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Papa Francesco contro la tortura: ma il Vaticano non rispetta nemmeno le raccomandazioni Onu…

Papa Francesco pronuncia parole durissime: “La tortura è un peccato molto grave, un peccato mortale”. Ma solo a maggio era scontro fra il Vaticano e il Comitato Onu contro la tortura.
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Nell'anticipare la Giornata delle Nazioni Unite per le vittime della tortura che ricorre il 26 giugno, papa Francesco ha ribadito il suo chiaro monito: "È un peccato mortale, un peccato molto grave; invito i cristiani ad impegnarsi per collaborare all'abolizione di ogni forma di tortura e sostenere le vittime e i loro familiari". Una posizione chiara, senza apparenti incongruenze, con la quale si ribadisce sostanzialmente che lo strumento della tortura è una barbarie, una deviazione da debellare e si impegna la Chiesa cattolica a fare tutto il possibile per contrastare una pratica barbara e disumana.

Il punto è che non sono passati neanche due mesi dai rilievi (peraltro di una certa consistenza) fatti dal Comitato Onu contro la tortura proprio nei confronti dello Stato Vaticano. Rilievi e sollecitazioni ad un maggior impegno cui il Vaticano ha risposto con prontezza, non nascondendo una certa irritazione. Scriveva Maria Antonietta Calabrò sul Corsera: "Per la prima volta, gli abusi sui minori dei sacerdoti cattolici finiscono sotto la valutazione del Comitato Onu contro la tortura […] Nelle sue «raccomandazioni» il Comitato ha chiesto perciò che il Vaticano dia una piena collaborazione con le autorità civili che perseguono gli abusi nei vari paesi (fornendo tutte le informazioni in possesso della Congregazione per la dottrina della fede), che la sospensione dei sacerdoti accusati avvenga immediatamente, e siano previste sanzioni effettive per i superiori che coprono casi di abuso".

Ma non basta, perché il Comitato invitava anche il Vaticano a rivedere il Concordato con l'Italia nella parte in cui solleva la gerarchia ecclesiastica dall'obbligo di denuncia di eventuali abusi di cui si venga a conoscenza. A tali sollecitazioni, la Santa Sede ha prima risposto precisando di ritenere che "la pedofilia, crimine serio e grave violazione dei diritti umani" non rientri però nella Convenzione contro la tortura. Successivamente ha ricordato le risposte ufficiali presentate proprio a Ginevra dal nunzio Silvano Tomasi. La linea ufficiale è chiara: "La Santa Sede ha aderito alla Convenzione il 22 giugno 2002 a nome e per conto della Città del Vaticano su cui esercita sovranità. […] Ma i cattolici di qualsiasi paese, al di fuori dello Stato della Città del Vaticano sono sottomessi alle rispettive autorità civili […] Bisogna ricordare che i membri della Chiesa, dispersi in tutto il mondo – sacerdoti vescovi, e fedeli laici – non sono cittadini della Città del Vaticano, ma cittadini dei paesi in cui vivono. Pertanto non vi è una competenza della Santa Sede , ma vi è l'autorità legittima dello Stato che persegue i crimini dei suoi cittadini".

Il punto più controverso resta però quello evidenziato dal Comitato Onu (qui un approfondimento su Vatican Insider): "La Chiesa cattolica, cui aderiscono oltre un miliardo di persone, è un'istituzione in cui il potere è sostanzialmente incontrollato. La sua struttura lascia i bambini, accuditi nelle diverse istituzioni ad essa appartenenti, vulnerabili nei confronti di coloro che vogliono perpetrare e nascondere crimini sessuali sui minori, per cui favorisce la loro tortura ed altri atti criminali vietati dalla CAT". Su questo punto però la Santa Sede, pur asserendo di aver recepito le istanze Onu (ed evidenziando la diminuzione dei casi di pedofilia), non convince appieno il Comitato. Se è vero che "l’esercizio dell’autorità spirituale attraverso la legge interna della Chiesa prevede un diverso livello di punizione", allo stesso tempo è la stessa struttura gerarchica della Chiesa a rappresentare un problema, laddove i casi di "omessa denuncia" e "omesso controllo" popolano le cronache e rappresentano un ostacolo all'accertamento della verità dei fatti.

C'è poi l'intero capitolo su aborto e contraccezione artificiale, con la politica e le leggi della Santa Sede che, per il Comitato Onu, si configurano come causa di torture fisiche e psicologiche. Su questo punto, nessuna apertura dal Vaticano, anzi, c'è il ribaltamento del concetto: "La Santa Sede vuole evitare, come richiede la Convenzione, che i bambini vengano torturati e uccisi prima di nascere".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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