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Pdl, tutti contro tutti: Scajola e Pisanu pronti alla spallata?

Contrasti e divergenze in casa Pdl. Berlusconi inizia a essere messo seriamente in discussione e i “frondisti” potrebbero davvero staccare la spina.
A cura di Alfonso Biondi
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Contrasti e divergenze in casa Pdl. Berlusconi inizia a essere messo seriamente in discussione e i frondisti potrebbero davvero staccare la spina.

La leadership di Silvio Berlusconi continua ad essere messa in discussione, non solo dalle opposizioni ma anche da alcuni autorevoli esponenti del suo partito. La nave sta imbarcando acqua da tutti le parti e la soluzione di cambiare il comandante  sta raccogliendo diversi consensi. Per questo motivo il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, in un'intervista rilasciata al Corriere della sera, ha voluto fare chiarezza sulle intenzioni dei cosiddetti "frondisti" che, a suo dire, non romperanno col partito. "Mi sembra proprio senza senso. Sarebbe un errore clamoroso", ha dichiarato Verdini, ribadendo che a Silvio Berlusconi è legata la storia del partito, una "storia lunga fatta ovviamente di alti e bassi" ma "da preservare in questo momento in cui il partito si sta mobilitando, sta cambiando, sta innovando". Per il coordinatore del Pdl non avrebbe quindi alcun senso "interrompere questa esperienza per passare ad un ipotetico governo dei migliori, scelti poi chissà da chi".

Dichiarazioni un po' di facciata, che cercano di non far trapelare all'esterno un malcontento che c'è e attorno al quale potrebbero prendere vigore nuove forze scissioniste. E non è da escludere che Claudio Scajola e Beppe Pisanu possano dare una bella spallata al Pdl e, di conseguenza, a tutto l'esecutivo. Il primo continua a sostenere la necessità di "aprire alle forze migliori, allargare la maggioranza alle altre forze moderate del centrodestra"; una necessità che, come ha sottolineato Verdini, potrebbe rappresentare una grossa difficoltà per il partito. Già perché l'allargamento della maggioranza all'Udc potrebbe concretizzarsi solamente con le dimissioni del Cavaliere (Casini lo dice da tempo), un'ipotesi al momento difficilmente percorribile. Molto più diretto di Scajola è Pisanu secondo cui il governo, questo governo "non è in grado di reggere il peso enorme della crisi economica e sociale". I due ex Ministri, al momento, possono contare almeno su una ventina di deputati: un numero più che sufficiente per staccare la spina. Ma lo faranno? Ieri da Saint Vincent, Angelino Alfano ha escluso definitivamente un'uscita di scena di Berlusconi e quindi un'alleanza con l'Udc. Si andrà allo scontro interno?

A chiedere un passo indietro al Cavaliere è stato anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, conscio che nel 2013 la candidatura alle politiche di Berlusconi potrebbe portare solamente dei danni.  E in soccorso del dominus è corso subito Sandro Bondi che, in un'intervista a Il Giornale ha parlato di "un atto di ingratitudine che non ha precedenti nella politica italiana" e che potrebbe rappresentare "un suicidio politico, esattamente come quello che compì la Democrazia cristiana". Se poi aggiungiamo anche l'ipotesi di un condono tombale che sta creando ulteriori divisioni nel partito il quadro diventa davvero inquietante. E il fantasma delle elezioni anticipate prende sempre più forma.

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