Pensioni, cambia quota 100: quando sarà possibile ritirarsi dal lavoro con le nuove limitazioni
L’introduzione di quota 100 potrebbe essere ridimensionata. L’avvio del superamento della legge Fornero in tema di pensioni potrebbe cambiare con l’inserimento di una serie di paletti che limiterebbero la spesa prevista dalla legge di Bilancio su questa materia. Non più 6,7 miliardi di euro per il 2019, come finora previsto, ma una spesa intorno ai 5 miliardi – grazie a queste limitazioni – che consentirebbe di far scendere il deficit e provare a evitare la procedura d’infrazione da parte dell’Ue. Secondo le stime del governo riportate dal Corriere della Sera, le limitazioni allo studio farebbero scendere la platea di potenziali beneficiari da 350mila a 250mila lavoratori. Risparmiando 1,7 miliardi di euro.
Le finestre per andare in pensione con quota 100
La prima limitazione riguarda la partenza della misura, che potrebbe arrivare non prima della primavera, nonostante anche ieri il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini abbia garantito un inizio già da febbraio. La prima finestra per andare in pensione, invece, potrebbe arrivare solamente ad aprile. E chi maturerà i requisiti prima (da gennaio 2019 o li ha già maturati nel 2018), dovrà comunque aspettare aprile, anche se la quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi versati) l’ha già raggiunta.
Le finestre successive sarebbero quelle di luglio e ottobre. Mentre chi acquisisce i requisiti tra ottobre e dicembre 2019 dovrà aspettare il gennaio del 2020. Per quanto riguarda i dipendenti pubblici le regole saranno ancora più stringenti e le finestre non saranno trimestrali ma semestrali.
Il divieto di cumulo
Altra limitazione ormai praticamente certa e confermata anche da Salvini è quella riguardante il divieto di cumulo tra reddito e pensioni. Non si potrà quindi riprendere a lavorare dopo il pensionamento con quota 100. Un vincolo che non vale per chi si ritira dal lavoro una volta raggiunta l’età pensionabile con i requisiti di vecchiaia (67 anni). Un altro paletto riguarderà la contribuzione. Nei 38 anni di versamenti non si terrà conto dei contributi figurativi, versati dall’Inps, senza oneri per i lavoratori, nei periodo di interruzione o riduzione dell’attività svolta e quindi senza alcun versamento dei contributi obbligatori da parte del datore di lavoro o del dipendente.