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Pensano sia influenza ma è un misterioso virus: medico padovano muore in meno di una settimana

Salvatore Albanese, medico padovano famosissimo nella città veneta, è morto a causa di un misterioso virus che all’inizio tutti credevano fosse solo una semplice influenza. In meno di una settimana avrebbe compromesso tutti gli organi vitali. “Salvatore amava la nostra terra ma soprattutto le persone. Anche noi gli abbiamo voluto bene e continueremo a seguire i suoi insegnamenti ma soprattutto la sua opera”.
A cura di Ida Artiaco
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Pensavano fosse una semplice influenza ma poi il suo quadro clinico è improvvisamente peggiorato fino al decesso. È morto lo scorso 14 febbraio Salvatore Abanese, famoso medico di Padova, stroncato da un misterioso virus, sul quale i suoi colleghi ancora non si sbilanciano. Tutto è avvenuto nel giro di una settimana: Albanese aveva mostrato i primi sintomi, febbre in particolare, mentre era a lavoro. Sembrava una normale forma influenzale, ma per precauzione si è rivolto all’Ospedale di Cittadella. Nel giro di poche ore è stato trasferito nel reparto di rianimazione e non è vi più uscito, fino alla morte avvenuta l’altra sera. Il batterio aveva, infatti, compresso progressivamente tutti i suoi organi vitali.

Albanese era molto conosciuto nella zona di Padova per essere uno degli antesignani dell’accoglienza ai familiari dei pazienti che vengono da lontano per affidarsi alle cure ospedaliere. Presidente dell'associazione Cilla, sui social network in molti hanno espresso il loro cordoglio per la sua scomparsa. "Ho conosciuto Salvatore qualche anno fa. Salvatore amava la nostra terra ma soprattutto le persone. Anche noi gli abbiamo voluto bene e continueremo a seguire i suoi insegnamenti ma soprattutto la sua opera. Grazie Salvatore", ha scritto Johnny su Facebook. E ancora, proprio l'associazione di cui era diventata la guida, ha ricordato che "per tutti noi Salvatore è un vero padre per come ci ha sempre mostrato una affezione a Cristo, nel carisma del Movimento, piena di passione e tenacia. Una fede in Gesù che ha sempre costretto tutti noi a fare i conti con la concretezza della Sua Presenza nella fragilità dei nostri rapporti, nelle circostanze personali e in quelle della vita dell’Associazione".

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