Per la pillola dei 5 giorni dopo non serve ricetta, ma i farmacisti continuano a chiederla
Se è oramai acclarato che l'Italia sia il paese degli obiettori di coscienza, dove abortire è più una battaglia che un diritto, non si può certo dire che le cose vadano meglio sul versante della contraccezione, specialmente per quella d'emergenza. Una recente indagine dell'Istituto di ricerca Swg di Trieste in collaborazione con Edizioni Health Communication ha fatto luce su una situazione inquientante: quella di un paese in cui regnano disinformazione e diritti negati. La ricerca si è focalizzata su un campione di 400 donne tra i 18 e i 40 anni di età e 100 farmacisti italiani su tutto il territorio nazionale e ha sondato la facilità con ci si procura ellaOne, il nome commerciale della cosiddetta "pillola dei cinque giorni dopo": un contraccettivo d'emergenza con effetto fino a 120 ore dopo un rapporto sessuale a rischio, in vendita dal 2012. Lo scorso maggio l'Agenzia del farmaco – Aifa – ha stabilito che il farmaco può essere venduto alle ragazze maggiorenni in farmacia senza bisogno di presentare ricetta medica – in linea con il resto d’Europa – una decisione che nel nostro paese aveva scatenato dibattiti e polemiche.
Secondo i dati raccolti da Swg, però, il via libera di Aifa sembra essere caduto nel vuoto. Il 14% dei farmacisti ha dichiarato di non essere a conoscenza della determina, mentre il 46% si è detto decisamente contrario alla scelta dell'Agenzia del farmaco. Il 77% di chi si oppone è convinto che senza ricetta le donne userebbero la pillola con troppa facilità. Ma c'è di più: il 18% dei farmacisti ha dichiarato che non venderebbe mai contraccezione d'emergenza senza ricetta a prescindere dal regime di prescrizione vigente, nonostante l'86% ritenga ellaOne utile o efficace (96%). Il risultato è che, ad oggi, davanti al banco della farmacia molte donne vengono rimandate indietro, a cercare di procurarsi una ricetta che non serve.
Alla base della contrarietà ci sono convinzioni riguardanti pericoli per la salute delle donne (53%) o motivi religiosi. Questi ultimi, in realtà, non hanno motivo di esistere: la pillola ellaOne non interrompe la gravidanza, è semplicemente un contraccettivo: la evita, così come evita che si debba poi ricorrere all'aborto. Anzi, per Francesca Merzagora, presidente di Onda – l'osservatorio nazionale sulla salute della donna – vendere ellaOne senza ricetta è "l'ultimo baluardo per evitare il rischio di dover ricorrere a una interruzione volontaria di gravidanza che, oltre ad essere un’esperienza estremamente dolorosa per la donna, è anche un fallimento delle politiche di prevenzione e pianificazione della salute sessuale e riproduttiva. È quindi fondamentale che i farmacisti informino le donne in maniera corretta essendoci anche una Direttiva dell’Aifa molto chiara da rispettare. Nessun comportamento contrario può essere giustificato". I movimenti pro vita sono certi che la commercializzazione più semplice di ellaOne sia un modo per ingannare le donne e introdurre un farmaco abortivo. In un'intervista a Repubblica, Nicola Surico, primario della clinica ostetrica dell'ospedale Maggiore di Novara ed ex presidente della Società italiana di ginecologia, medico cattolico e obiettore, ha spiegato però che "con la pillola dei cinque giorni dopo l'obiezione di coscienza non ha senso perché non interrompe la gravidanza, anzi: è un farmaco contraccettivo che evita l'aborto. Previene la gravidanza perché ritarda l'ovulazione: in pratica rende l'uovo incapace di essere fecondato. È simile alla pillola del giorno dopo, ma agisce fino a cinque giorni dopo il rapporto sessuale. Prima viene presa, più è efficace".
