Parlamento Ue approva la direttiva sul copyright. Di Maio: “Una vergogna”. È scontro con Tajani
Il Parlamento europeo ha approvato la proposta di direttiva sui diritti d’autore nel mercato unico digitale. La proposta sul copyright ha ricevuto il voto favorevole di 438 europarlamentari. Contrari in 226, 39 gli astenuti. Si tratta di una direttiva che era già stata discussa a inizio estate, ma era stata rinviata proprio a oggi, con una serie di modifiche apportate prima dell’approvazione. In particolare, gli emendamenti hanno colpito i due articoli più controversi del testo: l’11 e il 13. Ora si inizieranno i negoziati con il Consiglio europeo, ovvero con i singoli stati rappresentati dai loro governi. I due articoli più discussi riguardano da una parte (art. 11) l’obbligo per le piattaforme come Google e Facebook di pagare per l’utilizzo delle notizie, dall’altra (art. 13) l’obbligo di mettere dei filtri per bloccare il caricamento dei contenuti protetti: la responsabilità ricadrà quindi sui colossi come, per esempio, YouTube.
Dopo l’approvazione non è mancata la polemica, in particolare tra il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, e il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani. Di Maio parla di “una vergogna tutta europea: il Parlamento europeo ha introdotto la censura dei contenuti degli utenti su internet. Stiamo entrando in uno scenario da Grande Fratello di Orwell”. Per Di Maio, questa misura “legalizza la censura preventiva”: “Sarà un piacere vedere, dopo le prossime elezioni europee, una classe dirigente comunitaria interamente rinnovata che non si sognerà nemmeno di far passare porcherie del genere – aggiunge -. Un messaggio per le lobby: questi sono gli ultimi vostri colpi di coda, nel 2019 i cittadini vi spazzeranno via”. A lui Tajani replica: “Chiedo al presidente del Consiglio Conte di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni infamanti del vicepremier Di Maio contro il Parlamento europeo. Minacciare l’unica istituzione Ue direttamente eletta dai cittadini è da analfabeti della democrazia”.
La proposta sul copyright ha ricevuto il voto negativo, al Parlamento Ue, sia della Lega che del M5s. A favore hanno invece votato sia il Partito popolare europeo che i Socialisti e democratici. All’interno di altri gruppi come Alde, Ecr e Efdd, invece, non c’è stata una votazione compatta, così come nel caso dell’Enf. La maggioranza dei Verdi, infine, ha votato contro la riforma. Esulta il presidente Tajani: “La direttiva sul diritto d’autore è una vittoria per tutti i cittadini. Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale”.
Cosa prevede la direttiva sul copyright
Secondo quanto previsto dalla direttiva, che dovrà essere ora discussa dal Consiglio europeo e poi recepita in ogni singolo paese, i colossi digitali dovranno condividere i loro ricavi con gli artisti e le testate giornalistiche. In sostanza, per chi produce i contenuti che vengono poi utilizzati dalle piattaforme digitali o dagli aggregatori di notizie, ci dovrebbe essere una maggiore remunerazione. Aspetto particolarmente critico è quello riguardante i collegamenti ipertestuali agli articoli: sarà possibile linkare i contenuti usando come descrizione “parole individuali”, senza alcun vincolo di copyright. Quando, invece, ci si trova di fronte ai cosiddetti snippet (foto e breve testo di riassunto dell’articolo) varrà la regola del copyright e si dovranno quindi pagare i diritti agli editori per poterli utilizzare.
L’articolo 11 prevede la link tax, una tassa sui link. Gli editori, come detto, dovrebbero quindi farsi pagare i diritti per permettere la pubblicazione di un link al loro articolo se vengono riportati contenuti specifici con l’estratto o il riassunto dell’articolo in questione. Un principio esteso anche agli snippet, con anteprima, titolo, immagine e sommario creati da social network e aggregatori di notizie. L’articolo 13 riguarda invece chi deve adottare con i titolari dei diritti sui contenuti alcune misure per garantire il funzionamento degli accordi stipulati per usare le loro opere. In sostanza, punta a regolamentare a monte i rapporti tra il titolare dei diritti e il gestore della piattaforma.