Orrore Isis: donne vendute e operate decine di volte per ripristinare la verginità
Ridotta allo stato di schiava sessuale e costretta a subire decine di interventi chirurgici rudimentali per ripristinare la verginità. È la storia di una giovane donna riportata da Zainab Bangura, inviata speciale dell’Onu per le violenze sessuali nelle zone di guerra. La storia di una donna di 21 anni venduta dall’Isis come schiava e appunto costretta a subire oltre venti interventi chirurgici di rudimentale ricostruzione dell’imene per ciascuno dei miliziani che poi l’hanno formalmente “sposata” per abusare di lei. Secondo quanto emerso, l’intervento in anestesia locale prevede di “riparare” l'imene usando normali punti di sutura riassorbili. In questo modo al primo rapporto sessuale dopo l'intervento ricostruttivo la membrana si rompe nuovamente, causando perdite di sangue che simulano la perdita della verginità. Così, costretta continuamente a operazioni chirurgiche, agli occhi di ognuno dei venti miliziani che ha abusato di lei dopo averla “sposata” quella donna era vergine.
Donne vendute nei mercati – Nella sua relazione al Palazzo di Vetro l’inviata speciale dell’Onu, di ritorno da una missione in Siria e in Iraq durante la quale ha incontrato molte donne fuggite dalla prigionia, ha confermato anche l’esistenza di un vero e proprio commercio di schiave dell’Isis. Le donne, ha spiegato Zainab Bangura, nelle zone di guerra vengono esaminate e vendute come schiave nei mercati, soprattutto a Dohuk o Mosul, da cui poi vengono smistate in varie località. Secondo la relazione di Bangura, i miliziani sottoporrebbero le donne a pratiche sessuali particolarmente cruente per dimostrare la propria potenza e la propria virilità causando danni fisici terribili. La violenza diventa dunque un aspetto centrale della loro ideologia e lo stupro un'arma di guerra per sottomettere i popoli conquistati e per estorcere informazioni di intelligence.