Papa Francesco ai nunzi: scegliete vescovi Pastori, poveri e non ambiziosi
Oggi il papa ha parlato ai nunzi pontifici, a coloro che propongono nomi di sacerdoti per diventare vescovi. L’auspicio del papa è che vengano scelte persone che amino “la povertà, interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita”. Mette in guardia i nunzi da coloro che cercano il successo e una posizione importante. “Siate attenti – dice il papa ai nunzi – che non siano ambiziosi, che non ricerchino l’episcopato e che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un’altra”. La prima caratteristica che i vescovi devono avere è quella di essere “Pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi”. Successivamente papa Francesco pone l’attenzione ancora una volta sulla povertà e sui pericoli di una vita materiale. La povertà, “interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita”, allontana i sacerdoti da una “psicologia da ‘Principi’” perché "i beni, le prospettive di questo mondo finiscono per deludere, spingono a non accontentarsi mai; il Signore è il bene che non delude”. Bergoglio aggiunge anche che i candidati vescovi devono essere "capaci di sorvegliare il gregge che sarà loro affidato, di avere cioè cura per tutto ciò che lo mantiene unito; di vigilare su di esso, di avere attenzione per i pericoli che lo minacciano; ma soprattutto siano capaci di vegliare per il gregge, di fare la veglia, di curare la speranza, che ci sia sole e luce nei cuori, di sostenere con amore e con pazienza i disegni che Dio attua nel suo popolo".
Poi ha parlato anche del lavoro dei nunzi, il lavoro di coloro che devono “vivere nel provvisorio, uscendo da se stessi, senza avere un luogo dove mettere radici”. È un lavoro faticoso, ammette il papa, ma importantissimo per la comunità. La vita nomade dei nunzi e dei collaboratori, che ogni tre, quattro anni devono cambiare posto. “Questa vita dà il senso del cammino, che è centrale nella vita di fede”. Una vita però che chiede “mortificazione, il sacrificio di spogliarsi di cose, di amici, di legami e iniziare sempre di nuovo”. Con affetto papa Francesco ricorda che tutti “siamo Pastori. "Voi, cari Rappresentanti Pontifici, [..] non insegnerete ad una porzione particolare del Popolo di Dio che vi è stata affidata, non sarete a guida di una Chiesa locale, ma siete Pastori che servono la Chiesa, con ruolo di incoraggiare, di essere ministri di comunione, e anche con il compito, non sempre facile, di richiamare”. L’amore deve guidare ogni decisione e ogni passo che faranno i rappresentanti. Un invito accorato poi a ricercare sempre il bene nei rapporti con le Autorità e con i Colleghi, il bene della Chiesa e di ogni singola persona.
Amore e povertà. Parole chiavi che riecheggiano in tutto il discorso tenuto da Francesco. Il pericolo di farsi trascinare in una vita mondana è sempre dietro l’angolo e anche gli uomini di Chiesa, in quanto uomini, rischiano di lasciarsi ammaliare dalla ricchezza. Il papa cita De Lubac e parla di "mondanità spirituale". Il rischio per l’uomo di Chiesa è di “cedere allo spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria realizzazione e non per la gloria di Dio”. Un atteggiamento che porta a una sorta di “borghesia dello spirito e della vita che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla”.