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Otto cose che dovresti sapere sull’accordo Electrolux

L’accordo Electrolux è stato firmato il 15 maggio da governo e sindacati. Tutti felici. Eppure sono sorte polemiche dai lavoratori, e esistono dei rischi concreti per la salute sul posto di lavoro.
A cura di Michele Azzu
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Firma dell'accordo per Electrolux a Palazzo Chigi.
Firma dell'accordo per Electrolux a Palazzo Chigi.

Il 15 maggio a Palazzo Chigi è stato firmato un accordo tra governo, sindacati e Electrolux che permette di salvare i 1.200 licenziamenti annunciati dal piano aziendale lo scorso gennaio. L’accordo è piaciuto a tutti. Per il ministro del lavoro Giuliano Poletti: “Questo è il metodo che adotteremo andando avanti”. Per Maurizio Landini: “L’accordo Electrolux può costituire un modello per gestire le crisi aziendali”. Eppure, ci sono diversi elementi che dovreste sapere. Alcune polemiche sollevate dai lavoratori. Esistono dei rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro. Di cui non ha scritto nessuno. Lo faremo qui, in 8 punti:

  1. L’accordo Electrolux è stato firmato senza consultare tutti i delegati territoriali, né i lavoratori. Lo denuncia Cinzia Colaprico, delegata Fiom nello stabilimento di Forlì: “Partiamo subito col denunciare la poca trasparenza. Nessuno ha avuto i testi in mano per leggerli, né prima, né dopo la firma dell’ipotesi”, scrive sul gruppo Facebook dei lavoratori Electrolux. “Tutto fatto sulla fiducia. La trattativa si è svolta in forma ristretta tra sindacato nazionale e vertici aziendali per la maggioranza del tempo”, conclude. Aggiungono dagli altri stabilimenti: “Nessuno, neanche gli rsu che hanno firmato (a Susegana) hanno copia dell’accordo. Risulta che i delegati hanno potuto solo toccare i testi dell’accordo al momento della firma”.
  2. Questa settimana, in giorni diversi, in tutti e cinque gli stabilimenti italiani (Pordenone, Porcìa, Forlì, Susegana, Solaro) si terranno i referendum in cui i dipendenti voteranno l’accordo. Ma che efficacia, o validità, può avere un referendum che si tiene a firma dell’accordo già avvenuta? E non una firma qualsiasi: a Palazzo Chigi (non al ministero dello sviluppo), con la firma del ministro Poletti, del ministro Guidi, perfino di Matteo Renzi, dei sindacati nazionali.
  3. Lunedì a Forlì è comparso questo volantino in fabbrica. Due delegate Fiom, Cinzia Colaprico e Loretta Sabattini – molto attive in questi mesi di proteste – che voteranno ‘No’ all’accordo e che precedentemente non avevano ricevuto il testo dell’accordo (se non a firma avvenuta) affermano di essere state escluse dall’organizzazione del referendum.
    Volantino sul referendum Electrolux.
    Volantino sul referendum Electrolux.
  4. Perché questa vertenza sì e le altre no? Fino ad ora il governo Renzi ha ignorato le vertenze industriali. Quelle famose 200 sul tavolo del ministero allo sviluppo da tempi immemorabili. Non si contano le proteste al ministero per essere ricevuti dai rappresentanti istituzionali. In questo caso, invece, c’erano tutti.
  5. La clausola più pesante dell’accordo è costituita dalla velocizzazione della produzione: quello che fino ieri andava prodotto in otto ore, ora, si dovrà produrre in sei ore. Eppure: “Circa un terzo dei lavoratori (a Susegana e Forlì) ha malattie muscolo scheletriche certificate dall'usura, dovute all’intensità lavorativa”, denuncia Paola Morandin, operaia Electrolux candidata alle europee.
  6. Si riducono i permessi sindacali del 60%, anche se le ore di assemblea rimangono invariate. Non voglio essere ideologico: non sono contrario a priori al taglio dei permessi, dal momento che le ore di assemblea non cambiano. Ma con la velocizzazione dei ritmi di produzione, e coi rischi connessi, relativi alla sicurezza e salute sul posto di lavoro, mi chiedo se questo taglio dei permessi sia appropriato. Perché, di fatto, di taglio all’attività sindacale si tratta.
  7. Nello stabilimento di Porcìa si taglierà la pausa: da 10 a 5 minuti. Dice Francesca, sul gruppo Facebook: “Ho capito la necessità della terza pausa lavorando in linea, quando con i ritmi di lavoro che ci sono non vedi l'ora di poterti spostare dalla postazione. Prova a chiedere a qualsiasi delegato quando è stata l'ultima volta che ha lavorato 8 ore in linea probabilmente è passato molto tempo”.
  8. I numeri dell’accordo: Electrolux investirà 150 milioni di euro nei prossimi tre anni, e si impegna a mantenere posti di lavoro e stabilimenti fino al 31 dicembre 2017 (Salvo complicazioni, recita il testo). Per arrivare a questo accordo sono state necessarie 150 ore di sciopero e 15 giorni di blocco totale dei camion merci, a febbraio. Una riflessione a favore di chi ha protestato: ogni ora di sciopero è valsa un milione di euro di investimento. Ogni giorno di blocco dei camion è valso 10 milioni di euro di investimento.
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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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