Non ce la fanno proprio i parenti di Totò Riina (il boss di Cosa Nostra mancato qualche settimana fa mentre scontava l'ergastolo al 41 bis) a immaginarsi una vita lontana dai riflettori (e dalla sottomissione culturale) delle pessime gesta del padre. Così mentre Salvuccio Riina qualche giorno fa è stato costretto a rinunciare alla libertà vigilata per i troppi contatti con spacciatori e pregiudicati a Padova, dove si era trasferito, oggi si scopre che sua sorella Maria Concetta Riina ha avuto la brillante idea di lanciare una linea di caffè intitolata proprio alla memoria del padre.
“Facciamo questa prevendita per raccogliere ordini e capitale che servono per avviarci, visto che ci hanno sequestrato tutto senza motivo e stiamo praticamente senza… lasciamo stare, ci rifaremo se ci aiutate”, hanno scritto Maria Concetta Riina e il marito Tony Ciavarello (a cui in giorni scorsi sono stati sequestrati beni in un'operazione da 1,5 milioni di euro). E aggiungono: “Facciamo questa prevendita per raccogliere ordini e capitale che servono per avviarci, visto che ci hanno sequestrato tutto senza motivo e stiamo praticamente senza… lasciamo stare, ci rifaremo se ci aiutate. Grazie in anticipo della fiducia, attendiamo numerosi i vostri ordini e poi, il tempo di costituire nuova ditta e vi spediremo quanto pre-ordinato.”
Maria Concetta Riina e il marito Tony Ciavarello vivono da anni a San Pancrazio Salentiano, in provincia di Brindisi, e l'indirizzo dell'abitazione dei due corrisponde alla sede della nascente ditta che proprio con la faccia di Totò Riina pubblicizza le cialde di caffè e l'olio che sarà disponibile a breve. Ciavarello, tra l'altro, sta scontando anche una condanna per truffa ed è da sempre molto attivo sulla propria pagina facebook.
Anche l'altra figlia di Riina, Lucia, negli anni scorsi aveva pubblicizzato la propria attività (dipinge quadri) facendo leva sul nome del padre per la promozione del proprio sito internet. Evidentemente la famiglia Riina non riesce a non utilizzare il "marchio di famiglia" per le proprie attività (sull'iniziativa imprenditoriale del "caffè di Zù Totò" ora indaga la Procura della Repubblica) il che la dice lunga sulla consapevolezza della fascinazione criminale e, soprattutto, sulla mancata presa di distanze dalle gesta del padre.
Che sapore ha la speculazione sulle vittime di mafia? Secondo voi che sapore ha quel caffè? "Una montagna di merda", avrebbe detto Peppino Impastato.