Orlando si candida: “Non voglio rifare la sinistra, voglio rifare il Partito democratico”
“Ho deciso di candidarmi perché non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare soltanto prepotenza. Credo che ci voglia responsabilità e sono convinto che il Partito Democratico debba cambiare profondamente per poter essere utile davvero all’Italia e ai problemi degli italiani, che in questo momento stanno vivendo una situazione molto difficile”.
Con queste parole il ministro della Giustizia Andrea Orlando scioglie la riserva e si candida alla segreteria del Partito Democratico, aggiungendosi dunque a Michele Emiliano e Matteo Renzi, già in campo da qualche giorno. Da tempo si ragionava intorno alla possibilità che Orlando scendesse in campo in prima persona, come elemento di mediazione fra le diverse anime del partito.
"Il messaggio che mando alla minoranza – ha aggiunto nel corso di un incontro al circolo Marconi – è quello di fare insieme una battaglia per ricostruire il centrosinistra: fuori dal Pd questa battaglia non ha valore. E dividere rafforza ancora di più la possibilità di far vincere la destra". Il ministro della Giustizia ha lanciato il suo appello a fare "insieme questa battaglia, non andatevene": "Compagni, io sono di sinistra, mi sento di sinistra, ma non voglio rifare la sinistra, voglio rifare il Partito democratico"
"Io – ha proseguito Orlando – non mi preoccupo perchè arriverò primo e chi arriverà secondo e terzo non si dovrà preoccupare di me, perchè io sarò il segretario del Pd, il segretario di tutti. Penso di poter rappresentare il partito, tutto il partito, perchè so di essere capace di ascoltare, parlare e unire". Secondo il ministro "tutti insieme potremmo costruire finalmente quella casa immaginata dieci anni fa per renderla più accogliente. Vorrei che non si perdesse mai il senso del nostro impegno. Non attaccherò mai i miei concorrenti del Pd. I miei avversari sono Grillo e Salvini". Orlando ha poi puntualizzato che non sarà "capo della mia corrente", ma "il segretario del mio partito e il giorno dopo non chiederò ad un dirigente o parlamentare di dirmi con chi schiera o dei voti che ha portato al congresso, ma delle sue idee. Io mi candido ad essere riferimento di tutto centrosinistra ".
Il ministro della Giustizia, del resto, aveva sempre espresso una opinione fortemente negativa sulla scissione interna al partito e solo qualche giorno fa, nel corso della trasmissione televisiva Agorà, constatava: “Qualunque problema abbia il partito, l’idea che lo si possa risolvere con la scissione è sbagliata: apre un fronte che consente alla destra di rafforzarsi. La responsabilità è di tutti: non si è sedimentata una politica comune”.
Nonostante la situazione sia mutata completamente, dopo l’uscita di parte della minoranza e la decisione di Michele Emiliano di restare nel PD e sfidare Renzi alle primarie, arriva la decisione di candidarsi, Orlando sceglie di candidarsi con la propria piattaforma politica, anticipandolo ai giornalisti a margine di una iniziativa con gli enti locali a Ostia.
"Sono deciso a vincere. Mi candido per vincere”, ha dichiarato Orlando, proseguendo e sottolineando che la sua non sarà una candidatura di bandiera, ma una vera e propria discesa in campo attuata con l'obiettivo di vincere e cambiare il partito. "Noi dobbiamo rifare il Pd che abbiamo sognato dieci anni fa e dobbiamo lavorare per evitare che la politica diventi soltanto risse, conflitti e scontri tra personalità, ma torni a essere una grande e bella occasione di vivere insieme e lavorare per la trasformazione dell’Italia", ha detto ancora il ministro della Giustizia.
Emiliano: "Bravo, ma è stato al governo con Renzi finora. Qual è il suo obiettivo?"
Nel corso di un'ospitata a L'Aria che tira su La7, lo sfidante Michele Emiliano ha definito Orlando “bravo e competente“, riconoscendogli però “un solo difetto: ha fatto parte del governo Renzi fino ad oggi e quindi, come sfidante di Renzi, devo capire a quale obiettivo sta mirando. Spero che, come me, lotti per un cambiamento del partito”.