Pensioni, sindacati a governo: “A madri lavoratrici un anno di anticipo per ogni figlio avuto”
Il dibattito sulle pensioni si riapre e i sindacati – Cgil, Cisl e Uil – hanno presentato una proposta unitaria al governo in tema di previdenza. Perno della richiesta sindacale è il blocco dell’aumento dell’età pensionabile. Richiesta accompagnata dalla proposta di uno sconto che arrivi fino a tre anni per le lavoratrici madri: un anno per ogni figlio avuto. Obiettivo è quello di “superare le attuali rigidità e favorire il turn over generazionale per rendere più equo l’attuale sistema previdenziale”.
La prima richiesta avanzata dalle tre sigle nel loro documento unitario riguarda il blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita, previsto per il 2019 con un incremento dell’età per andare in pensione a 67 anni. E nel contempo si augurano che si possa avviare “un tavolo di studio per individuare un nuovo criterio che rispetti le diversità e le peculiarità di tutti i lavori”.
Il secondo punto cruciale per i sindacati riguarda la “disparità di genere” a cui “porre fine” per non penalizzare le donne. “Un intervento sul solo meccanismo dell'Ape sociale – spiega il documento unitario – è riduttivo, occorre una misura più ampia con il riconoscimento di un anno di anticipo per ogni figlio, fino a un massimo di tre, e il riconoscimento di un bonus contributivo per i lavori di cura, al fine di migliorare le pensioni delle donne”.
In sostanza, Cgil, Cisl e Uil chiedono la possibilità di un anticipo per l’accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici che hanno avuto o adottato almeno un figlio che non valga solo per l'Ape sociale. Uno sconto che vale per un anno per ogni figlio fino a un massimo di tre. Inoltre, il documento unitario presentato dai tre sindacati al governo chiede il riconoscimento di un “bonus contributivo per sostenere il futuro reddito previdenziale delle future generazioni”. I sindacati propongono quindi “uno strumento che, valorizzando la storia contributiva dei lavoratori, ne sostenga il futuro reddito previdenziale e, contemporaneamente, che si superino gli attuali criteri previsti nel sistema contributivo”: quella che il documento unitario definisce una “vera e propria penalizzazione per i lavoratori con redditi più bassi”.
Infine, nel documento si parla di un confronto in corso con il governo su quella che viene definita la fase due della previdenza. Finora sono stati fatti “registrare alcuni parziali elementi di avanzamento” ma stanno anche venendo fuori “significative distanze, anche su elementi rivelanti”. Distanze che i sindacati sperano di poter superare con il proseguimento del negoziato.