Padoan: “L’economia italiana non cresce quanto vorremmo, il Pil sarà rivisto al ribasso”
Durante un intervento tenuto all'Euromoney conference, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato che le previsioni di crescita del prodotto interno lordo italiano saranno riviste al ribasso in occasione dell'aggiornamento del Def e della discussione parlamentare relativa alla nuova legge di stabilità, che verrà emanata a fine anno. L'economia italiana, quindi, non sta crescendo così velocemente da stare al passo delle aspettative dell'Esecutivo. Come confermato dai dati Istat pubblicati il 12 agosto scorso, che rilevavano una crescita zero nel secondo trimestre dell'anno e un calo delle stime anche su base annua, con una previsione del +0,7% per il Pil, -0,5% rispetto all'1,2% paventato a inizio anno, anche l'Esecutivo quindi si prodigherà a ritoccare le stime di crescita al ribasso.
"Comunque l'economia sta crescendo dopo tre anni di prolungata recessione e perdita di Pil e capacità produttiva e sta generando posti di lavoro. Se c'è una creazione di posti di lavoro più che proporzionale rispetto alla crescita economia e l'economia diventa a maggiore intensità di lavoro forse è perché c'è stato un benvenuto cambiamento di struttura", ha dichiarato Padoan.
Per quanto riguarda il capitolo "banche" e crediti deteriorati, il ministro dell'Economia ha dichiarato che "i numeri sugli Non performing loan in Italia sono esagerati. I crediti difficili sono concentrati in un certo numero di banche e ci vuole un po' di tempo per tornare alla normalità. Non lo dico io, lo dice anche la Bce. Le misure di riforma stanno iniziando a dare frutti nella direzione di una nuova configurazione che porterà a banche più forti anche con operazioni di fusioni e acquisizione che in parte stiamo già vedendo".
Sempre durante l'intervento all'Euromoney, Padoan ha inoltre sottolineato come la riforma costituzionale, che tra pochi mesi dovrà essere confermata alle urne dai cittadini italiani, potrebbe avere effetti positivi sia sui titoli di Stato che sulle principali banche italiane. "La riforma renderà più celere e efficace il processo legislativo oltre a ridurre i costi della politica. Votare sì, non solo riduce i costi ma semplifica la macchina pubblica. La riforma costituzionale migliorerà grandemente come la macchina legislativa funziona e questa è per me la migliore ragione per votare sì al referendum. Se la riforma invece non sarà approvata, perderemo un'opportunità".