video suggerito
video suggerito

Penati lascia la vicepresidenza del Consiglio Regionale della Lombardia e ogni incarico nel Pd

Dopo le accuse di corruzione nelle indagini sulla gestione dell’area ex Falck di Sesto San Giovanni, l’ex presidente della Provincia di Milano fa due passi indietro. Intanto Bersani chiede nuove leggi contro qualsiasi procedura opaca nella gestione pubblica.
A cura di Antonio Palma
59 CONDIVISIONI
Filippo Penati

Filippo Penati, accusato di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti in un’inchiesta della Procura di Monza sulla gestione dell’area ex Falck di Sesto San Giovanni, nel milanese, ha lasciato tutti gli incarichi che ricopriva all’interno del Partito Democratico e, soprattutto, si è dimesso dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia. Penati già responsabile della segreteria politica di Pierluigi Bersani ha annunciato i suoi due passi indietro, come li ha definiti lui stesso, con due lettere, una al segretario del suo partito Bersani e l’altra al Presidente dell'assemblea lombarda, Davide Boni.

Penati, già autosospesosi la scorsa settimana dall'Ufficio di Presidenza lombardo, tiene però a ribadire la sua totale estraneità ai fatti, e si dice certo di poter provare la sua innocenza, “sono certo che riuscirò a chiarire positivamente la mia posizione e confido di poterlo fare nel più breve tempo possibile, sorretto dalla coscienza di non aver commesso nulla di illegale” ha scritto nella lettera di dimissioni presentate in consiglio regionale.

Penati si deve difendere dalle accuse dell’imprenditore Piero Di Caterina, che avrebbe rivelato ai giudici un giro di mazzette che partiva dall’area dell’ex Stalingrado d’Italia, per poi compiere un giro di mani e arrivare all’ex Sindaco Penati. La vicenda avrebbe inizio già negli anni novanta ed è stata portata alla luce soprattutto dopo le dichiarazioni dell’imprenditore Giuseppe Pasini, che ha rivelato di essere stato vittima di soprusi da parte di diversi amministratori locali di Sesto San Giovanni.

La storia poitica di Penati

Comunque vada a finire, la vicenda sta gettando sconcerto all’interno del Partito Democratico, che ha fatto della questione morale un suo cavallo di battaglia. Questa sera è prevista una riunione del coordinamento regionale del Partito Democratico della Lombardia, che è coinvolto, anche se indirettamente, nelle indagini, infatti, ad essere accusati sono molti amministratori locali di Sesto San Giovanni e del milanese che, negli anni, con un giro di false caparre, avrebbero permesso un introito costante nelle casse del partito, realizzando quindi un finanziamento illecito.

Intanto dopo le accuse al Partito è intervenuto anche il segretario Pierluigi Bersani, che in una lettera al Corriere della Sera, rivendica la diversità del suo partito dagli altri: “noi non rivendichiamo una diversità genetica. Noi vogliamo dimostrare una diversità politica”. Bersani ricorda i punti cardine del suo partito “fiducia nella magistratura, rispetto assoluto delle istituzioni, presunzione di innocenza secondo il principio costituzionale” ribadendo che “il partito è totalmente estraneo ai fatti oggetto di indagine a Monza e altrove”.

Il segretario del Pd ricorda però “anche per il futuro, di non poter essere immuni da sospetti più o meno fondati e da rischi” quindi la soluzione è l’approvazione di riforme contro qualsiasi procedura opaca nella gestione pubblica, la proposta di Bersani è “una legge sui partiti che garantisca bilanci certificati, meccanismi di partecipazione e codici etici” proprio “per togliere l’acqua in cui la corruzione può nuotare”.

59 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views