Quella per le primarie per la scelta dei candidati al Parlamento è questione complessa e lungamente dibattuta. In un sistema elettorale almeno decente finirebbe per essere considerata importante ma non fondamentale. Se invece i cittadini sono chiamati a votare con una "porcata" (il copyright per la definizione è del suo ideatore Roberto Calderoli), allora immaginare meccanismi veri per la selezione dei candidati a rappresentare i cittadini diventa operazione necessaria e determinante. Soprattutto se un partito ha intenzione di presentarsi con credibilità ad uno degli appuntamenti elettorali più importanti della nostra storia recente. E, pur con tutti i limiti e gli errori della consultazione, va dato atto a Beppe Grillo di essere stato il precursore di un cammino necessario e non sufficiente, sulla strada di una ricomposizione del rapporto fra rappresentanti e rappresentati, fra cittadini, movimenti politici ed istituzioni.
Una scelta alla quale dovrebbero pensare anche i quadri dirigenti dei principali partiti, chiamati a quella che è prima di tutto una prova di grande responsabilità nei confronti degli italiani. Oltre che una conferma della volontà di superare il "vuoto assoluto" in tema di partecipazione e condivisione delle scelte che è stato uno dei grandi limiti dell'ultima legislatura (e non solo). Insomma, senza girarci intorno, sarà dalla capacità o meno di coinvolgere i propri militanti nella scelta delle candidature che avremo informazioni più chiare sulla volontà reale dei partiti e della politica di invertire la rotta rispetto agli ultimi anni.
Qualcuno si sta muovendo, lo diciamo da subito. Dal gruppo folto, ma mai abbastanza, di dirigenti ed esponenti del del Partito Democratico, a chi nel Popolo della Libertà sta disperatamente cercando di ottenere almeno uno "spazio di consultazione", dopo che la nuova discesa in campo di Berlusconi ha affossato le primarie per la scelta del leader. I democratici stanno addirittura raccogliendo firme, in vista della direzione del 17 dicembre, con una petizione elaborata da Salvatore Vassallo, con un claim che in sostanza resto quello di qualche tempo fa: "L’Italia non merita un altro Parlamento di nominati".
E tecnicamente non sarebbe nemmeno un concetto di parte. Ma una considerazione di buonsenso. Appunto.