Pensione a 62 anni con “quota 100”: chi potrebbe beneficiare della riforma di Salvini
Come partito di maggioranza di governo, la Lega guidata dal vicepremier Matteo Salvini ha proposto una riforma del settore pensionistico basata sulla cosiddetta "quota 100" con età minima pensionabile pari ad almeno 62 anni per i primi anni di riforma. Stando a una simulazione realizzata dalla società Tabula di Stefano Patriarca, questa riforma, per una platea potenziale pari a 660mila beneficiari, costerebbe 13 miliardi di euro alle casse dello Stato per il 2019, cifra che a regime salirebbe a 20 miliardi. Se la platea venisse in qualche modo contingentata e portata a 350mila beneficiari per il primo anno, la quota 100 costerebbe 8,5 miliardi per il 2019, 11 milardi a regime.
Attualmente la proposta in salsa leghista prevede l'introduzione di una iniziale quota 100 con età minima pensionabile pari a 62 anni di età, dunque con almeno 38 anni di contributi versati, ma tra le intenzioni è presente anche il progetto futuro di una quota 100 senza limite di età pensionabile minimo con possibilità di uscità a prescindere dall'età ma con 41,5 anni di contributi versati, circa due in meno rispetto a quanto previsto attualmente (43 anni e 3 mesi di contributi per gli uomini; 42 anni e 3 mesi per le donne). "In entrambi i casi, il numero di uscite ipotizzate è di gran lunga superiore rispetto a quelle registrate dall’Inps nel 2017: 153.541 i ritiri anticipati nelle principali gestioni dell’Inps.Prendendo solo l’ipotesi più prudente le uscite sarebbero più che raddoppiate, +129 per cento", spiega il Sole 24 Ore.
Chi potrebbe beneficiare della riforma quota 100? Secondo il giuslavorista Giuliano Cazzola, il superamento della Legge Fornero porterebbe benefici tendenzialmente a pensionandi maschi, residenti al Nord, entrati precocemente nel mercato del lavoro: "Questa misura riapre le porte del pensionamento di anzianità ai baby boomers, ovvero a persone, in stragrande maggioranza maschi, residenti al Nord, entrati precocemente nel mercato del lavoro, rimastivi in modo stabile e continuativo e in grado ora di aver accumulato un’anzianità di servizio a un’età da anziani/giovani. Si tratta di centinaia di migliaia di lavoratori che si aggiungono a quanti vanno generalmente in pensione anticipata (in Italia, per quanto riguarda lo stock, nel solo mondo privato dipendente ed autonomo sono 4,2 milioni per un onere di 90 miliardi l’anno a fronte dei 4,7 milioni di trattamenti di vecchiaia per un ammontare di risorse praticamente pari alla metà)".
Le regioni in cui risiedono più titolari di pensioni di anzianità sul totale sono quelle del Nord Italia: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto, che occupano nell’ordine i primi posti della classifica. Gli ultimi posti sono invece per le regioni del Centro-Sud (Molise, Basilicata, Umbria, Calabria) e quelle a statuto speciale (Valle d’Aosta, Sardegna, Trentino-Alto Adige) a eccezione della Sicilia che si trova a metà classifica. In percentuale circa la metà dei titolari di pensione anticipata risiede al Nord (quasi il 20% in Lombardia), uno su cinque al Centro e il resto al Sud. A beneficiare della nuova misura, poi, dovrebbero essere di più gli uomini, almeno stando all’identikit degli attuali percettori di pensione di anzianità. Il 78%delle pensioni di anzianità/anticipate sono infatti destinate al sesso forte.