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Pensioni, la Lega presenta la sua riforma: contributo di solidarietà per gli assegni dai 2000 euro lordi in su

La Lega ha presentato alla Camera una nuova proposta di riforma delle pensioni per il superamento della legge Fornero: contributo di solidarietà provvisorio per tre anni, progressivo e a scaglioni, per gli assegni dai 2000 euro lordi al mese. La proposta della Lega non è compatibile con quella presentata poche settimane fa da M5S e a settembre ci sarà un tavolo per decidere su quale delle due il governo dovrà focalizzarsi.
A cura di Charlotte Matteini
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Ci sarebbe un nuovo progetto di riforma delle pensioni all'orizzonte. Nonostante sia Movimento 5 Stelle che Lega siano d'accordo sul superamento della legge Fornero e sull'applicazione del meccanismo denominato "quota 100", sembrano non essere d'accordo sulla strada da seguire per arrivare a una riforma delle pensioni.Da una parte, M5S preferisce puntare sul ricalcolo contributivo degli assegni che superano i 4.000 euro netti al mese, dall'altro lato, però, la Lega non concorda con la proposta e ha presentato autonomamente una proposta di legge di riforma alla Camera. In sostanza, nella proposta di legge avanzata dal capogruppo leghista Riccardo Molinari, si punta all'introduzione di un contributo di solidarietà progressivo e a scaglioni, che si applicherebbe agli assegni dai 2mila euro lordi al mese in su. La proposta della Lega è però avversata dagli alleati grillini, che vedono come fumo negli occhi il meccanismo che vorrebbe introdurre la Lega e, inoltre, le due proposte di legge sarebbero anche incompatibili, dunque si dovrà decidere su quale delle due si dovrà eventualmente lavorare perché non sarà possibile integrarle.

Come spiega il Corriere della Sera, la scelta avverrà il prossimo settembre nell'ambito di un tavolo tecnico "che, tradotto dal politichese, vuol dire rinvio. Per il momento agli atti c’è solo la proposta di legge, annunciata alla Camera ma non ancora disponibile, che traduce in modo piuttosto confuso il progetto del M5S. La ricetta della Lega non è stata formalizzata ma i suoi contorni sono noti: il contributo di solidarietà sarebbe provvisorio: durerebbe tre anni e questo consentirebbe di superare le perplessità che potrebbero arrivare dalla Corte costituzionale che ha già dato il via libera a interventi del genere a patto che fossero a tempo. Sarebbe, inoltre, progressivo e a scaglioni, ovvero l'aliquota salirebbe in parallelo al livello del reddito. La curva non è stata ancora disegnata, ma si partirebbe da un minimo dello 0,35% sugli assegni intorno ai 2 mila euro lordi al mese, circa 6 euro al mese. Per arrivare fino al 15% per gli assegni più elevati".

Attenzione, però: sarebbe sbagliato parlare di tagli fino al 15%. E qui arriviamo al secondo termine tecnico, scaglioni. Cosa vuol dire? Chi ha una pensione da 150mila euro, per fare un esempio, non avrebbe un contributo di solidarietà complessivo del 15%. Perché sul suo assegno il prelievo sarebbe dello 0,35% fino a 2 mila euro lordi, dello 0,50 per la quota tra i 2 e i 3mila euro lordi e così via a salire. Il contributo di solidarietà non sarebbe applicato alle pensioni di invalidità, e a tutte quelle che prevedono un intervento dello Stato come l’integrazione al minimo o la maggiorazione sociale.Quanti soldi si ricaverebbero? Anche qui molto dipende da come verrebbe articolata la curva crescente delle aliquote, quale livello di reddito farebbe scattare lo scalino successivo del contributo. Ma si prevede un gettito compreso tra gli 800 milioni e il miliardo e mezzo di euro. Più del mezzo miliardo di euro che potrebbe arrivare dalla proposta di legge sul ricalcolo contributivo, almeno nelle intenzioni del M5S.

Le strade sono diverse anche sul modo in cui utilizzare i soldi ricavati. Il frutto del ricalcolo targato M5S andrebbe destinato alle pensioni più basse, anche se non basterebbe a portare la soglia minima degli assegni a 780 euro. Il gettito del contributo di solidarietà targato Lega, invece, sarebbe destinato al capitolo lavoro. Confluirebbe in un fondo che servirebbe per incentivare l’assunzione delle categorie più fragili: giovani al di sotto dei 29 anni, disoccupati con più di 57 anni, donne con oltre 50 anni.

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