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Opinioni

Per recuperare i gap serve più concorrenza

Nel Belpaese il denaro costa più caro, la benzina costa più cara, i servizi sono più scadenti, ma il dibattito politico-economico non se ne cura. Eppure dovrebbe: se si ha a cuore la ripresa serve più concorrenza.
A cura di Luca Spoldi
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Benzina ad oltre 2 euro,massimo storico

Avvertenza per i gentili lettori: dopo alcuni giorni a Ginevra e Parigi il vostro analista di fiducia è rientrato in Italia per accorgersi non solo che il gap culturale, politico ed economico del paese rispetto a nazioni come Francia e Svizzera (mica la Luna) è purtroppo sempre più ampio (senza che ce l’abbia prescritto il dottore, ma l’incapacità e disonestà di una classe politica, imprenditoriale e bancaria tra le più modeste d’Europa) vanificando i sacrifici fiscali sempre più pesanti chiesti ad una parte del paese (sempre la solita: lavoratori dipendenti e aziende “oneste”), ma che anche il tono dei dibattiti sia politici sia economici sono drammaticamente in ritardo rispetto al resto del mondo.

Così mentre da noi si fa a gara a dare del “fascista”, del “comunista” o dello “zombie” all’avversario in vista di una campagna elettorale che rischia di partire già in autunno nonostante i ripetuti avvisi giunti da mercati e partner europei circa l’inopportunità di “staccare la spina” al governo Monti e riproporre facce e “programmi” impresentabili altrove ma fino all’altro ieri in grado di governare l’Italia, il presidente del Montepaschi (ed ex numero uno di UniCredit), Alessandro Profumo, intervenuto ad un dibattito pubblico alla Festa del Pd di Siena si prende i fischi, secondo quanto riferisce “Il Giornale” mentre constata che “la senesità della Banca Monte dei Paschi di Siena di fatto non c’è più” (evitando per pudore di aggiungere che “l’italianizzazione” forzosa dell’istituto è avvenuta anche a seguito della mala gestione di “banchieri” di stretta osservanza Piddina).

Per non essere meno “innovativo” l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha pensato oggi di ricordare a tutti che lo “scontone” (sic…) praticato da parte delle pompe Eni in estate durante i fine settimana finirà il 3 settembre perché il management del cane a sei zampe deve “fare l’interesse dei nostri azionisti e dal punto di vista aziendale non possiamo portare avanti questa campagna per sempre”. Il che rischia di suscitare un nuovo vespaio di polemiche, perché se è sacrosanto che ciascuno tuteli i propri legittimi interessi, forse Scaroni farebbe meglio a esercitare qualche pressione nei confronti dei propri azionisti pubblici (il Tesoro ha un residuo 3,93% di capitale, la Cassa Depositi e Prestiti, partecipata a sua volta dal Tesoro al 70%, possiede una più robusta quota del 26,40%) per cercare di ottenere uno “sconto” fiscale che se ben modulato potrebbe ridurre i costi di trasporto delle merci in Italia e così contribuire a far ripartire l’economia più delle dichiarazioni “confortanti” circa lontane luci “alla fine del tunnel” che il nostro premier afferma di vedere da qualche tempo (e che in verità sembrano vedere anche gli analisti di Moody’s).

Che sia tempo che la politica ceda la presa sulle banche e che le stesse finalmente inizino a farsi concorrenza sui prezzi dei propri servizi mi pare evidente da sé, tanto più mentre si assiste all’estero a nuovi accordi per favorire una progressiva disintermediazione del settore bancario dal settore creditizio (è di oggi la notizia secondo cui Mastercard ha siglato un accordo con Everything Everywhere che le consentirà di offrire i propri servizi a una base di 27 milioni di clienti). Allo stesso modo mi pare evidente che se davvero si vuol far “ripartire l’Italia” più che la retorica occorrerà attrezzarsi per ridurre accise fiscali e margini reddituali di produttori e distributori che pesano sul costo dell’energia in Italia mediamente un terzo in più che negli altri stati d’Europa: di nuovo, non sto parlando della Luna ma di paesi come Francia (dove secondo dati pubblici al momento un litro di benzina verde costa mediamente 1,735 euro contro gli 1,842 euro segnalati come media per l'Italia, ma nel Belpaese il prezzo ha ormai superato i 2 euro al litro) o Germania (qui un litro di verde costa mediamente 1,738 euro).

Paesi che a loro volta sono peraltro più “cari” della media europea (un litro di verde costa al momento mediamente appena meno di 1,60 euro nella Ue), dunque non certo “eccezioni” particolarmente virtuose per i consumatori e dove esistono (eccome) grandi gruppi energetici (e petroliferi) che però sono molto più aperti alla concorrenza (se viaggiate per le autostrade francesi troverete una vasta presenza, ad esempio, di pompe BP, e persino una sporadica presenza, vicino alle frontiere chissà perché, di pompe a marchio Agip), tanto per sfatare il mito che la concorrenza non serva (o meglio non è sufficientemente documentato “teoricamente” che serva) a migliora l’efficienza economica e quindi a produrre un’ulteriore spinta alla crescita.

Insomma, cari amici: tornando in Italia ho la sensazione netta di essere stato preso per i fondelli per anni (e di rischiare di venir preso ancora per molti anni se nulla cambierà). Io proverei a fare qualcosa per migliorare, prima di dover suggerire a mio figlio (e ai vostri) di fare la valigia e andare a cercare fortuna all’estero in posti “esotici” come Ginevra o Parigi, voi che dite?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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