cui bisogna aggiungere oltre diecimila tra marzo ed i primi 15 giorni di aprile, con un confronto impietoso con lo scorso anno: +43% nei primi due mesi e +55% a marzo. Tanto per sfatare la balla di "Mare Nostrum come regalo agli scafisti" e dei migranti "incentivati a salpare" fiduciosi nel "servizio taxi" della Marina militare italiana. Del resto, come spiega sempre la Bonino, "la gente scappa perché le condizioni nei Paesi d’origine sono sempre più terribili e non perché qualcuno poi li salverà".
C'era poi la questione dei costi, cavallo di battaglia dell'opposizione parlamentare. Mare Nostrum costava 9,5 milioni di euro al mese, provenienti dalla dotazione ordinaria della Difesa; i costi erano divisi in circa 7 milioni per i mezzi e 2,5 milioni di euro di indennità aggiuntive per il personale. Triton costa 2,9 milioni di euro al mese, che sono a carico di Frontex, ha una dotazione di uomini e mezzi nettamente inferiore (due aerei, un elicottero, tre navi d'altura, quattro motovedette) e vede la partecipazione di 29 paesi. Insomma, al netto delle indennità aggiuntive per gli uomini della Guardia Costiera impegnati “ugualmente”, l’Italia ha risparmiato oltre 100 milioni di euro in un anno. Ne è valsa la pena?
Quello che è certo è che Triton non è mai stata pensata per sostituire Mare Nostrum e non era lecito attendersi risultati di diverso tipo. A spiegarlo era stata la stessa portavoce di Frontex, Isabella Cooper: "Triton non è mai stata concepita per sostituire Mare Nostrum. Ciononostante stiamo lavorando ben oltre le nostre potenzialità, con il dispiegamento di forze che ci garantisce il budget di 3 milioni di euro al mese. Noi agiamo all’interno del mandato datoci dall’Europa: finché il nostro mandato resta offrire assistenza tecnica agli stati membri sul pattugliamento delle frontiere non ci si può aspettare di più".
La verità è che a pesare sulla scelta di abbandonare Mare Nostrum furono pressioni politiche e convenienze di bottega, ragionamenti sull'impopolarità di una iniziativa che veniva percepita come "un taxi per rifugiati, migranti e clandestini", calcoli più o meno sensati sul collasso delle strutture di accoglienza. Oltre che la solita, insopportabile, propaganda. Ora che ci siamo ritrovati a contare i morti, qualcuno potrebbe chiedere scusa, fare un passo indietro e spendersi per il ripristino di una missione che non era la panacea di tutti i mali, ma garantiva soccorso e assistenza dove ce n'è davvero bisogno. Anzi, non servono nemmeno le scuse.