"I risultati di questa ricerca del Swg ci dicono che il problema è ben lontano dall'essere risolto. I farmacisti che non sanno che non serve la prescrizione dimostrano un livello di incompetenza drammatico in quanto Federfarma gliel'ha comunicato con chiarezza mesi fa. I contrari commettono un abuso, poiché è illegale chiedere la prescrizione", ha detto a Fanpage.it Lisa Canitano, ginecologa e presidente dell’Associazione Vita di Donna, che aveva già denunciato la situazione mesi fa. Con una lettera ad Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Canitano l'aveva invitato a "intervenire per semplificare come dovuto e come stabilito dalla Legge italiana, l’accesso alla contraccezione d’emergenza". Al telefono dell'associazione, infatti, giungevano – e, ha commentato a Fanpage.it la dottoressa Canitano, continuano ad arrivare – "continue segnalazioni di donne che ci segnalano farmacisti che negano che ciò sia possibile, che dicono che non hanno il farmaco e che fanno ostruzionismo di vario tipo dicendo che è sempre meglio la ricetta perché è un farmaco pericoloso o che bisogna fare una visita ginecologica prima di assumerla". In molti casi le donne sono state costrette a un tour delle famacie alla ricerca di una disponibile; altre volte si è arrivati a far intervenire i carabinieri.
Alla contrarierà dei farmacisti, fa da contraltare una grandissima disinformazione da parte delle donne. Secondo i dati raccolti dall'istituto Swg, più del 30% di loro è ancora convinto che l'obbligo di prescrizione esista, quasi il 50% non ne sa proprio nulla e appena il 16% ne è consapevole. Oltre un terzo delle intervistate è convinto che acquistare la contraccezione d'emergenza non sia facile: per il 65% questo avviene perché è difficile trovare chi fa la ricetta entro 24 ore, per il 42% la difficoltà sta proprio nella ricetta e per il 43% nella resistenza dei farmacisti fanno resistenza che la chiedono anche quando non serve. Chi fa richiesta, dunque, viene mandata alla ricerca di questo fantomatico foglio di carta che, nonostante non sia necessario, continua a essere rilasciato. "I servizi sanitari che colludono facendo la ricetta e pensando così di mantenere il controllo ‘benefico' sulla sessualità delle donna – ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Canitano – sono anch'è essi complici di questa violenza. Le donne italiane come le donne europee hanno il diritto di ricorrere alla contraccezione di emergenza in urgenza senza intermediari, è urgente che il governo intervenga per porre fine a quella che non esitiamo a definire un'illegalità".
La ginecologa ha denunciato il fatto che a Roma ci siano "consultori dove si fa la ricetta, invece di dire alla donna di andare in e farsi rispettare", sostenendo come "il controllo sulla sessualità femminile sia un tema centrale", che in Italia continua a soffrire. In effetti, secondo un'indagine presentata dall'International Planned Parenthood Federation – Ippf – su sedici nazioni europee, il nostro paese si trova in coda al dodicesimo posto per l'accesso ai contraccettivi, seguita da Cipro, Romania, Lituania e Repubblica Ceca. Per l'Ippf, nel nostro paese mancano campagne di sensibilizzazione e consulenze individuali, ma anche semplice conoscenza tra gli addetti ai lavori dei metodi disponibili. Per Emilio Arisi presidente della Società Medicina Italiana per la Contraccezione -Smic, sulla contraccezione d'emergenza "continua a gravare uno stigma ormai anacronistico e privo di fondamento scientifico": "Infatti, se Ema e Aifa hanno abolito la ricetta per acquistare la nuova pillola del giorno dopo è proprio per la sua eccellente tollerabilità. È quindi sbagliato, com’è emerso dai dati dell’indagine, che sia le donne sia i farmacisti ritengano il farmaco pericoloso: le donne devono essere tranquillizzate e i farmacisti devono comprendere che non c’è alcun fondamento scientifico per opporsi alla vendita". Riguardo alla convinzione dei farmacisti che le donne utilizzino con troppa facilità la pillola del giorno dopo, secondo Arisi "i dati di utilizzo di questa categoria di farmaci si mantengono in Italia tra i più bassi d’Europa: solo il 2,5% circa delle donne in età fertile ha infatti fatto ricorso alla Contraccezione di emergenza".