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News sulla morte di Pamela Mastropietro

Pamela, Oseghale diventato padre: lo ha saputo in carcere. Il nigeriano chiede interrogatorio

Il pusher 29enne ha già una figlia di un anno avuto dalla compagnia italiana. L’uomo deve rispondere di omicidio volontario, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Lui si dichiara innocente e chiede di essere interrogato.
A cura di Biagio Chiariello
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Circa due settimane fa è nato il secondo figlio di Innocent Oseghale, 29enne nigeriano, detenuto da fine gennaio scorso con l'accusa di aver violentato, ucciso e smembrato la 18enne romana Pamela Mastropietro. Lo spacciatore, già padre di una bimba dell'età di poco più di un anno avuta dalla compagna italiana, ha saputo dai propri avvocati della nascita del secondogenito, un maschio, dalla stessa compagna che è ospitata in una comunità con l'altra figlia. Oseghale si trova nel carcere ascolano di Marino del Tronto e finora ha sempre negato le imputazioni. Negli ultimi giorni ha chiesto di essere interrogato dalla Procura di Macerata. L'istanza è stata formulata tramite i suoi legali, avv. Simone Matraxia e Umberto Gramenzi. Potrebbe essere sentito in carcere il prossimo 20 luglio nell'ambito del procedimento in cui l'accusa è sostenuta dal sostituto procuratore Stefania Ciccioli e dal procuratore Giovanni Giorgio. Nell'avviso di chiusura indagini, gli inquirenti hanno contestano a Oseghale i reati omicidio volontario aggravato in quanto commesso nell'ambito uno stupro, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e violenza sessuale ai danni di una persona in condizioni di inferiorità psichica o fisica.

Gli altri due nigeriani sono stati scagionati – Liberi da tutte le accuse inerenti la morte della ragazza i connazionali dell’indagato, Awelima Lucky e Lucky Desmond, la cui posizione, per un certo periodo, si era aggravata anche più di quella di Oseghale. Ma, a differenza di quest’ultimo, non ci sarebbero tracce del loro dna sul corpo della vittima. Anche i tabulati telefonici escluderebbero la loro presenza sulla scena del crimine. I due restano però in carcere per spaccio di eroina. Nelle scorse settimane era trapelata la voce, secondo il Corriere Adriatico, che il legale di Awelima, Giuseppe Lupi, fosse in procinto di chiedere il risarcimento per ingiusta detenzione nei confronti del suo assistito, rimasto in cella per errore dal 10 febbraio al 24 aprile.

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