Pensioni, quota 100 tra paletti e rinvii: ecco come potrebbe cambiare
La trattativa con la Commissione europea porterà il governo a cambiare, più o meno radicalmente, alcune misure della legge di Bilancio. Tra queste c’è anche la quota 100 in tema di pensioni, un provvedimento che permetterebbe un avvio del superamento della legge Fornero. Una delle possibilità in campo è quella di aumentare i paletti e le restrizioni in modo da disincentivare i lavoratori ad anticipare la pensione, con conseguente risparmio per le casse dello Stato. Il primo paletto certo riguarda il taglio sulla pensione: chi anticipa versa meno contributi e vede quindi una riduzione dell’assegno. Gli altri paletti riguarderebbero il divieto di cumulo e la possibilità del differimento del Tfr per gli statali.
Un’altra ipotesi di cui si è parlato è quella della quota 104. Non una restrizione per scoraggiare chi deve andare in pensione, ma un sostanziale rinvio almeno per una parte della platea che potrebbe beneficiare della quota 100. Alberto Brambilla, esperto di pensioni vicino alla Lega, l’aveva ipotizzata per primo, spiegando che la sua idea era quella di mandare in pensione anticipata solo chi ha i requisiti della quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) già al 31 dicembre 2018, partendo inizialmente da chi li ha da almeno due anni. Andando così in pensione a 64 anni di età e con 40 di contributi. Ovvero la quota 104.
Brambilla rilancia la quota 104 spiegando che “ci sono tanti bloccati con quota 100 al 31 dicembre 2018, mandiamo prima quelli che hanno più di 104 e mandiamo tutti gli altri nei prossimi 24 mesi. Bisogna contemperare la promessa elettorale di quota 100 con le risorse a disposizione”. La Lega e il governo, però, non accettano questa possibilità e smentiscono che possa essere applicata, così come già fatto da Salvini negli scorsi giorni. Si tratta di un pensiero individuale di Brambilla, spiegano, e non del governo.
A rassicurare i possibili beneficiari di quota 100 c’è anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Che in un’intervista al Corriere della Sera garantisce che “quota 100 partirà subito e senza penalizzazioni”: “Nel 2019 basteranno circa 4,7 miliardi, cioè 2 in meno di quanto abbiamo stanziato nel disegno di legge di Bilancio. Inoltre, mandiamo a Bruxelles un messaggio importante ovvero che questa misura non è strutturale, ma avrà una durata triennale, per svuotare il bacino dei lavoratori bloccati dalla riforma Fornero. Nel 2019 potranno lasciare il lavoro coloro che avranno almeno 62 anni d’età e 38 di contributi. Chi maturerà i requisiti entro gennaio, aspetterà tre mesi per ricevere il primo assegno, quindi, ad aprile. Chi li maturerà a febbraio prenderà la prima pensione a maggio e così via”. Per gli statali “alla finestra si aggiungerà un preavviso di altri tre mesi, per consentire alla pubblica amministrazione di programmare le sostituzioni. Quindi i pubblici che raggiungeranno quota 100 entro gennaio prenderanno la pensione a luglio, chi maturerà i requisiti a febbraio la prenderà ad agosto e così via”. Lo scenario disegnato da Durigon viene confermato anche dal Sole 24 Ore che spiega come l’idea del governo sia quella di definire “sperimentale” la quota 100: una misura ponte verso la quota 41 da introdurre nel 2022.