Ancora uno scivolone sulla comunicazione per il partito del vicepremier Matteo Salvini. L'8 marzo si avvicina, e questa data ogni anno sposta il dibattito, in modo divisivo, sui temi che riguardano la donna e la violenza di genere. A far discutere in questo caso è un'immagine che sta circolando online sui social network, diffusa dalla Lega di Crotone. L'occasione della ‘Festa delle donne' si è trasformata in un pretesto per attaccare i gruppi sociali più deboli. In una schermata gli esponenti della Lega della città calabrese elencano in sei punti i motivi per cui la donna oggi non è tutelata. Il titolo del cartello recita: "Chi offende la dignità della donna?".
In quello che viene presentato come un manifesto in difesa del ruolo della donna, gli esponenti locali del Carroccio hanno scritto che "La donna ha una grande missione sociale da compiere per il futuro e la sopravvivenza della nostra nazione, non sia, pertanto, mortificata la sua dignità da leggi e atteggiamenti che ne degradano e ne inficiano il suo infungibile ruolo". Ma da parte di chi arrivano queste insidie? Naturalmente da chi mette in discussione la società patriarcale tradizionale. Da chi cioè si prende la briga di mettere in ombra la funzione sociale delle donne, che, sembra dire il cartello, è bene che rimanga cristallizzata in uno schema sempre perfettamente riconoscibile. L'importante è che non si crei confusione, che le abitudini e i costumi delle famiglie italiane non debbano modificarsi, pena la loro scomparsa. E allora si comprende come e dove vengano individuati i ‘nemici'. Invece di puntare il dito contro l'assenza di parità tra uomo e donna, salariare e spesso anche nella ripartizione degli oneri all'interno dei nuclei familiari (tipica di un pensiero maschilista), invece di provare a dare soluzioni e fornire sostegno economico per attenuare il gender gap, e, ancora, invece di stigmatizzare la violenza di genere e la sopraffazione spesso subita, anche inconsapevolmente, dalle donne, il tentativo è quello di spostare l'attenzione verso una minaccia che viene da fuori, verso tutto quello che viene considerato un attacco sistematico ai valori della società.
La maternità, secondo i leghisti, è messa in pericolo da "chi sostiene una cultura e promuove iniziative favorevoli alla vergognosa e ignominiosa pratica dell'utero in affitto"; ma anche da chi propone di cambiare l'uso delle parole ‘mamma e papà' e sostituirle introducendo una "neolingua", proponendo i termini ‘genitore 1 e genitore 2'; una critica viene fatta anche alle ‘quote rosa', offensive e discriminatorie, perché la donna non ne avrebbe bisogno per guadagnarsi il proprio posto in ambiti come la politica; al punto quattro del volantino si criticano le politiche che incitano allo scontro tra uomo e donna, attraverso una "marcata e assoluta autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell'uomo", quasi a suggerire una violenza di genere al contrario. Come a dire che le donne dovrebbero imparare ad addomesticare i propri istinti bellicosi e i propri desideri di rivalsa, in nome di una convivenza pacifica con i propri colleghi, con i propri partner o con i propri familiari; un pericoloso avversario è poi chi "contrasta culturalmente" l'idea della donna ‘angelo del focolare', compito che le sarebbe stato assegnato per natura.
Infine, ma qui il passaggio richiede anche uno sforzo da parte del lettore, il problema è rappresentato da chi "strumentalizza la donna, come anche i migranti e i gay, per finalità meramente ideologiche al solo scopo di fare ‘rivoluzione' e rendere sempre più fluida e priva di punti di riferimento certi la società". Il diverso, che sia un omosessuale o un migrante, fa parte di quelle minoranze che certi personaggi di sinistra utilizzerebbero per portare scompiglio nella nostra comunità. Il benessere delle donne coincide piuttosto – sembra dire il cartello – con il rassicurante immobilismo, già rodato da millenni. Non esistono insomma né il razzismo, né l'omofobia, né tanto meno esistono comportamenti sessisti. Eludendo certe questioni, negandole, relegando le difficoltà di alcune categorie di persone al rango di ‘falsi problemi', sembra che chi ha scritto il messaggio voglia far leva proprio sulle paure più profonde dei cittadini, scopo spesso sapientemente cercato dalla macchina del consenso salviniano.